La Felisquié in Brasile lancia il "Premio Sante Scaldaferri"
Festa Literária Internacional do Sertão de Jequié
Antonella Rita Roscilli
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

In Brasile, nella città baiana di Jequié, si terrà dal 21 al 23 ottobre la IX edizione della Felisquié (Festa Letteraria Internazionale del Sertão de Jequié). Curata dallo scrittore Domingos Ailton, il tema di quest'anno sarà "Relazioni Culturali tra Italiani e Baiani". L'evento celebrerà il contributo degli italiani alla formazione di Jequié e renderà un omaggio speciale alla memoria degli italiani e dei loro discendenti che hanno contribuito allo sviluppo culturale della città di Jequié, di Bahia e del Brasile. L'intero programma, in realtà, sarà dedicato alla riflessione sul loro apporto alla formazione socio-culturale di Jequié e di Bahia, Tra gli omaggiati c'è l'artista plastico Sante Scaldaferri, figlio di italiani di Trecchina e nipote di emigranti che partirono dal paesino di Trecchina (Basilicata) e vissero a Jequié. Sante Scaldaferri (1928-2016) è stato pittore, incisore, attore, scenografo e professore. È una delle figure più importanti dell'arte baiana e brasiliana, con partecipazioni a biennali in Brasile e all’estero, e riconoscimenti nazionali e internazionali. Alcune sue opere si trovano anche in Italia. Fu membro del movimento del Cinêma Novo insieme al regista Glauber Rocha. Egli fu sempre un appassionato promotore della città di Jequié.
 
Il comune di Jequié, attraverso l'Assessorato alla Cultura e al Turismo, e il Comitato Organizzatore della IX edizione del Festival, il 25 luglio scorso ha aperto le iscrizioni per il Premio intitolato a Scaldaferri. L'iniziativa premierà tre artisti della città di Jequié, che realizzeranno interventi artistici con dipinti ispirati agli edifici storici costruiti dagli immigrati italiani nel comune. Le opere dovranno rappresentare su pannelli artistici, Casa Confiança, l'Edificio Grillo e la Fazenda Provisão, in spazi pubblici designati dall'Assessorato alla Cultura e al Turismo.
 
Ricordiamo che il mondo artistico di Sante Scaldaferri è il risultato di un vasto accumulo di conoscenze teoriche e di una vasta esperienza personale nel Nordest del Brasile. Ha attraversato diverse fasi artistiche e, dal 1957 in poi utilizzò anche l'ex voto come segno-simbolo nei suoi dipinti, in una trasfigurazione estetica, contribuendo così all'identità culturale brasiliana ed esprimendo al contempo il proprio universo e quello nordestino brasiliano. Nella fase pop del suo Neo-Espressionismo Antropomorfico, oltre ad inserire  ex-voto originali, utilizzava anche oggetti artigianali del Nordest. Negli ultimi anni di vita lavorò molto con l’arte digitale.
                                         
                                          Sante Scaldaferri. Opera "O monge"" Foto di Dadà Jaques-2012
Lo scrittore e poeta baiano Florisvaldo Mattos lo ha definito un artista transvanguardista ed ha affermato: "Io stesso, quando mi imbattevo nei suoi dipinti con vaqueiros cangaceiros dalle profonde e ampie occhiaie, nelle sue mandrie di bovini e nei suoi beati – segni che definirei color-Nordest, con quei verdi intensi, rossi, ocra e seppia – ricreati e trattati con umanità su tela o legno, li ho tradotti in creazione poetica come 'luccichio campestre' di un universo patriarcale che imprigionava il tempo e coglieva 'la rosa luminosa' nella 'nudità dell'incontemplato'. Fu proprio questa fissazione predominante sulla figura umana, ora costruita con elementi di deformazione, scomposizione e disarticolazione, secondo il critico d’arte José Roberto Teixeira Leite, "con evidenti intenzioni espressive", a rappresentare un balzo in avanti nell'arte di Sante Scaldaferri". Sebbene abbia confessato, più di una volta, in dichiarazioni e interviste alla stampa, di aver evitato l'affiliazione a scuole o correnti pittoriche, non c'è dubbio che la spinta e la spontaneità con cui Scaldaferri abbracciò l'arte moderna fin da giovane, liberandosi dalle catene delle prescrizioni accademiche, lo abbiano portato a scoprire il fecondo cammino della cultura popolare. Oltre a testimoniare "un modo unico di organizzare l'universo visivo", allo stesso tempo carico di significato, il poeta e scrittore Ferreira Gullar vede i personaggi di Scaldaferri come "emergenti da un'iconografia che la cultura urbana soggioga ed emargina"; contrari al bello, al raffinato e al trascendente, essi puntano verso il basso, verso il popolare, che, nell'opera dell'artista, "si identifica con la bruttezza e la ruvidezza delle figure e delle scene". Parole usate anche dallo scrittore italiano Umberto Eco, riferendosi all'opera del suo amico Sante Scaldaferri. “La tematica di Sante è stata sempre la cultura popolare del Nordest. Nei suoi dipinti si incontra il cangaceiro[i], il vaqueiro[ii] e tutte le altre figure tipiche del Nordest. E lui si ispirò molto negli ex-voto, più di ogni altra cosa", ha spiegato Cícero Bathomarco, amico e regista del Documentário "Sante Scaldaferri" che sarà proiettato durante la Felisquié. Quanto alla forma, questa era plurale: "Non aveva nessun preconcetto stilistico. Si esprimeva con una pittura essenziale, una dichiarazione sulla natura umana" ha dichiarato l'artista plastico Juarez Paraíso
 
Tornando al Premio Sante Scaldaferri della Felisquié, proprio per guidare la creazione delle opere, saranno disponibili sul sito web del Municipio di Jequié le immagini di riferimento dei tre edifici sopra menzionati. Casa Confiança è stato il primo esercizio commerciale formalmente inaugurato a Jequié; l'Edificio Grillo, un imponente edificio a due piani, è un simbolo delle origini urbane della città; e la Fazenda Provisão fu responsabile dell'introduzione dei primi bovini di razza e dell'organizzazione delle prime esposizioni agricole del comune.

Il  Festival Felisquié presentato alla ALB-Academia de Letras da Bahia 
Il Festival è stata presentato in anteprima il 29 luglio alla ALB-Accademia di Lettere di Bahia, a Salvador, nel quartiere di Nazaré. Ha ospitato un dibattito letterario moderato dal giornalista e scrittore Eliéser César, con i seguenti argomenti e relatori: "Il patrimonio culturale dell'Italia a Bahia" - Eduardo Sarno; "L'esperienza di Sersendo, come uno dei dettami della coscienza, in Italia" - Maribel Barreto; "L'unione Brasile-Italia attraverso l'arte, la cultura e la letteratura" - Simone Adivincula; "Le relazioni culturali tra italiani e baiani" - Domingos Ailton.
                                           
In apertura dell'evento e dando il benvenuto ai partecipanti, il presidente dell'Accademia delle Lettere di Bahia, Aleilton Fonseca, ha sottolineato la storia del Felisquié come uno dei festival letterari più importanti di Bahia, che riunisce scrittori e altre personalità culturali provenienti da Bahia, da altri stati brasiliani e dall'estero.

Il curatore della Felisquié è lo scrittore Domingos Ailton. Assessore alla Cultura e Turismo di Jequié e uno dei fondatori dell' Accademia di Lettere della città, ha affermato che la tematica di questa edizione risiede nelle relazioni culturali tra italiani e baiani, poiché non si è trattato solo di attività economiche, ma anche di uno scambio di conoscenze tra immigrati e popolazione locale. Ha sottolineato che Carlos Marotta, quando da Trecchina giunse a Jequié, all'età di 14 anni, possedeva un patrimonio intellettuale che trasmise a chi lì già viveva, oltre ad acquisire conoscenze sulla cultura popolare delle foreste e del sertão di Jequié. Rispondendo a una domanda del pubblico, Ailton ritiene che gli italiani abbiano scelto Jequié perché la consideravano un'area  geograficamente ben posizionata, contemporaneamente ai margini della foresta e all'imbocco del sertão, che vantava una ricca biodiversità formata dalla Foresta Atlantica, dalla Caatinga e dalla Mata de Cipó, nonché un avamposto commerciale, che fungeva da luogo di sosta per allevatori, mandriani e venditori ambulanti.

Il ricercatore Eduardo Sarno, discendente di italiani di Trecchina, studioso dell'emigrazione italiana e custode di una collezione sull'argomento, ha affermato: "Gli immigrati italiani erano imprenditori e incoraggiarono la popolazione locale a piantare prodotti agricoli come cacao, caffè e tabacco, che non venivano coltivati ​​in regioni come Poções e Jequié. A differenza di Salvador, dove gli italiani vivevano dispersi, nell'entroterra di Bahia erano riuniti in una colonia e tra loro esisteva una rete di solidarietà”.
Ricordiamo che la Felisquié è coordinata dal Comitato Organizzatore e dall'Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Jequié, in collaborazione con SESC, UESB, ACJ e NTE 22.
https://felisquie.com.br/

 
 



[i] Faceva parte di un gruppo armato di banditi che operava nel Nordest del Brasile, nel Sertão, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, periodo caratterizzato da miseria, ingiustizia sociale e assenza dello stato. I cangaceiros erano noti per i loro attacchi a fazendas e saccheggi, ma erano anche visti da alcuni come una forma di resistenza sociale contro l'oppressione dei latifondisti (coronéis). N.d.T.

[ii] Il vaccaro è una figura chiave della cultura del Nord-est brasiliano. Esiste fin dal XVI secolo. Si occupa del bestiame e lavora nellla caatinga (savana del Nord-est), ma la sua identità è legata a un modo di vivere che valorizza la resistenza, la pazienza, la conoscenza del territorio ed anche un tipo di arte. Fa parte della civiltà sertaneja e include il cappello di cuoio, gli abiti di cuoio, oggetti di cuoio, i canti, la cucina e tecniche di medicina. N.d.T.
 
 
 

 
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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

"Prêmio Sante Scaldaferri" na Felisquié (Festa Literária Internacional do Sertão de Jequié-Bahia-Brasil)
por
Antonella Rita Roscilli


                                                               
 
No Brasil, na cidade baiana de Jequié, no período de 21 a 23 de outubro acontecerà a IX edição da Felisquié (Festa Literária Internacional do Sertão de Jequié), com curadoria do escritor Domingos Ailton. Este ano terá como tema principal “As relações culturais entre italianos e baianos” e celebrará a contribuição dos italianos na formação de Jequié prestando uma  homenagem especial à memória dos italianos e seus descendentes que contribuíram para o desenvolvimento cultural da cidade de Jequié, da Bahia e do Brasil.

A programação toda será dedicada a refletir sobre a contribuição deles na  formação social e cultural de Jequié e da Bahia, celebrando trajetórias que ajudaram a consolidar a identidade da região. Entre os homenageados destaca-se o artista plástico Sante Scaldaferri, filho de italianos da cidadezinha de Trecchina (Basilicata), e sobrinho de imigrantes de Trecchina, que viveram em Jequié.
 
A Prefeitura de Jequié, através da Secretaria de Cultura e Turismo, e a Comissão Organizadora do Festival, abriu em 25 de julho passado as inscrições para o Prêmio Sante Scaldaferri. A iniciativa premiará três artistas plásticos jequienses, que irão realizar intervenções artísticas com pinturas inspiradas em edificações históricas construídas por imigrantes italianos no município. Os trabalhos deverão retratar, em painéis artísticos, a Casa Confiança, o Edifício Grillo e a Fazenda Provisão, em espaços públicos definidos pela Secretaria de Cultura e Turismo.
 
Sante Scaldaferri (1928-2016) è um dos nomes mais relevantes da arte baiana e brasileira. Foi pintor, gravurista, ator, cenógrafo, professor, foi assistente de Anatomia Artística e um dos primeiros na Bahia a trabalhar como professor em Arte/Educação. Participou de bienais e exposições nacionais e internacionais, com reconhecimentos nacionais e internacionais, tendo integrado o movimento do Cinêma Novo ao lado do cineasta Glauber Rocha. Foi também um entusiasta divulgador da cidade de Jequié. Seu universo é fruto de um grande acúmulo de conhecimentos teóricos e de muita vivência pessoal nas fontes do Nordeste do Brasil. Viveu várias fases artísticas e desde 1957 usou em sua pintura também o ex-voto como signo-símbolo, numa transfiguração estética, dando assim uma contribuição à identidade cultural brasileira, expressando ao mesmo tempo o seu próprio universo e o do Nordeste. “Na fase Pop dentro do Neo-Expressionismo Antropomórfico, além de acoplar ao suporte ex-votos originais, também acoplei um ou mais de meus trabalhos de dimensões menores, além de objetos artesanais do Nordeste” afirmou Scaldaferri em uma entrevista.
Nos últimos anos de vida trabalhou muito com arte digital. 
                                         
                                           
Sante Scaldaferri. Opera "O monge"" Foto di Dadà Jaques-2012
O escritor e poeta baiano Florisvaldo Mattos o definiu um transvanguardista e afirmou: “Eu próprio, ao deparar-me com seus vaqueiros e cangaceiros de fundas e vastas olheiras, seus rebanhos de bois e beatos - signos que chamaria de cor-Nordeste, projetando intensos verdes, vermelho, ocre e sépia -, recriados e tratados com humanidade sobre tela ou madeira, tomei-os em lavra poética como "cintilação campestre" de um universo patriarcal, que aprisionava o tempo e colhia "a rosa alvaçã", na "pelagem do incontemplado". Foi justamente esta predominante fixação na figura humana, já agora construída com elementos de deformação, decomposição e desarticulação, segundo o critico de arte José Roberto Teixeira Leite, "com evidentes intenções expressivas", que irá representar um salto na arte de Sante Scaldaferri. Embora confesse, por mais de uma vez, em depoimentos e entrevistas à imprensa, ter evitado vincular-se a escolas ou correntes pictóricas, não resta dúvida de que o impulso e a espontaneidade com que desde jovem abraçou a arte moderna, livrando-se das peias do receituário acadêmico, levaram-no a descobrir a fecunda trilha da cultura popular. Além de atestar "um modo próprio de organizar o universo visual", a um mesmo tempo carregado de significações, Ferreira Gullar encara os personagens de Scaldaferri, como "saídos de uma iconografia que a cultura urbana submete e marginaliza"; contrariamente ao belo, refinado e transcendente, apontam para baixo, para o popular, que, na obra do artista, "se identifica com a feiúra e a rudeza das figuras e das cenas". Palavras que utilizou também o escritor italiano Umberto Eco, a propósito da obra do seu amigo Sante. “A temática de Sante sempre foi a cultura popular do Nordeste. Nos quadros dele você encontrava o cangaceiro, o vaqueiro e todos os tipos do Nordeste. E ele se inspirou muito nos ex-votos, mais do que qualquer outra coisa”, explicou Cícero Bathomarco, amigo e diretor do Documentário "Sante Scaldaferri" que serà exibido durante a Felisquié. Mas, quanto à forma, era plural. “Ele não tinha nenhum preconceito estilístico. Se expressava em uma pintura despojada, um depoimento sobre a natureza humana" conforme o artista plástico Juarez Paraíso
 
Voltando agora ao Premio Scaldaferri da Felisquié, para orientar a criação das obras, serão disponibilizadas no site da Prefeitura de Jequié imagens de referência de três imóveis: a Casa Confiança foi o primeiro estabelecimento comercial formalmente instalado em Jequié; o Edifício Grillo, imponente sobrado, é símbolo da origem urbana da cidade; e a Fazenda Provisão foi responsável pela introdução dos primeiros exemplares de gado de raça e pela realização das primeiras exposições agropecuárias do município
 
 
Lançamento da Felisquié na ALB-Academia de Letras da Bahia
Em 29 de julho a Festa Literária foi lançada em Salvador na ALB-Academia de Letras da Bahia, no bairro de Nazaré e teve uma mesa literária mediada pelo jornalista e escritor Eliéser César com os seguintes temas e palestrantes: “A herança cultural da Itália na Bahia – Eduardo Sarno; “A experiência do Sersendo, como um dos Ditames da Consciência, na Itália” -Maribel Barreto; ” A União Brasil Itália através das Artes, da Cultura e da Literatura -Simone Adivincula; “As relações culturais entre os italianos e baianos” – Domingos Ailton.
                                         
Ao abrir o evento, dando boas vindas aos participantes, o presidente da Academia de Letras da Bahia, Aleilton Fonseca, destacou a história da Felisquié como um das mais importantes festas literárias da Bahia, que reúne escritores e outros fazedores da Cultura da Bahia, de outras estados brasileiros e do exterior.

O curador da Felisquié è o escritor Domingos Ailton, Secret
ário da Cultura e Turismo de Jequié e um dos fundadores da Academia de Letras da cidade. Ele afirmou que o tema da Felisquié são as relações culturais entre italianos e baianos porque não houve apenas ações econômicas, mas troca de saberes entre os imigrantes e a população local, destacando que Carlos Marotta quando chegou a Jequié ainda adolescente de 14 anos tinha conhecimento intelectual e transmitiu para os nativos, como também deve ter adquirido saberes da cultura popular das matas e do sertão de Jequié. Respondendo a uma pergunta do público, Ailton acredita que italianos escolheram Jequié para viver porque viram o local como região geograficamente bem localizada, sendo ao mesmo tempo borda da mata e boca do sertão, contando com uma rica biodiversidade formada pela Mata Atlântica, Caatinga e Mata de Cipó e entreposto comercial, sendo pouso para boiadeiros, tropeiros e mascates.

“Os emigrantes italianos foram empreendedores e incentivadores da população local para o plantio de produtos agrícolas como cacau, café e fumo, que não eram cultivados em regiões como Poções e Jequié. Ao contrário de Salvador em que os italianos viviam dispersos, no interior baiano estavam reunidos em colônia e havia uma rede de solidariedade entre eles” destacou o pesquisador Eduardo Sarno, descendente de italianos de Trecchina, estudioso da emigração italiana e guardião de um acervo sobre o tema.

Destacamos que a Felisquié é coordenada pela Comissão Organizadora e Secretaria de Cultura e Turismo da Prefeitura de Jequié em parceria com o SESC, UESB, ACJ e NTE 22.
https://felisquie.com.br/