Nel 133° Anniversario della morte di D. Teresa Cristina di Borbone, imperatrice del Brasile
Antonella Rita Roscilli
Imperatrice D. Teresa Cristina di Borbone.1872- ©Biblioteca Nacional Rio de Janeiro -Brasil
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

                                                                                                                                                                                                                                                                                         News Sarapegbe 28 dicembre 2022

Era il 28 dicembre 1889 e in un albergo della città di Porto, in Portogallo, moriva esule la terza e ultima Imperatrice del Brasile, consorte dell'Imperatore D. Pedro II.  Aveva 67 anni. Non era stata solo la “Madre dei Brasiliani”, ma molto di più. Era giovanissima quando lasciò il Palazzo Reale, la sua amata città di Napoli, il Regno delle Due Sicilie, la sua famiglia e le sue tradizioni, ma amò profondamente quel paese tropicale che l’ accolse oltreoceano. Dovette adattarsi ad un’altra vita, ma fu attiva in vari settori, ben consapevole dei suoi doveri che richiedevano equilibrio e dedizione completa. L’educazione reale che le era stata impartita a Napoli l’aveva preparata agli alti compiti che doveva avere una imperatrice. 
 
D. Teresa Cristina, principessa delle Due Sicilie era nata il 14 marzo 1822, figlia di Francesco I, re delle Due Sicilie e di Maria Isabella, infanta di Spagna. Quel giovedì 14 Marzo Don Francesco di Tocco, príncipe de Montemiletto e Sindaco di Napoli registrò la sua nascita alle quattro e un quarto del mattino. Fu battezzata col nome di Teresa Cristina Maria Giuseppa Gaspare Baldassarre Melchiorre Gennara Rosalia Lucia Francesca d’Assisi Elisabetta Francesca di Paola Donata Bonova Andrea d’Avellino Rita Luitgarda Geltruda Vincenzia Taddea Spiridione Rocca Matilde. La sua madrina di battesimo fu la zia paterna Maria Cristina, regina di Sardegna come sposa del re Carlo Felice di Savoia. Teresa Cristina aveva un carattere tranquillo e riservato.
 
Essendo figlia di re, Teresa Cristina di Borbone ricevette una educazione molto rigida da Mons. Agostino Olivieri, che era stato precettore anche del penultimo Re delle Due Sicilie. La futura imperatrice del Brasile studò varie lingue, in primis il francese che in quell'epoca era la lingua con cui comunicavano fra loro i nobili, e poi studiò cultura classica, storia, belle arti, musica e archeologia. Crebbe così il gusto per la bellezza artistica  e culturale di colei che nel tempo avrebbe rappresentato un forte anello di congiunzione tra Italia e Brasile. Nel 1843 sposò per procura Don Pedro II (1825-1891), Imperatore del Brasile. Tra i due c’era un rapporto di parentela: la madre di Teresa Cristina, Maria Isabella di Borbone, era zia di Don Pedro I, padre del futuro sposo, ed il padre, Francesco I di Borbone, zio della madre di don Pedro, Maria Leopoldina d’Asburgo Lorena. Perciò per il matrimonio fu necessario chiedere una dispensa al Papa Gregorio XVI. I due fidanzati si scrivevano lettere in francese, unica lingua che all'epoca i nobili usavano per comunicare. Il contratto di matrimonio fu firmato a Vienna il 20 maggio 1842.
 
Il 22 maggio 1843 approdò nel porto di Napoli una flotta brasiliana al comando dell'ammiraglio Teodoro de Beaurepaire, composta dalla fregata Constituição e dalle corvette Euterpe e Dois de Julho. Il matrimonio fu celebrato il 30 maggio 1843 a Napoli nella Cappella Palatina alla presenza del consigliere brasiliano José Alexandre Carneiro Leão, futuro Visconte di São Salvador de Campos e ambasciatore straordinario dell'Imperatore, con il compito di ricevere in suo nome la principessa per condurla in Brasile. D. Pedro II era rappresentato dal Principe Leopoldo di Borbone-Due Sicilie, conte di Siracusa e fratello di Teresa Cristina. La sposa, dal ministro degli esteri napoletano Fulco Giordano Antonio Ruffo di Calabria, Principe di Scilla.  A ufficializzare l'atto di matrimonio fu Nazario Sanfelice, Duca di Bagnoli, Sindaco di Napoli, ufficiale di Stato Civile designato da Sua Maestà per la Real Casa.
 
Seguì un ballo e festa a Palazzo Reale. Il  2 luglio 1843 Teresa Cristina iniziò il viaggio che l'avrebbe condotta in Brasile. I giornali dell'epoca, incluso il Giornale del Regno delle Due Sicilia, diedero rilievo al matrimonio e vennero pubblicate varie poesie in omaggio a Teresa Cristina. Una di queste è "Ode" del poeta Ulisse Raffaele che scrisse: Parti e ti sian propizi / Il cielo, i venti e l'onde / Ti veggan salva e incolume / le americane sponde / Che in noi di te l'immagine / Tua viva rimembranza / Né tempo o lontananza/Mai cancellar potrà. Per passione e per dono di dote, l’Imperatrice Teresa Cristina trasportò con sé oltre 1000 libri ed una raccolta di carte geografiche e mappe topografiche inerenti il mondo intero. L’arrivo a Rio de Janeiro avvenne all’alba del 3 settembre. D. Pedro II era un filosofo, amante della letteratura, delle arti, delle scienze e fu sempre al centro dell’attenzione di storici e studiosi. Sua moglie nella storiografia ufficiale brasiliana appare spesso relegata come “Imperatrice invisibile”, che rientrava nell’immagine stereotipata di una donna di limitata cultura, silenziosa, che compensava la mancanza di bellezza fisica con la bontà e le virtù del cuore.
 
Eppure la biografia di Teresa Cristina riserva molte sorprese. Infatti, era una donna dal carattere forte e generoso, seppe rispettare, seppur in mezzo a tanti dolori e lutti, il suo ruolo di imperatrice e di consorte rimanendo sempre fedele al marito. Al di fuori delle visite ufficiali considerava  inutili e fastidiosi tutti gli sfarzi e le etichette di corte. Non indossava gioielli e abiti ricchi quando non era necessario e parlava in modo informale e amichevole a tutti i servitori di corte. Allo stesso tempo seguiva sempre con attenzione le attività di don Pedro II, svolgendo spesso il ruolo di fidata consigliera del marito. Amava il Brasile, ma mai si distanziò con il pensiero dalla terra natia e continuò sempre a scrivere lettere al fratello, D.  Ferdinando II, Re del Regno delle Due Sicile. A partire dal 1846 gli propose un intercambio di elevato valore culturale. Oggetti provenienti da Pompei, Ercolano, dell'antica civiltà etrusca attraversarono l'oceano. In compenso, differenti manufatti e utensili dei popoli indigeni brasiliani andarono a incrementare la già ricche collezioni del Real Museo Borbonico (attuale Museo Nazionale di Napoli), del Museo Pigorini di Roma e del Museo civico di Modena.
 
L’artigianato indigeno mostrò all’Europa alcuni aspetti di una civiltà lontana che poteva stimolare la creatività del vecchio continente. In Brasile gli oggetti provenienti dall’Italia piantarono le sementi della tradizione classica. L'Imperatrice Teresa Cristina di Borbone  si dedicò alla diffusione della musica in Brasile e in breve l’uso del pianoforte si diffuse molto. Nel giro di poco tempo, il Brasile, in via di costruzione, acquisì gli elementi della tradizione musicale italiana. Ricordiamo poi l’influenza che Teresa Cristina ebbe, ad esempio, sulla carriera di Carlos Gomes (1839 – 1896). Il musicista, grande ammiratore di Verdi, presentò una sua opera alla Scala di Milano, suscitando vasti consensi. Gli studi di Carlos Gomes furono finanziati dalla cassa privata di D. Pedro II che amava la lirica come l’amava D. Teresa Cristina che insisté affinché Gomes andasse a studiare in Italia, anziché in Germania. L’ operato  di D. Teresa Cristina  influenzò in modo significativo anche la composizione dei flussi migratori e si occupò della salute pubblica degli emigranti. Grazie a lei si creò un humus che avrebbe visto la formazione della più grande colonia di emigranti italiani all’estero.
 
In vari scritti dell’epoca la Baia di Guanabara di Rio viene paragonata al Golfo partenopeo e divenne meta prediletta di molti sudditi del Regno delle Due Sicilie. Così la radice italiana si sparse in tutti gli strati sociali del tessuto urbano carioca, fornendo al nuovo Stato altri modelli per il suo sviluppo. La sua presenza favorì anche gli scambi economici e culturali fra Napoli e il Sud America: intellettuali, impresari e anche semplici turisti partirono dal Regno delle Due Sicilie verso le città del Nuovo Continente. Soprattutto a Rio de Janeiro si creò una piccola colonia napoletana. L’imperatrice conquistò la fiducia del marito e passò a collaborare anche nelle decisioni dello stato. Facilitò l'arrivo da oltreoceano di medici italiani, ingegneri, professori, farmacisti che volessero lavorare per la corte brasiliana. Nelle nostre ricerche incontriamo nomi e opere di artisti e personalità italiane: i napolitani Domenico e Cesare Farani, il pittore Alessandro Ciccarelli, Nicola Antonio Facchinetti di Treviso. Grazie a lei in Brasile si fecero progressi immensi nel campo dell’istruzione pubblica, con l’istituzione della scuola dell’obbligo, e nel campo della sanità, con i primi presidi sanitari sviluppati sul modello degli ospedali napoletani. Finanziò in prima persona numerose opere pubbliche per migliorare la vita di tante  piccole città dell'interno e pose le basi per una vera e propria rivoluzione culturale in Sud America, essendo contraria alla schiavitù. L' Imperatrice volle appoggiare personalmente la fondazione della prima società di beneficienza italiana all'estero, per aiutare i più bisognosi, gli emigranti. Si chiamò "Società Italiana di Beneficenza e Mutuo Soccorso" e fu creata il 17 dicembre 1854. Furono tanti i viaggi che la coppia imperiale intraprese, a partire dal 1845,  prima nel vasto territorio dell’impero brasiliano, poi in paesi come Egitto, Palestina, Stati Uniti d’America, Inghilterra, Scozia, Irlanda e Italia e altri. D. Teresa Cristina si rivelò una donna forte e dignitosa, ma nel corso degli anni visse  lutti enormi.
 
Dal matrimonio tra D. Pedro II e Teresa Cristina erano nati 4 figli, ma la sorte non fu benigna con la coppia imperiale.  Persero il primo figlio ed erede al trono Alfonso di Braganza a soli due anni di età (1845-1847),  nel 1850 morì un altro figlio, Pietro di Braganza, nato nel 1848. Alcuni anni dopo l'imperatrice perse anche il suo amatissimo fratello, re don Ferdinando II che morì il 22 maggio 1859 nella Reggia di Caserta. Inoltre, assistette impotente alla caduta del Regno delle Due Sicilie e alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1861. Nel 1871 persero Leopoldina, seconda figlia, che morì fra atroci sofferenze a causa del tifo a soli 24 anni. D. Pedro II, preoccupato per la salute sempre più cagionevole della moglie, pensò di portarla in Europa, partendo dal Portogallo per poi arrivare in Italia e mostrarle la sua amata Napoli che Teresa non vedeva da tanti anni. Per D. Teresa Cristina il ritorno a Napoli fu tristissimo perchè la sua città di nascita era stata ridotta da capitale di un grande regno a provincia: "Non so descrivere l’impressione che ho provato nel rivedere, dopo ventotto anni, la mia patria e non trovare più le persone che amavo", annotò nei suoi diari scritti tra il 1854 ed il 1887. 
 
I Savoia avevano spodestato i Borbone ed erano a capo del Regno d'Italia, proclamato nel 1861. Teresa Cristina, anche se lontana, soffrì molto per tutto ciò tanto che, di nuovo a Roma, nel 1877, si rifiutò di andare al ballo della principessa Margherita di Savoia al Quirinale, al quale erano stati invitati, come mostrato da un biglietto scritto da Adelaide Ristori a D. Pedro II in data 10 Febbraio 1877.  Di fatto l'Imperatore arrivò a Roma in treno alle nove ed alle dieci in punto si presentò al ballo della Principessa Margherita al Quirinale. L'Imperatrice Teresa Cristina si ritirò in albergo. Nel 1888 erano a Milano quando la loro figlia, la principessa Isabel promulgò la Lei Aurea. La nota rivista "Illustrazione Italiana" in quella occasione scrisse: "È la terza volta che visitano l'Europa; (...). L'imperatrice, colta, appassionata per l'arte, meridionale nell'anima, espansiva, affabile e buona, è la sua migliore compagna in tutti i suoi viaggi. (...) L'imperatore ama l'Italia e i suoi uomini celebri, parla squisitamente l'italiano, ha tradotto il Cinque maggio del Manzoni (...) ed ha una viva e vecchia amicizia per Cesare Cantù. Testè a Bologna volle assistere, come scolaro ad una lezione di Giosuè Carducci". D. Pedro II era amante, tra le altre, di lettere italiane e adorava Dante Alighieri, tanto che tradusse il XXXIII Canto dell'Inferno della Divina Commedia in portoghese.
 
Il conte Afonso Celso racconta che, appena avuta la notizia della morte della imperatrice, insieme al padre, il visconte di Ouro Preto anch'egli esiliato, andarono da lui. Lo trovarono profondamente abbattuto con in mano una edizione recente della Divina Commedia. Don Pedro non parlò della moglie e si limitò a indicare la camera mortuaria. Quando il figlio del visconte rientrò nella stanza per prendere il cappello vide questa scena: "nascondendosi il volto con le mani magre e pallide, l' Imperatore piangeva, le lagrime gli scorrevano fra le dita, scivolando lungo la barba bianca e cadevano sulle strofe di Dante". (J. M. de Carvalho. D. Pedro II, p. 234). Nel suo diario in quello stesso giorno scrisse: "Nessuno può immaginare la mia afflizione. Riesco solo a piangere la felicità perduta, dopo 46 anni passati insieme. nella mia vita si è aperto un vuoto incolmabile. Solo lo studio potrà consolare il mio dolore".
 
Parole di stima e di amore per D. Teresa Cristina, la principessa di Borbone che per lui aveva attraversato l'oceano unendo due regni, e che in un lontano 17 agosto dell'anno 1843, ancora a bordo della nave, in pieno oceano Atlantico, così gli scriveva: Mon très cher cousin et époux, je prie votre Majesté de croire à mon bien sincère attachement. Votre affectioné cousine et épouse Thérèse (Mio carissimo cugino e marito, chiedo a Vostra Maestà di credere nel mio sincero attaccamento. Tua affettuosa cugina e moglie Thérèse).  Lei e D. Pedro II avevano dovuto abbandonare il Brasile dopo il 15 novembre 1889, quando la borghesia e i fazendeiros proclamarono la Repubblica. Alla famiglia imperiale i congiurati dettero 24 ore di tempo per lasciare il Paese.
 
A dimostrazione del legame e stima per la moglie, l' Imperatore compì un gesto che dovrebbe essere sufficiente a cancellare qualsiasi eventuale pregiudizio sulle doti intellettuali dell'imperatrice. Infatti incaricò il suo procuratore, José da Silva Costa, di procedere alla donazione al popolo brasiliano di ciò che era appartenuto alla imperatrice: libri, documenti, fotografie, oggetti personali, preziose partiture musicali italiane, esigendo che a tale raccolta fosse dato il nome di "Collezione Teresa Cristina". Ricca di circa 50.000 elementi, fra cui una vasta sezione fotografica, la Collezione è divisa attualmente tra la Biblioteca Nacional e l’Instituto Histórico e Geográfico Brasileiro. Altro si incontra nel Museu Imperial de Petrópolis. Ma tornando a quell’inverno del 1889, vogliamo ricordare le ultime parole pronunciate da D. Teresa Cristina di Borbone prima di morire: “Non muoio di malattia, ma di dolore e di tristezza" dimostrando l’amore che sempre aveva nutrito per il paese tropicale.  E il giorno 29 sul quotidiano francese “Le Figaro” venne scritto: “L’Europa ricorderà con rispetto questa Imperatrice morta senza trono, e della sua morte si dirà che è stato l’unico dispiacere dato al marito in quarantasei anni di matrimonio”.

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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

133° Aniversário de morte de D. Teresa Cristina de Bourbon, Imperatriz do Brasil
por
Antonella Rita Roscilli
 



                                                                   

                 A Imperatriz  D. Teresa Cristina de Borbone - 1872- ©Biblioteca Nacional Rio de Janeiro -Brasil
            
                                                                                                        News Sarapegbe, 28 dicembre 2022

Era o dia 28 de dezembro de 1889 e em um hotel da cidade do Porto, no Portugal, aos 67 anos de idade, faleceu no exílio a terceira e última Imperatriz do Brasil, consorte do Imperador D. Pedro II.  Ela não foi apenas a “Mãe dos Brasileiros”, mas foi muito mais. Ainda jovem, deixou o Palazzo Reale da sua amada cidade de Nápoles, no Reino das Duas Sicílias. Deixou para sempre sua família, suas tradições e embarcou em um navio. Amou profundamente aquele país tropical que a acolheu além do oceano Atlântico. Teve que se adaptar a outra vida, a outro clima, mas foi sempre muito  ativa em vários setores, bem ciente de seus deveres que exigiam equilíbrio e total dedicação.

A educação real que recebera em Nápoles a preparara para os elevados deveres que um soberano deve respeitar. D. Teresa Cristina, princesa das Duas Sicílias nasceu em 14 de março de 1822, filha de Francesco I, rei das Duas Sicílias e de Maria Isabella, infanta da Espanha. Naquela quinta-feira, 14 de março, padre Francesco di Tocco, príncipe de Montemiletto e prefeito de Nápoles registrou seu nascimento às quatro e quinze da manhã. Foi batizada com o nome de Teresa Cristina Maria Giuseppa Gaspare Baldassarre Melchiorre Gennara Francesca da Paola Donata Bonosa Andrea d'Avellino Rita Luitgarda Geltruda Venanzia Taddea Spiridione Rocca Matilde. Sua madrinha batismal foi a tia paterna Maria Cristina, Rainha da Sardenha como esposa do Rei Carlo Felice de Sabóia. Teresa Cristina era tranqüila, reservada e generosa.
 
Para sua educação, foi reservada a atenção digna de uma princesa real que um dia poderia ascender ao trono de outro país. Filha de um rei, Teresa Cristina de Bourbon recebeu uma educação muito rigorosa de Dom Agostino Olivieri, que também fora tutor do penúltimo Rei das Duas Sicílias. A futura Imperatriz do Brasil estudou várias línguas, principalmente o francês, que naquela época era a língua com a qual os nobres se comunicavam, e depois estudou cultura clássica, história, artes plásticas, música e arqueologia. Cresceu assim o gosto pela beleza artística e cultural nesta mulher itálica que representaria um forte elo entre a Itália e o Brasil.
 
Em 1843 ela se casou por procuração com D. Pedro II (1825-1891), Imperador do Brasil.  Entre os dois existia uma relação familiar: a mãe de Teresa Cristina, Maria Isabella di Borbone, era tia de D. Pedro I, pai do futuro marido, e o pai, Francesco I di Bourbon, era tio da mãe de D. Pedro, Maria Leopoldina de Habsburg Lorraine. Portanto, para o casamento foi necessário pedir uma dispensa ao Papa Gregório XVI. Os dois noivos, ainda durante o noivado, trocavam cartas em francês, a única língua com a qual os nobres costumavam se comunicar na época. O contrato de casamento foi assinado em Viena em 20 de maio de 1842.
 
Em 22 de maio de 1843, uma frota brasileira sob o comando do almirante Teodoro de Beaurepaire, composta pela fragata Constituição e as corvetas Euterpe e Dois de Julho, desembarcou no porto de Nápoles. O casamento foi celebrado em 30 de maio de 1843 em Nápoles na Capela Palatina na presença do conselheiro José Alexandre Carneiro Leão, futuro Visconde de São Salvador de Campos e embaixador extraordinário do Imperador, com a tarefa de acolher a princesa em seu nome para levá-la ao Brasil. D. Pedro II foi representado pelo Príncipe Leopoldo de Bourbon-Duas Sicílias, conde de Siracusa e irmão de Teresa Cristina. Quem representou a noiva foi o ministro das Relações Exteriores napolitano, Fulco Giordano Antonio Ruffo di Calabria, príncipe de Scilla. A certidão de casamento foi oficializada por Nazario Sanfelice, duque de Bagnoli, Prefeito de Nápoles, oficial do estado civil designado por Sua Majestade para a Casa Real.  Seguiu um bale e festa no Palácio Real. Em 2 de julho de 1843, Teresa Cristina iniciou a viagem que a levaria ao Brasil. Os jornais da época, incluindo o Giornale del Regno delle Due Sicilia, enfatizaram o casamento e vários poemas eram publicados em homenagem a Teresa Cristina. Uma delas é "Ode" do poeta Ulysses Raphael que escreveu: Parti e ti sian propizi / Il cielo, i venti e l'onde / Ti veggan salva e incolume / le americane sponde / Che in noi di te l'immagine / Tua viva rimembranza / Né tempo o lontananza/Mai cancellar potrà. (Parta e que sejam propícios a você os céus, os ventos e as ondas / Te encontrem  sã e salva / as praias americanas/ E em nós sua imagem / Sua viva lembrança / Nem o tempo nem a distancia / Nunca apagará" (nossa tradução para o português). 
 
A Imperatriz D. Teresa Cristina levou consigo mais de 1000 livros e uma coleção de mapas geográficos e mapas topográficos relativos ao mundo inteiro. A chegada ao Rio de Janeiro ocorreu na madrugada do dia 3 de setembro. D. Pedro II era grande amante da literatura, das artes, das ciências e esteve sempre no centro das atenções de historiadores e estudiosos. Sua esposa na historiografia oficial brasileira muitas vezes aparece relegada ao papel de "Imperatriz Invisível", caindo na imagem estereotipada de uma mulher de cultura limitada, silenciosa, que compensava a falta de beleza física com bondade e as virtudes do coração. No entanto, a biografia de D. Teresa Cristina guarda muitas surpresa.
 
D. Teresa Cristina de Bourbon foi uma mulher de caráter forte e generoso, soube respeitar, mesmo no meio de tanta dor e luto, o seu papel de imperatriz e consorte, permanecendo sempre fiel ao marido. Fora das visitas oficiais, ele considerava inútil toda a pompa e rótulos da corte. Não usava jóias, nem usava vestes ricas quando desnecessário, e falava informalmente e amigavelmente com todos os funcionários da corte. Ao mesmo tempo, sempre acompanhou com atenção as atividades de D. Pedro II, desempenhando o papel de conselheira de confiança do marido. É preciso dizer também que, mesmo amando muito o Brasil, sempre lembrou de sua terra natal e sempre continuou a escrever cartas para o irmão, D. Fernando II, Rei do Reino das Duas Sicílias. A partir de 1846, propôs a ele uma troca de alto valor cultural. Foi assim que objetos de Pompéia, Herculano, e da antiga civilização etrusca cruzaram o oceano. Por outro lado, diferentes artefatos e ferramentas dos povos indígenas brasileiros aumentaram as já ricas coleções do Museu Real Bourbon (atual Museu Nacional de Nápoles), do Museu Pigorini de Roma e do Museu Cívico de Modena. O artesanato indígena mostrou à Europa alguns aspectos de uma civilização distante que poderiam estimular a criatividade do velho continente. No Brasil, objetos da península itálica plantaram as sementes da tradição clássica.
 
A Imperatriz D. Teresa Cristina de Bourbon  divulgou ópera e música clássica no Brasil, e em pouco tempo o uso do piano se generalizou. Em pouco tempo, o Brasil "em construção", adquiriu os elementos da tradição musical italiana. Aliás, è preciso relembrar a influência que ela teve, por exemplo, na trajetória de Carlos Gomes (1839 - 1896). O músico, grande admirador de Verdi, apresentou uma de suas obras no Teatro La Scala de Milão, sendo amplamente aclamada. Os estudos de Carlos Gomes no exterior foram financiados pelo fundo privado de D. Pedro II, que adorava ópera, como D. Teresa Cristina. Foi ela que insistiu para que  Gomes fosse estudar na Itália, e não na Alemanha. D. Teresa Cristina influenciou significativamente a composição dos fluxos migratórios e tratou da saúde pública dos emigrantes. Graças a ela, se formou um "húmus" que veria a formação da maior colônia de emigrantes italianos no exterior. Em vários escritos da época, a Baía de Guanabara no Rio é comparada ao Golfo de Nápoles e se tornou o destino preferido de muitos súditos do Reinado das Duas Sicílias.
 
Assim, as raízes italianas se espalharam por todas as camadas sociais do tecido urbano carioca, dando ao novo país outros modelos para o seu desenvolvimento. Sua presença também favoreceu o intercâmbio econômico e cultural entre Nápoles e a América do Sul: intelectuais, empresários e até simples turistas deixaram o Reinado das Duas Sicílias para as cidades do Novo Continente. Especialmente no Rio de Janeiro nasceu uma pequena colônia napolitana. A Imperatriz facilitou a chegada do exterior de médicos, engenheiros, professores, farmacêuticos italianos que queriam trabalhar para a Corte  brasileira. Em nossa pesquisa encontramos nomes e obras de artistas e personalidades italianas: os napolitanos Domenico e Cesare Farani, o pintor Alessandro Ciccarelli, Nicola Antonio Facchinetti de Treviso. Graças a ela, houve um grande progresso no Brasil no campo da educação pública, com o estabelecimento do ensino obrigatório, e no campo da saúde, com as primeiras unidades de saúde desenvolvidas no modelo dos hospitais napolitanos.
 
A Imperatriz queria apoiar pessoalmente a fundação da primeira sociedade italiana de caridade no exterior, para ajudar os mais necessitados, os emigrantes. Chamou-se "Società Italiana di Beneficenza e Mutuo Soccorso" e foi criada em 17 de dezembro de 1854. Foram muitas as viagens que o casal imperial empreendeu, a partir de 1845, primeiro no vasto território do império brasileiro, depois em países como Egito, Palestina, Estados Unidos da América, Inglaterra, Escócia, Irlanda e Itália e outros. D. Teresa Cristina revelou-se uma mulher forte e digna, mas ao longo dos anos experimentou enormes dores. Quatro filhos nasceram do casamento entre D. Pedro II e D.Teresa Cristina, mas o destino não foi benigno com o casal imperial. Eles perderam o primeiro filho e herdeiro ao trono Afonso de Bragança com apenas dois anos de idade (1845-1847); em 1850 morreu outro filho, Pietro di Braganza, nascido em 1848. Alguns anos depois a Imperatriz perdeu seu amado irmão, o Rei D. Ferdinando II que morreu em 22 de maio de 1859 na Reggia di Caserta. Além disso, ela assistiu impotente à queda do Reinado das Duas Sicílias e à proclamação do Reinado da Itália em 1861.
 
Em 1871 outra dor: faleceu Leopoldina, a segunda filha, que morreu em um sofrimento terrível devido ao tifo, com apenas 24 anos. D. Pedro II, preocupado com a saúde cada vez mais precária da esposa, pensou em levá-la para a Europa, partindo de Portugal e depois chegando à Itália, e mostrar-lhe a sua amada Nápoles que Teresa não via há muitos anos. Para D. Teresa Cristina, o regresso a Nápoles foi muito triste porque a sua cidade natal tinha sido reduzida de capital de um grande reino a província: «Não posso descrever a sensação que senti quando voltei a ver a minha pátria depois de ​​vinte e oito anos. Não encontrei mais as pessoas que eu amava", anotou em seus diários escritos entre 1854 e 1887. Os Sabóia haviam derrubado os Bourbons e estavam à frente do Reinado da Itália, proclamado em 1861. D. Teresa Cristina, embora distante, sofreu muito por tudo isso, tanto que, novamente em Roma, em 1877, se recusou a ir ao baile da princesa Margherita de Sabóia, no Quirinale, para o qual haviam sido convidadas, como mostra um bilhete escrito por Adelaide Ristori ao D. Pedro II no dia 10 de fevereiro de 1877. Na verdade, o Imperador chegou a Roma de trem às nove horas e às dez horas compareceu no baile da princesa Margherita no Quirinale. A Imperatriz Teresa Cristina se recusou a ir.
 
Em 1888 eles estavam em Milão quando a filha, Princesa Isabel promulgou a Lei Áurea. Na imprensa italiana, e particularmente na Revista "Illustrazione italiana", pela ocasião, apareceram estas palavras: È la terza volta che visitano l'Europa; (...). L'imperatrice, colta, appassionata per l'arte, meridionale nell'anima, espansiva, affabile e buona, è la sua migliore compagna in tutti i suoi viaggi. (...) L'imperatore ama l'Italia e i suoi uomini celebri, parla squisitamente l'italiano, ha tradotto il Cinque maggio del Manzoni (...) ed ha una viva e vecchia amicizia per Cesare Cantù. Testè a Bologna volle assistere, come scolaro ad una lezione di Giosuè Carducci. "É a terceira vez que visitam a Europa; (...). A imperatriz, culta, apaixonada pela arte, sulista de alma, expansiva, afável e bom, ela é sua melhor companheira em todas as suas viagens. (...) O imperador ama a Itália e seus homens famosos, fala italiano primorosamente, traduziu Cinco de maio de Manzoni (...) e tem uma amizade viva e antiga para Cesare Cantù. Em Bolonha quis assistir como aluno a uma áula dada por Giosuè Carducci". D. Pedro II era amante, entre outras, das letras italianas e adorava Dante Alighieri, tanto que traduziu para o português o XXXIII Canto do Inferno da Divina Comédia.
 
Conta-se que quando o visconde de Ouro Preto, também exilado, aprendeu a notícia da morte da Imperatriz, junto ao filho, conde Afonso Celso, foi até ele e o encontrou profundamente desanimado, com uma edição recente da Divina Comédia nas mãos. D. Pedro não falou nada sobre a morte da esposa e apenas apontou para o necrotério. Quando o filho do visconde, logo depois, teve que voltar à sala para pegar o chapéu que tinha esquecido, viu esta cena: "Escondendo o rosto com as mãos finas e pálidas, o Imperador estava chorando, as lágrimas correram por seus dedos, escorregaram pela barba e caíram sobre as estrofes de Dante ". (J. M. de Carvalho. "D. Pedro II", p. 234). Em seu Diário, naquele mesmo dia, ele escreveu: "Ninguém pode imaginar minha aflição. Só posso lamentar a felicidade perdida, depois de quarenta e seis anos juntos. Em minha vida um vazio intransponível se abriu. Só o estudo poderá consolar minha dor" . Palavras de estima e amor para D. Teresa Cristina de Bourbon, a Princesa de Bourbon que para ele tinha cruzado o Oceano Atlântico, unindo dois Reinados. Naquele distante 17 de agosto de 1843, ainda a bordo do navio, tinha escrito para ele estas palavras: Mon très cher cousin et époux, je prie votre Majesté de croire à mon bien sincère attachement. Votre afeté cousine et épouse Thérèse. ("Meu querido primo e marido, peço a Vossa Majestade que acredite em meu apego sincero. Sua querida prima e esposa Thérèse".)
 
D. Teresa Cristina e D. Pedro II tiveram que deixar o Brasil depois de 15 de novembro de 1889, quando a burguesia e os fazendeiros proclamaram a República. Os conspiradores deram à família imperial 24 horas para deixar o país. Como demonstração de vínculo e estima pela esposa, o imperador fizera um gesto que deveria ser suficiente para cancelar qualquer possível preconceito sobre os dons intelectuais da Imperatriz. De facto, instruiu o seu advogado, José da Silva Costa, a proceder à doação ao povo brasileiro do que pertencera à Imperatriz: livros, documentos, fotografias, objetos pessoais, preciosas partituras musicais italianas, exigindo que a esta coleção fosse dado o nome de "Coleção Teresa Cristina". Rica em cerca de 50 mil peças, entre elas uma vasta seção fotográfica, a coleção atualmente está dividida entre a Biblioteca Nacional e o Instituto Histórico e Geográfico Brasileiro.
 
D. Teresa Cristina amou profundamente aquele grande país que a acolheu, como esposa de D. Pedro II. Mas voltando àquele gélido inverno de 1889, gostaríamos aqui lembrar as ultimas palavras pronunciadas por ela, antes de falecer: “Não estou morrendo de doença, e sim de dor e de tristeza” . E no dia seguinte, em 29 de dezembro, no jornal francês "Le Fígaro" se escreveu: "A Europa se lembrará respeitosamente da imperatriz morta sem trono, e dir-se-á de sua morte que foi a única tristeza concedida ao marido em quarenta e seis anos de casamento".

 
Traduzione da italiano a portoghese di A.R.R.
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