20 NOVEMBRE: IL GIORNO DELLA COSCIENZA NEGRA IN BRASILE e ZUMBI DOS PALMARES
Antonella Rita Roscilli
Il Pelourinho è il cuore palpitante della città di Salvador, capitale dello Stato brasiliano di Bahia.  Riconosciuto dall’Unesco nel 1985 come Patrimonio dell’Umanità, parla con le sue strade di pietra, le sue case, le sue chiese barocche e racconta la storia di Bahia e del suo popolo. Palazzi antichi, monumenti, musica e danza sono il respiro della storia e dell’arte della città con la maggiore influenza della cultura africana che da qui parte e si irradia per tutto il Brasile.

Salvador fu fondata nel 1549 ad opera del portoghese Tomé de Souza, primo governatore generale del Brasile che scelse il luogo dove oggi si trova il Pelourinho per la sua locazione strategica. E’ stata capitale e sede dell’amministrazione coloniale fino al 1763. Viene denominata anche “Roma negra” per l’alto numero delle chiese e per essere la città con più alta popolazione negra fuori dell’Africa. Infatti, dei 2.700.000 abitanti, solamente il 23% sono bianchi. La schiavitù africana in Brasile ebbe inizio nel  secolo XVI. Nell’arco di due secoli, dal Golfo del Benin e dal Sudan giunsero navi cariche di milioni di africani, sradicati dalla loro cultura, che servivano come mano d’opera nella nuova colonia portoghese. Li facevano passare attraverso la “porta dell’oblìo” prima di caricarli sulle navi, affinché dimenticassero la loro identità, ma quel rituale non ebbe alcun significato reale.

Furono molte negli anni le lotte di resistenza e i negri iorubani e nagos custodirono di nascosto e con molta dignità le proprie tradizioni nelle terre della Bahia de Todos os Santos. Avevano religione propria, il Candomblé. Avevano musica propria, la chula, il lundu. Avevano danze proprie, il samba de roda. Avevano culinaria propria che originò la cucina baiana con diversi piatti a base di latte di cocco o olio di dendê.  Eppure la loro storia è stata  negata per molto tempo nei libri didattici e ancora oggi è difficile inserirla nel tessuto sociale brasiliano.

Eppure ci sono grandi personaggi brasiliani di ascendenza africana nella storia brasiliana, nelle arti, nelle lotte di resistenza. Per questo, per riparare ad un torto subìto per secoli, nel 2007 a Salvador venne inaugurata una statua intitolata al più grande eroe della Resistenza Negra in Brasile: Zumbi dos Palmares (1655-1695). Pernambucano di origine africana bantu, fu per 20 anni leader del Quilombo de Palmares (1602-1694), la prima Repubblica democratica brasiliana e principale territorio di Resistenza Negra. La statua rappresenta un atto importante che ri-colloca un eroe al giusto posto nella Storia, ma è anche il riconoscimento di un’epoca e di una comunità finora tagliati fuori dai libri didattici. L’opera bronzea viene posta in Piazza da Sé, cuore del Pelourinho, ove sostituisce il monumento a Tomé de Souza, personaggio indubbiamente importante nella storia di Salvador, ma portoghese e colonizzatore.

Nel 2005 la statua di Tomé de Souza è stata trasferita in un’altra piazza che porta il suo stesso nome creando quindi posto per la grande statua di bronzo  di due metri di altezza raffigurante Zumbi dos Palmares. Il progetto è frutto della lotta di due anni della ONG baiana “A Mulherada” e vide l’appoggio del Ministero della Cultura, la Fondazione Culturale Palmares, la Prefettura municipale e l’Istituto storico e artistico nazionale.

Gli ideatori furono due baiani, Monica Kalile e Lazaro Duarte, rispettivamente presidente-fondatrice e vice presidente della Ong “A Mulherada”. Il 20 novembre 2005 si commemorano 310 anni dalla morte di Zumbi e Lazaro Duarte, un artista plastico da sempre impegnato in lavori sociali, percepisce l’importanza del riconoscimento ufficiale di Zumbi per il Movimento Negro Brasiliano. Da qui nacque  l’idea di un monumento a lui dedicato, considerando anche una nuova legge che istituisce l’obbligo dell’insegnamento delle radici africane nelle scuole pubbliche e private. La Ong “A Mulherada” di Monica Kalile appoggiò l’idea come proponente legale per incentivi finanziari federali e per partecipare alla lotta contro tutte le forme di discriminazione.

Fondata nel 1992 a Salvador, la ONG A Mulherada si dedica alla realizzazione di azioni positive per i diritti delle donne, l’educazione e la cultura della comunità afro-discendente nel mercato del lavoro. Produce poi eventi e attività sociali come seminari, dibattiti, pubblicazione di libri. Dopo questo progetto iniziò a lavorare sulla proposta di installare nel’isola di Itaparica una statua dedicata all’eroina negra Maria Felipa de Oliveira che nel secolo XIX difese l’indipendenza di Bahia nel secolo XIX e, alla testa di 40 donne, incendiò 42 navi degli invasori portoghesi. “Inaugurare il monumento a Zumbi nel Pelourinho è stato come iniziare a raccontare l’altro lato della storia brasiliana in cui il negro non è passivo, ma ha lottato e ha costruito il Paese con le sue mani” dice Monica che, con grande passione e determinazione, ha portato avanti questo sogno e ha organizzato in questi anni una serie di atti pubblici con la partecipazione di Movimenti Negri Baiani per far prendere coscienza alla popolazione e alle autorità pubbliche dell’importanza della statua. Infatti l’esempio di tenacia e dignità di Zumbi continua oggi ad essere vivo in prospettiva politica.

“La schiavitù parve scomparire quando la principessa Isabel firmò l’editto che poneva fine alla parola ‘schiavo’ il 13 maggio 1888, ma” dice Monica Kalile  “il giorno successivo al 13 maggio significò la negazione del regime schiavista e anche la negazione del popolo negro”. Infatti il movimento abolizionista non produsse progetti politici, sociali e economici per coloro che finalmente erano liberi dalla schiavitù. In realtà, dopo il 13 maggio, vi fu un totale abbandono degli afro-discendenti con conseguente esclusione politica, sociale e storica. 

“Zumbi è stato il primo governatore negro in Brasile e la costruzione della statua aiuta a correggere le distorsioni nella rappresentazione storica del Paese” afferma Lazaro Duarte. Dove c’era schiavitù c’era anche resistenza e una delle tipiche caratteristiche della Resistenza Negra nella lotta per la libertà era la fuga e la conseguente aggregazione di schiavi fuggitivi in comunità autonome chiamate Quilombos che arrivavano fino a 10.000 abitanti. A partire dal secolo XVII sorsero  Quilombos in tutto il Brasile.

Venivano fondati in luoghi di difficile accesso e, grazie a questo, alcuni sono giunti fino ai giorni nostri conservando preziose tradizioni ancestrali africane. Il Quilombo era organizzato come un piccolo Stato con leggi e norme che ne regolavano la vita. Oltre ai negri che fuggivano dal terribile olocausto della schiavitù, la popolazione era formata da indigeni, musulmani ed europei esclusi dal progetto coloniale portoghese. Erano considerati come grave minaccia ai progetti del potere colonizzatore e venivano sistematicamente invasi da spedizioni di portoghesi, ma continuarono a sorgere soprattutto nel Nordest. Fra di essi Palmares era noto per la sua organizzazione e resistenza: fu la prima Repubblica Democratica Brasiliana, il più grande nucleo di resistenza negra per estensione e durata visto che durò quasi 100 anni.

Occupava un’area grande quasi come il Portogallo nella zona ad ovest dell’attuale città di Salvador, oggi Stato di Alagoas, all’epoca una capitania dello Stato del Pernambuco. Venne fondato nel 1600 c. e in poco tempo divenne una vera e propria Repubblica organizzata in undici città con 1.500 case e strade spaziose. Rappresentava una struttura alternativa alla società coloniale. La popolazione totale giunse a 30.000 abitanti che rappresentava il 15% della popolazione del Brasile. Le decisioni venivano prese nelle assemblee, si creò una giurisdizione. Si sviluppò l’artigianato, il commercio,  un’agricoltura con coltivazioni non solo di canna da zucchero (l’unica che il colonizzatore portoghese sviluppava), ma di patate,  miglio, legumi e frutta.

Dal 1602 al 1694 per distruggere Palmares vennero fatte diverse spedizioni dai portoghesi e dagli olandesi che avevano invaso il Pernambuco nel 1630.  Durante un’invasione nel 1662 circa,  furono uccisi molti abitanti, alcuni fatti prigionieri. Tra di loro c’era un bambino che fu portato in regalo al padre gesuita Antonio Melo. Il frate lo battezzò con il nome di Francisco e lo educò insegnandogli il portoghese e il latino. Il bambino crebbe trattato come un figlio, ma soffriva nel vedere altri suoi fratelli negri umiliati e uccisi nelle piazze. All’età di 15 anni fuggì e tornò nel luogo ove era nato libero nel 1655. Qui gli venne dato un nuovo nome: Zumbi.

Coraggioso, con capacità di organizzazione e comando, si fece notare subito per la sua destrezza e astuzia nella lotta e all’età di 20 anni era già un grande guerriero e uno stratega militare rispettato. Nel 1678 Pedro de Almeida,  governatore della Capitania di Pernambuco, stanco del lungo conflitto con la Repubblica di Palmares tentò la riappacificazione con i leaders offrendo libertà a tutti gli schiavi fuggitivi a condizione che si sottomettessero alla corona portoghese. Il leader Ganga Zumba voleva accettare, ma Zumbi rifiutò perché ciò avrebbe favorito la continuità del regime di schiavitù. Fu così acclamato nuovo leader e continuò la Resistenza contro l’oppressore portoghese in nome della libertà per il suo popolo.

Le lotte non cessarono e il 6 febbraio 1694 la capitale di Palmares, Macaco, fu distrutta e Zumbi, sepppur ferito,  riuscì a fuggire. Resistette per più di un anno continuando ad attaccare i portoghesi. Tradito da un compagno, venne ucciso nella battaglia del 20 novembre 1695. Fu squartato e la sua testa esposta fino a completa decomposizione nella piazza pubblica di Recife per impaurire gli schiavi e smentire la leggenda secondo cui Zumbi era immortale. La data della sua morte fu adottata dal 1995 per designare il “Giorno della Coscienza Negra”, una giornata che ha un significato speciale per gli afrodiscendenti.

“Dio della guerra”, “Morto Vivo”, “Forza dello spirito presente”: qualunque sia la traduzione del nome Zumbi, il suo significato nella storia del Brasile e nel Movimento Negro è unanime: Zumbi è il maggior simbolo della Resistenza Negra alla schiavitù e della lotta per la libertà. Sono passati secoli, ma il mito  permane e la sua storia è raccontata orgogliosamente dagli abitanti della regione dove il Re Negro lottò e si immolò per la libertà. Questa storia viene finalmente raccontata nei libri didattici, questa storia è  conosciuta anche dai tanti turisti che vanno nella città di Salvador e possono ammirare la statua di Zumbi dos Palmares nella Piazza da Sé.  
 
                                                                                          
Antonella Rita Roscilli è brasilianista e giornalista. Si dedica alla divulgazione di cultura e attualità del Brasile e Paesi dell’Africa lusofona. Laurea in Lingua e Lett. Brasiliana presso “La Sapienza”, Università di Roma. Mestre em Cultura e Sociedade (Facom-Ufba). Biografa della memorialista Zélia Gattai Amado, ha pubblicato le opere Zélia de Euá Rodeada de Estrelas (ed. Casa de Palavras, 2006), Da palavra à imagem em “Anarquistas, graças a Deus” (ed. Edufba/Fapesb, 2011). Ha curato la post-fazione dell’edizione italiana di Un cappello da viaggio (ed. Sperling &Kupfer) di Zélia Gattai. Collaboratrice della "Fundação Casa de Jorge Amado" di Salvador (Bahia). Socia correspondente dell’IGHB ("Instituto Geográfico e Histórico da Bahia"). E' membro corrispondente dell'Academia Baiana de Letras