La Parola e l'Azione di Jacinta Passos: poetessa e militante politica brasiliana
Antonella Rita Roscilli
Jacinta Passos (Nel giorno della sua laurea alla Escola Normal da Bahia nel 1932)
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

Tantos rios como eu abriram leito de pedras / e pranto. Um dia perguntávamos:/ – Dizei-me, curva, onde vou? casa trono rocha soia / aqueles que ficam, minha lei é não parar. Sigo / fio de água, água humilde sou, para onde? Ó curva,/ falai. Água de revolta, espuma e ódio nos poros / na garganta no útero, pranto de mulher, água / de fel antigo, quem é meu semelhante? Dizei, onde vou?/ Leito de pedras e pranto. Súbito, próximo,/ Atravessou, olhai, ele!/  ali na frente, vivo, tão vivo, / ele sim! o rio das águas inúmeras. Correi doçuras e dores, punhos, Partido, esperança nossa.../ (Poesia "O Rio". Estratta dal libro "Poemas políticos". Rio de Janeiro: Livraria-Editora Casa do Estudante do Brasil, 1951).

Questi sono alcuni versi di Jacinta Passos (1914-1973), una poetessa baiana che, in tempi storici molto difficili, ha osato sfidare apertamente il consenso e pregiudizi attraverso il suo coraggioso lavoro giornalistico e poetico. Scriveva su argomenti per i quali ha combattuto: la politica, il cambiamento sociale e la posizione delle donne nella società. Era, inoltre,  la più significativa voce poetica femminile della sinistra brasiliana per la lotta contro il nazifascismo. Nel 2014 si celebra il centenario della sua nascita. Jiacinta nacque il 30 novembre 1914 nella fazenda Campo Limpo, municipio de Cruz das Almas nella regione del Recôncavo, stato brasiliano di Bahia. 

Era figlia di Berila Eloy e Manuel Caetano da Rocha Passos, appartenenti a famiglie tradizionali e molto cattoliche della regione. Trascorse la sua infanzia tra il nucleo urbano di Cruz das Almas e la fazenda Campo Limpo, di proprietà del padre, immersa nella cultura del tabacco, tradizioni africane e canzoni per bambini, il che ha segnato la sua poesia. Dopo il trasferimento della famiglia a Salvador, si laureò con lode alla Scuola Normale di Bahia nel 1932 ed  iniziò ad insegnare al liceo Matematica e Letteratura Brasiliana. A quel tempo era molto religiosa e cercava un connubio profondo e diretto con Dio. Dalla fine degli anni '20 iniziò a scrivere poesie, a sfondo religioso. Negli anni '30, insieme a suo fratello, lo studente di medicina e poeta Manoel Caetano Filho, iniziò a partecipare a circoli e gruppi  letterari di Salvador, quali l' ALA, di Lettere e Arti, guidata dal critico Carlos Chiacchio.

Le sue poesie circolavano tra gli intellettuali della città. Pur continuando ad essere molto religiosa, la sua religiosità cominciò ad acquisire contenuti sociali e di militanza politica. A partire dalla seconda guerra mondiale, nel 1939, Jacinta Passos si coinvolse molto nella politica. Accanto al fratello partecipava ai movimenti per la pace nel mondo e per la fine della dittatura dell' Estado Novo. Denunciava l'oppressione che gravava sulle donne, sostenendo cambiamenti nella condizione femminile. Dopo l'entrata del Brasile in guerra, nel 1942, partecipò  intensamente alla lotta anti-nazista e antifascista. Divenne un'attiva giornalista scrivendo  principalmente di questioni sociali. Al tempo era una delle poche donne di Bahia a prendere aperte posizioni politiche, e pubblicava articoli e poesie nella rivista culturale "Seiva" e nel  quotidiano "O Imparcial". In questo giornale si occupava della "Página Feminina", dove introdusse discussioni politiche e letterarie.
 
Nel 1942 pubblicò il suo primo libro di poesie insieme al fratello, dal titolo "Nossos poemas". Nell'opera la sua produzione poetica occupa la prima parte, intitolata "Momentos de poesia", con 38 poesie. Ricevette sulla stampa buone recensioni, trasferendo così i nomi di due poeti nel mondo  intellettuale di Bahia. Anche se in questo libro l'autrice mostrava ancora tracce significative della sua religiosità, come nella poesia "Agonia no jardim", iniziavano, comunque, ad emergere altre questioni. Jacinta divenne amica di intellettuali comunisti, come Jorge Amado che, alla fine del  1942 era tornato a Bahia.

Approfondì la sua partecipazione a movimenti sociali e gruppi femministi. Abbandonò il cattolicesimo. Nel 1944 si trasferì a São Paulo, ove sposò il giornalista e scrittore James Amado, fratello di Jorge Amado. L'anno successivo, pubblicò il suo secondo libro, "Canção da Partida" (São Paulo, Edições Gaveta), contenente diciotto poesie, di cui tre del libro precedente. L'edizione, estremamente curata, fu di soli duecento esemplari, numerati e firmati dall'autrice e finemente illustrati  dall'artista Lasar Segall. "Canção da Partida" ricevette critiche entusiasmanti dagli intellettuali, quali Aníbal Machado, Antonio Candido, Gabriela Mistral, José Geraldo Vieira, Mário de Andrade, Roger Bastide e Milliet, portando il nome della poetessa alla ribalta della scena nazionale. In realtà, le poesie di "Canção da Partida"  costituivano lo specchio di una coscienza eminentemente sociale in  un'epoca in cui la stessa resistenza antifascista e le difficoltà della guerra avevano insegnato il senso pratico della solidarietà.

E non furono solamente parole, ma azioni: Jacinta si impegnava concretamente per la fine della guerra, la ri-democratizzazione del Brasile, la libertà di espressione, l'amnistia per i prigionieri politici e l'allargamento dei diritti alle donne. Il valore della solidarietà, assolutamente vivo durante quell'epoca e il sogno di un mondo unito si riflettono totalmente in "Canção da Partida". Purtroppo questo importante lavoro fu dimenticato e venne ripubblicato in Brasile solamente nel 1990, dalla Fundação das Artes, grazie all'impegno del poeta e giornalista baiano Florisvaldo Mattos, che era Presidente della Fundação Cultural durante il governo di Walter Pires.

Nel 1945 il  Partito Comunista Brasiliano (PCB) venne legalizzato e lanciò una grande campagna per trovare  nuovi soci: Jacinta Passos entrò ufficialmente nel partito e vi rimase fino alla morte. Tornò a Salvador, si candidò come deputata statale e federale per il PCB, ma non venne eletta. Riprese a scrivere sul giornale "O Momento" e continuava a partecipare attivamente alla vita politica. Nel 1947, dopo una gravidanza molto difficile, diede alla luce Janaina, la sua unica figlia. Con il marito e la figlia, visse alcuni anni in una fattoria nel sud della Bahia, dove si dedicò alla scrittura e alla famiglia.

Con quest'ultima, nel 1951, si traferì a Rio de Janeiro, dove pubblicò il suo terzo libro, "Poemas políticos" (Rio de Janeiro, Livraria-Editora da Casa do Estudante do Brasil). Con dieci poesie, testi politici e lirici, oltre a una selezione di poesie precedenti, l'opera "Poemas políticos" aumentò il prestigio della scrittrice che divenne più nota nei circoli letterari di Rio de Janeiro, allora capitale del Paese. Ma nel 1955 Jacinta si separò dal marito e dalla figlia. Tornò a Salvador per vivere con i genitori. Continuò a militare nel PCB, insegnava nelle comunità povere di Salvador e pubblicava  articoli sulla letteratura nel giornale comunista "O Momento", dove, per alcuni mesi, fu responsabile della pagina letteraria. Continuava a scrivere poesie. Riceveva la visita della figlia Janaina durante le vacanze scolastiche oppure andava a trovarla lei a Rio de Janeiro.

A Coluna descansou /da marcha, na noite fria. / Ficaram olhos acesos / e a fogueira de vigia /Su su su / menino mandu / dorme na lagoa / sapo-cururu / debaixo deste telheiro / em cima pia a coruja / com seu piado agoureiro (Poema "O inimigo" estratto dal libro "A Coluna"  (Rio de Janeiro, A. Coelho Branco F° Editor). Nel 1947 Jacinta pubblicò la sua quarta opera che contiene un lungo poema epico, composto da quindici canti, sulla Coluna Prestes, una marcia di circa 25 mila km intrapresa nel  1920, e capeggiata da Luiz Carlos Prestes, che chiedeva  profondi cambiamenti politici in Brasile.  

Questo libro fu ben accolto da critici come Paolo Dantas. Purtroppo, in quello stesso anno, Jacinta soffrì di una grave crisi nervosa e trascorse diversi mesi nei sanatori di Rio, dove gli venne diagnosticata una schizofrenia paranoide, considerata come una malattia progressiva e irrecuperabile. Così nel 1962 si trasferì ad Aracaju, nello stato del Sergipe. Lì viveva da sola a Barra dos Coqueiros, un villaggio di pescatori situato di fronte alla città. Lì continuò a sviluppare, da sola, una intensa militanza, insieme a pescatori, studenti e lavoratori, e anche dopo il 1964, anno del colpo di stato militare. Morì il 28 febbraio 1973, a 57 anni di età. Ed è necessario che il suo Centenario costituisca una grande occasione in Brasile e nel mondo per mantenere viva la sua opera, il suo impegno sociale e politico, affinchè possa servire di esempio alle giovani generazioni.

                                                                         

Nel 2010 è uscito in Brasile il libro "Jacinta Passos, Coração Militante. Poesia, Prosa, Biografia, Fortuna Crítica", (Ed. Edufba; Corrupio, 673 p.), a cura di Janaina Amado e con una prefazione di José Mindlin. Oltre a fotografie della vita della poetessa, comprende poesie inedite e poesie pubblicate da Jacinta nei libri "Momentos de poesia", "Canção de partida", "Poemas políticos", "A Coluna [ Prestes ]. Vengono riprodotti i disegni di Lasar Segall che illustrarono "Canção da Partida". Attraverso questo volume il pubblico può conoscere meglio l'opera e il pensiero di Jacinta Passos, grande donna, poeta, insegnante, giornalista, coraggiosa attivista politica.

Una figura importante nello scenario politico brasiliano e, parallelamente, una poetessa che cerca e lavora la forma, come in questi versi: - Que dissestes,  meu bem? / Esse gosto,/  Donde será que ele vem? / Corpo mortal. Águas marinhas. /  Virá da morte ou do sal? /  Esses dois que moram no fundo e no fim./ - De quem falas amor, do mar ou de mim? (Diálogo na Sombra, 1944).

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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)


A PALAVRA E A AÇÃO DE JACINTA PASSOS, POETISA E MILITANTE POLITICA BRASILEIRA
por
Antonella Rita Roscilli

                                                                       
                                Jacinta Passos (No dia da sua formatura na Escola Nornal da Bahia, em 1932)

Tantos rios como eu abriram leito de pedras / e pranto. Um dia perguntávamos:/ – Dizei-me, curva, onde vou? casa trono rocha soia / aqueles que ficam, minha lei é não parar. Sigo / fio de água, água humilde sou, para onde? Ó curva,/ falai. Água de revolta, espuma e ódio nos poros / na garganta no útero, pranto de mulher, água / de fel antigo, quem é meu semelhante? Dizei, onde vou?/ Leito de pedras e pranto. Súbito, próximo,/ Atravessou, olhai, ele!/  ali na frente, vivo, tão vivo, / ele sim! o rio das águas inúmeras. Correi doçuras e dores, punhos, Partido, esperança nossa.../ (Poema O Rio. Extraido do livro "Poemas políticos" . Rio de Janeiro: Livraria-Editora Casa do Estudante do Brasil, 1951).

São estes alguns versos de Jacinta Passos (1914-1973), uma poeta baiana que em épocas históricas muito dificeis, ousou  desafiar abertamente consensos e preconceitos, através da sua corajosa obra poética e jornalistica. Escrevia sobre os assuntos que mais a interessavam e pelos quais lutava: política, transformações sociais e posição da mulher na sociedade. E também foi a mais expressiva voz poética feminina da esquerda brasileira no combate ao nazifascismo. 

No ano de 2014 festeja-se o Centenário do nascimento dela. Jacinta nasceu em 30 novembro de 1914 na fazenda Campo Limpo, município de Cruz das Almas na região do Recôncavo da Bahia. Era filha de Berila Eloy e Manuel Caetano da Rocha Passos, pertencentes a famílias tradicionais da região, muito católicas.  Passou a infância entre o núcleo urbano de Cruz das Almas e a fazenda Campo Limpo, de propriedade do pai, mergulhada na cultura do fumo, das tradições africanas e das canções infantis que marcariam sua poesia. Após a transferência da família para Salvador, diplomou-se pela Escola Normal da Bahia em 1932 com distinção.

Jacinta passou a lecionar nesse mesmo estabelecimento de ensino as disciplinas de Matemática e Literatura Brasileira no curso secundário.  Nessa época, era muito religiosa e buscava uma união profunda e direta com Deus. Desde o final da década de 1920 escrevia poemas, em geral de conteúdo religioso. Nos anos 30, ao lado do irmão, o estudante de medicina e também poeta Manoel Caetano Filho, começou a participar de círculos e grupos literários de Salvador, como a Ala das Letras e das Artes (ALA), chefiada pelo crítico Carlos Chiacchio. Seus poemas começaram a circular entre os intelectuais da cidade. Jacinta continuava religiosa, mas, à medida que o tempo passava, sua religiosidade ia adquirindo conteúdo social e militante.

A partir da Segunda Guerra Mundial, em 1939, envolveu-se fortemente com política. Ao lado do irmão participou de movimentos a favor da paz mundial e do final da ditadura do Estado Novo. Denunciou as opressões que pesavam sobre as mulheres, defendendo mudanças na condição feminina. Após a entrada do Brasil na guerra, em 1942, participou intensamente da luta antinazista e antifascista.Tornou-se também uma ativa jornalista, escrevendo sobre temáticas sobretudo sociais. Na época foi uma das poucas mulheres da Bahia a assumir posições políticas públicas, e publicava artigos e poesias na revista cultural Seiva e no jornal O Imparcial . Nesse jornal se ocupava da “Página Feminina” onde introduziu discussões políticas e literárias.
 
Em 1942 publicou, juntamente com seu irmão, seu primeiro livro de poesias: Nossos poemas. No livro a sua produção corresponde à primeira parte, intitulada Momentos de poesia, com 38 poemas. O volume mereceu boas críticas na imprensa, firmando os nomes dos dois poetas no meio intelectual baiano. Embora neste livro a autora ainda traga traços marcantes de religiosidade, como no poema Agonia no Horto,  outros temas começaram a surgir. Tornou-se amiga de intelectuais comunistas, como Jorge Amado, que no final de 1942 retornara à Bahia, aprofundando a participação em movimentos sociais e feministas. Nessa época, abandonou o catolicismo.

Mudou-se em 1944 para São Paulo, onde se casou com o jornalista e escritor James Amado. No ano seguinte, publicou seu segundo livro, Canção da Partida (São Paulo, Edições Gaveta), contendo dezoito poemas, três transcritos do livro anterior. A edição, extremamente bem cuidada, foi de apenas duzentos exemplares, numerados e assinados pela autora e ilustrados pelo artista Lasar Segall. Canção da Partida recebeu críticas muito elogiosas de intelectuais expressivos como Aníbal Machado, Antonio Candido, Gabriela Mistral, José Geraldo Vieira, Mário de Andrade, Roger Bastide e Sérgio Milliet, firmando o nome da poeta no cenário nacional. Os poemas da Canção da Partida eram o espelho da consciência eminentemente social de uma época a que a resistência antifascista e as agruras da guerra haviam ensinado o sentido prático da solidariedade.

E Jacinta lutou pelo final da guerra, pela redemocratização do Brasil, pela liberdade de expressão, pela anistia aos presos políticos e pela ampliação dos direitos das mulheres.  É o generalizado sentimento de solidariedade dessa época, o seu sonho de um mundo unido que se reflete na Canção da Partida.  Esta importante obra foi esquecida e republicada no Brasil somente em 1990, pela Fundação das Artes,  graças ao empenho do poeta e jornalista baiano Florisvaldo Mattos, que era presidente da Fundação Cultural no governo Waldir Pires. Em 1945, ano em que o Partido Comunista Brasileiro (PCB) foi legalizado e lançou uma grande campanha de filiação de novos membros, Jacinta Passos  ingressou oficialmente, nele permanecendo até morrer.

De volta a Salvador,  foi candidata a deputada federal e a deputada estadual pelo PCB, não se elegendo. Contribuiu para o jornal O Momento e continuou participando ativamente da política. Em 1947, após uma gravidez muito difícil, deu à luz Janaina, sua filha única. Com o marido e a filha, viveu alguns anos em uma fazenda no sul da Bahia, onde se dedicou à família e à escrita. Mudou-se em 1951, com a família, para o Rio de Janeiro, onde lançou seu terceiro livro, Poemas políticos (Rio de Janeiro, Livraria-Editora da Casa do Estudante do Brasil).

Contendo dez poemas inéditos, políticos e líricos, além de uma seleção de poesias anteriores, Poemas políticos ampliou o prestígio da escritora, tornando-a mais conhecida nos círculos literários do Rio de Janeiro, a capital do país. Em 1955, separada do marido e da filha, regressou a Salvador, voltando a residir com os pais. Continuou militando no PCB, ensinou em comunidades pobres de Salvador e publicou artigos sobre literatura no jornal comunista O Momento, onde, durante alguns meses, foi também responsável por uma página literária. Continuou escrevendo poesias. Recebeu a visita da filha Janaina durante as férias escolares e a visitou, no Rio de Janeiro.

A Coluna descansou /da marcha, na noite fria. / Ficaram olhos acesos / e a fogueira de vigia /Su su su / menino mandu / dorme na lagoa / sapo-cururu / debaixo deste telheiro / em cima pia a coruja / com seu piado agoureiro (Poema "O inimigo" extraido do livro A Coluna  (Rio de Janeiro, A. Coelho Branco F° Editor).  Jacinta publicou em 1957 esta sua quarta obra que  contém um longo poema épico, de quinze cantos, sobre a Coluna Prestes, marcha de cerca de vinte e cinco mil quilômetros, empreendida na década de 1920, e liderada, entre outros, por Luiz Carlos Prestes, que buscava mudanças políticas profundas para o Brasil. O livro foi bem recebido por críticos como Paulo Dantas.

Mas no final desse ano Jacinta sofreu grave crise nervosa e ficou vários meses internada em sanatórios do Rio, onde foi diagnosticada como portadora de esquizofrenia paranóide, considerada então uma doença progressiva e irrecuperável. Transferiu-se em 1962 para Aracaju, em Sergipe. Ali morou, sozinha, em Barra dos Coqueiros, povoação de pescadores situada em frente à cidade. Alì continuou desenvolvendo, sozinha,  intensa militância, junto a pescadores, estudantes e trabalhadores, inclusive após o golpe militar de 1964. Veio a falecer em Sergipe em 28 de fevereiro de 1973, aos cinqüenta e sete anos de idade.

                                                                           

E desejamos que este ano do Centenário, seja uma grande oportunidade para que o público possa conhecer melhor Jacinta, para que a sua obra continue viva e servindo de exemplo e de modelo para as jovens gerações. Em 2010 foi publicada a obra "Jacinta Passos, Coração Militante. Poesia, Prosa, Biografia, Fortuna Crítica", (Ed. Edufba; Corrupio, 673 p.), organizado por Janaina Amado e com prefácio de José Mindlin. Além de fotografias da vida da poeta, inclui poemas inéditos e dos livros publicados por Jacinta: Momentos de poesia, Canção de partida, Poemas políticos, A Coluna [ Prestes].  Reproduz os desenhos de Lasar Segall  que ilustraram Canção da Partida, trazendo assim para todos nós a obra completa e o pensamento de Jacinta, grande mulher, poeta, professora, jornalista, corajosa militante política.
Uma figura marcante no cenário político brasileiro, uma poeta que pesquisa e trabalha a forma:  - Que dissestes,  meu bem? / Esse gosto,/  Donde será que ele vem? / Corpo mortal. Águas marinhas. /  Virá da morte ou do sal? /  Esses dois que moram no fundo e no fim./ - De quem falas amor, do mar ou de mim? (Diálogo na Sombra, 1944).
 
Traduzione in portoghese di A.R.R.
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Antonella Rita Roscilli, brasilianista, giornalista, scrittrice e traduttrice. Da oltre venti anni si dedica alla divulgazione di cultura e attualità del Brasile e Paesi dell’Africa di lingua portoghese, con programmi radiofonici, interventi in convegni, e pubblicazioni in giornali, riviste e nel'area accademica. Laureata in Italia in Lingua e Letteratura Brasiliana con una tesi sulla memorialista Zélia Gattai, è in Brasile Mestra em Cultura e Sociedade ed è stata eletta membro corrispondente nella Academia de Letras da Bahia e nell'IGHB. E' biografa di Zélia Gattai Amado, su cui ha pubblicato le opere Zélia de Euá Rodeada de Estrelas (ed. Casa de Palavras, 2006), Da palavra à imagem em “Anarquistas, graças a Deus” (ed. Edufba/Fapesb, 2011). Ha curato in Italia la post-fazione dell’edizione di Un cappello di viaggio (ed. Sperling &Kupfer).