Teresa Cristina di Borbone: storia della principessa napoletana che sarebbe divenuta ultima imperatrice del Brasile
Antonella Rita Roscilli

Napoli era una delle città più progredite in Europa quando nacque Teresa Cristina di Borbone, principessa delle Due Sicilie, figlia di Francesco I, re delle Due Sicilie, e di Maria Isabella, infanta di Spagna.  Era il 14 marzo 1822.  Venne battezzata con questo nome completo: Teresa Cristina Maria Giuseppa Gaspare Baldassarre Melchiorre Gennara Francesca da Paola Donata Bonosa Andrea d'Avellino Rita Luitgarda Geltruda Venanzia Taddea Spiridione Rocca Matilde

Nel corso della vita Teresa Cristina si sarebbe rivelata un importante anello di congiunzione tra l’Italia e il Brasile. Ricevette una educazione molto rigida, com’era di prassi all’epoca per le figlie di regnanti, parlava fluentemente la lingua francese e amava la storia e l’archeologia. Nel 1842 sposò per procura Don Pedro II (1825-1891), che un anno prima era stato incoronato Imperatore del Brasile. Una squadra navale brasiliana, composta dalla  fregata Constituição e da due corvette, nel settembre 1843 condusse la futura imperatrice a Rio de Janeiro.

La coppia ebbe quattro figli: Afonso, Leopoldina, Pedro e Isabel. Quest’ultima  viene ricordata nella storia brasiliana perché nel 1888 firmò la Lei Aurea che abolì la schiavitù degli africani nel paese.

Don Pedro II era un filosofo, amante della letteratura, delle arti, delle scienze e fu sempre al centro dell’attenzione di storici e studiosi. Ma sua moglie anche nella storiografia ufficiale brasiliana appare spesso relegata al solo ruolo di  “Madre dei brasiliani” e “Imperatrice invisibile”. Rientra nell’immagine stereotipata di una donna di limitata cultura, silenziosa, che compensava la mancanza di bellezza fisica con la bontà e le virtù del cuore. Eppure la vita di Teresa Cristina riserva molte e ricche sorprese. Era stata educata alla  cultura classica, alle belle arti e all’archeologia. In Italia condusse e finanziò gli scavi nel sito etrusco di Veio, nei pressi di Roma, e per questo, più tardi, in Brasile fu soprannominata l’Imperatrice archeologa.

A partire dal 1846 propose al fratello, il re Don Ferdinando II, un intercambio di elevato valore culturale, come mostra lo scambio pistolare pubblicato in “Una Napoletana Imperatrice ai Tropici” del professor Angelo Avella, prezioso texto pubblicato nel 2012 dalla casa editrice Exòrma. Differenti manufatti e utensili dei popoli indigeni brasiliani andarono a incrementare la già ricche collezioni del Real Museo Borbonico (attuale Museo Nazionale di Napoli), del Museo Pigorini di Roma e del Museo civico di Modena. L’ artigianato indigeno mostrò all’Europa alcuni aspetti di una civiltà lontana che poteva stimolare la creatività del vecchio continente. In Brasile gli oggetti provenienti dall’Italia piantarono le sementi della tradizione classica. Teresa Cristina portò una serie di reperti archeologici tra i quali tredici preziose anfore di bronzo che divennero il nucleo della collezione a lei intitolata nel Museu Nacional Quinta da Boa Vista a Rio de Janeiro. La “Collezione Teresa Cristina”costituisce  insieme agli oggetti esposti al Museu Imperial di Petrópolis, uno dei maggiori giacimenti culturali italiani fuori dai confini nazionali. Molti i reperti presenti al Museu Nacional di Rio de Janeiro prima che un grande incendio distruggesse tutto, o quase, nel 2018.

I meriti artistici e precursori dell’arte del mosaico, furono al centro di una mostra organizzata nel 1996 dall’archeologa Maria Beltrão al Museu Nacional UFRJ (Universidade Federal do Rio de Janeiro). Le sue doti di archeologa furono rivelate al grande pubblico nel 2005 con la mostra “Afrescos de Pompéia: beleza revelada” tenutasi nel Museo Nazionale di Belle Arti.

Napoli all’epoca era una delle città europee più avanzate e brillava nei campi del pensiero, della ricerca, della espressione artistica. Ben presto tutto ciò attraversò l’oceano. A Rio de Janeiro, sotto l’alto patrocinio della imperatrice, fiorirono artigianato, musica e teatro. Insieme a Don Pedro II spesso andavano ad ascoltare spettacoli d’opera delle compagnie italiane in tournée nell’America del Sud.  Furono chiamati dall’Europa intellettuali, scienziati e molti artisti. Amante della musica ed educata al canto, Teresa Cristina suscitava molta ammirazione. Nel libro “No Brasil de 1840” lo storico brasiliano Afonso d’Escragnolle Taunay racconta che nel 1844 il diplomatico francese Jules Itier, trovandosi nei pressi del Palazzo Imperiale, rimase colpito da uma bellissima voce femminile che cantava un’aria di Rossini tratta dal “Barbiere di Siviglia”, e il suo stupore aumentò quando vide apparire al balcone l’imperatrice stessa. Ma l’ operato  di Teresa Cristina non si limitò al campo artistico perché influenzò in modo significativo la composizione dei flussi migratori e si occupò della salute pubblica degli emigranti.

Grazie a lei si creò un humus che avrebbe visto la formazione della più grande colonia di emigranti italiani all’estero. In vari scritti dell’epoca la Baia di Guanabara di Rio viene paragonata al Golfo partenopeo e divenne meta prediletta di molti sudditi del Regno delle Due Sicilie. Così la radice italiana si sparse in tutti gli strati sociali del tessuto urbano carioca, fornendo al nuovo Stato altri modelli per il suo sviluppo. L’imperatrice conquistò la fiducia del marito e passò a collaborare anche nelle decisioni dello stato. Emise leggi per migliorare la situazione della salute pubblica e dell’insegnamento, facilitando l’arrivo da oltreoceano di medici, ingegneri, professori, farmacisti  che volessero lavorare per la corte brasiliana.

Il matrimonio tra Don Pedro II e Teresa Cristina si rivelò nel tempo un successo e durò ben quarantasei anni. Furono tanti i viaggi che la coppia imperiale intraprese, a partire dal 1845,  prima nel vasto territorio dell’impero brasiliano, poi in paesi come Egitto, Palestina, Stati Uniti d’America, Inghilterra, Scozia, Irlanda e, infine, l’Italia: Milano, Firenze, Roma, Napoli. Per Teresa Cristina il ritorno a Napoli fu tristissimo perchè la sua città di nascita era stata ridotta da capitale di un grande regno a provincia, nel 1871. «Non so descrivere l’impressione che ho provato nel rivedere, dopo ventotto anni, la mia patria e non trovare più le persone che amavo», annotò nei suoi diari scritti tra il 1854 ed il 1887.   
                                                                     
                                                                        Collezione dell' IGHB-Istituto Geografico Storico di Bahia-Brasile
Quando tornarono in Brasile le sue condizioni di salute non erano buone. Alla morte precoce dei due figli maschi, si aggiunse quella della figlia Leopoldina. La sua salute peggiorò e perciò la coppia imperiale dovette recarsi da diversi medici in Europa nel 1876 e nel 1888. Poi la fine dell’Impero: il 15 novembre 1889  Don Pedro II fu deposto e in Brasile la borghesia e i fazendeiros proclamarono la Repubblica. Alla famiglia imperiale i congiurati dettero 24 ore di tempo per lasciare il Paese.

Don Pedro II, Teresa Cristina e la figlia si imbarcarono per il Portogallo all’alba del 17 novembre. Trovarono alloggio al “Grand Hotel” di Porto, in realtà un albergo modesto, dove Teresa avvertì un malore. Fu chiamato un medico, che nulla poté fare per soccorrerla. Teresa Cristina delle Due Sicilie morì per un attacco cardiaco nella sua stanza d’albergo il 28 dicembre 1889 mentre Don Pedro II era in visita all’Accademia di Belle Arti. Aveva 67 anni. Accanto a lei c’era la baronessa di Japurá, Maria Isabel de Andrade Lisboa, alla quale Teresa Cristina avrebbe detto: “Non muoio di malattia, ma di dolore e di tristezza”.

Il quotidiano francese “Le Figaro” scrisse il 29 dicembre 1889: “L’Europa ricorderà con rispetto questa Imperatrice morta senza trono, e della sua morte si dirà che è stato l’unico dispiacere dato al marito in 46 anni di matrimonio”.

Teresa Cristina fu sepolta nella chiesa del Monastero di São Vicente de Fora, a Lisbona, che accoglie le tombe della Casa di Bragança. Don Pedro II morì 2 anni dopo. Nel 1921 i resti di Teresa Cristina e di Don Pedro II furono riportati in Brasile dal Conte d’Eu ed ospitati nella Cattedrale di Rio de Janeiro. Di qui furono trasferiti nel 1925 nella Cattedrale di Petrópolis dove sono stati definitivamente sepolti nel 1939. In Brasile la ricordano nel nome sei città in altrettanti Stati della Confederazione, e nella Biblioteca Nacional di Rio de Janeiro esiste a suo nome un’importante collezione iconografica, donata da Don Pedro II alla sua morte, e riconosciuta dall’Unesco come patrimonio mondiale. Con la sua discrezione e gentilezza Teresa Cristina di Borbone ha avuto un ruolo di grande importanza nella storia del Brasile e dell’Italia, due terre che ha portato nel cuore fino alla fine dei suoi giorni.


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Antonella Rita Roscilli.  Lusitanista, giornalista, scrittrice e traduttrice. Laureata in Italia in Lingua e Letteratura Brasiliana,ha lavorato per molti anni alla RAI-Radiotelevisione Italiana, e si occupa di tematiche interculturali, storia, migrazione e Comunicazione. Da quasi trenta anni si dedica alla divulgazione in Europa specie dellai cultura del Brasile e dei Paesi dell’Africa di lingua ufficiale portoghese. Collabora con riviste nazionali e internazionali. In Brasile fa parte della ALB-Academia de Letras da Bahia, e dell'Istituto Storico Geografico (IGHB) eletta come Membro corrispondente per l'Italia. Vincolata alla Università Federale di Bahia-UFBA in Brasile, è  biografa della memorialista Zélia Gattai, moglie dello scrittore Jorge Amado. Ha pubblicato in Brasile varie opere tra cui Zélia de Euá Rodeada de Estrelas (ed. Casa de Palavras), Da palavra à imagem em “Anarquistas, graças a Deus” e Zélia Gattai e a Emigração italiana no Brasil entre Séc. XIX e XX" pubblicate dalla EDUFBA, casa editrice della Università Federale di Bahia e ancora inedite in Italia.