LA POETICA DI MYRIAM FRAGA
Antonella Rita Roscilli
“Lascio qui la mia testimonianza di fede umanista. Nulla ci rende più solidali della Poesia che nasce dalla solitudine e poi richiede larghi spazi per il volo, ampi tragitti per  camminare. Scrivere non è solo guardarsi allo specchio, ma guardando sè stessi, al di là della propria immagine, è riuscire a percepire il volto grandioso del mondo abitato da esseri umani”. Questa frase è stata estrapolata dal discorso pronunciato da Myriam Fraga nel luglio 1985, quando prese possesso del seggio nell’Academia de Letras da Bahia, a Salvador, in Brasile.

Myriam Fraga è  uno dei più grandi nomi dell’attuale poetica di questo vasto Paese. Scrittrice, giornalista e biografa, ha all’attivo 20 libri pubblicati, fra poesia e prosa; fa parte di varie antologie in Brasile e all’estero, con poesie tradotte in diverse lingue. In Italia le è stata dedicata una voce nella “Enciclopedia delle Donne”. Dal 1986 dirige con amore, passione e grande professionalità la Fundação Casa de Jorge Amado di Salvador Bahia. Venne chiamata a dirigerla direttamente dallo scrittore brasiliano Jorge Amado. Vi sono conservati più di 250.000 documenti sul grande “padre di Bahia” e sulla moglie Zélia Gattai, memorialista di origini italiane.  

Myriam de Castro Lima Fraga nasce a Salvador de Bahia nel 1937. Fin da piccola ama la poesia ed è affascinata dai libri: scrive la sua prima poesia a sette anni. E' la terza donna ad entrare nel 1985 all’Academia de Letras da Bahia. La sua carriera letteraria nasce  negli anni 1957/58 quando gli intellettuali e artisti dell’epoca, che frequentano l’Università, la Scuola di Teatro e la Casa di Cultura, si riuniscono per scambiare idee e scritti. Partendo da qui Myriam inizia a pubblicare in giornali e riviste facendo amicizia con altri personaggi della vita culturale baiana.

Salvador è in fermento di rinnovamento culturale: con un nucleo composto da nomi come Glauber Rocha, Paulo Gil Soares, Fernando da Rocha Peres, Sante Scaldaferri, Florisvaldo Mattos e tanti altri futuri poeti, scrittori, pittori, scultori, giornalisti e cineasti, gli integranti proseguono il processo creativo sviluppato a partire dal 1948 dalla generazione che li aveva preceduti, la cosidetta generazione Caderno da Bahia.

Il nuovo movimento è denominato Geração Mapa. Marca a Salvador la seconda metà degli anni ’50 e la decade degli anni ’60, grazie all’effervescenza che caratterizza l’ambiente culturale, con un ricco rinnovamento delle arti. Con la Geração Mapa si sviluppano alcuni elementi già presenti anni prima in embrione con la Jogralesca, una sorta di gruppo di lettura di poesie teatrali. Nasce anche la rivista “Mapa” ove gli intellettuali espongono le loro idee sulla letteratura e l’arte. Myriam Fraga non fa parte degli inizi della Geração Mapa, ma lo spirito di  quel gruppo, caratterizzato da scambi intellettuali, solidarietà, sogni e forti ideali, marcano molto la sua espressione poetica. Calazans Neto, Glauber Rocha, Fernando de Rocha Peres  sono, tra gli altri,  fondatori dell’editrice Macunaima che ha l’obiettivo di pubblicare le nuove produzioni, arricchite da illustrazioni e xilografie del maestro Calasans. E’ un punto di partenza.

Al primo libro “Samba de Roda” di Fred Souza Castro (1957), seguono il primo e il secondo di Fernando da Rocha Peres “Diluviano” (1964) e “Rurais” (1964) e Reverdor” (1965) di Florisvaldo Mattos. Il poeta Vinicius de Moraes in questo periodo vive a Bahia e  pubblica con l’ed. Macunaima due libri illustrati da Calasans Neto. “Ho conosciuto Vinicius de Moraes a Itapua,  a casa del mio fraterno amico Calasans” ricorda Myriam Fraga.

Nel 1964 Myriam pubblica con l’editore Macunaima il suo primo libro di poesie “Marinhas”. Metafore affilate costituiscono l’inizio della sua grande poesia: <<Com velas, cordame e mastros / Construirei minha ausência. / Das tardes de ouro e vento Ficou-me a face tatuada  /  De ternuras impossíveis.>> (Com vele, corde e mastri /Costruirò la mia assenza / Dei pomeriggi di oro e vento / Mi è rimasta la faccia tatuata /  Di tenerezze impossibili) . Seguono poi  “Sesmaria” nel 1969 – Premio Artur de Sales, “O livro dos Adynata” nel 1979, “A cidade” nel 1979, “As Purificações” ou O sinal de Talião” nel 1981, “A lenda do Passaro que roubou a Fogo nel 1983, “Os Deuses Lares” nel 1992, “Femina” nel 1996 e tanti altri.

La sua produzione è molto ricca e accompagnata dalla decisione di non “sedersi mai sull’ultima nascita poetica”, ma di proseguire nel cammino evolutivo artistico rinnovando lo stile, combinando e selezionando le parole senza mai perdere la dinamica interna, unificando ragione e sentimento in un universo poetico disciplinato e coinciso. Tra il 1980 e il 1986 è una delle pioniere della Fondazione Culturale dello Stato, coordina la “Coleção dos Novos” ed è responsabile del progetto di creazione dell’allora Centro de Estudos de Literatura. Nel luglio 1986 passa a dirigere la Fondazione Casa di Jorge Amado con lo scopo di diffondere nel Brasile e nel mondo l’opera del più illustre degli scrittori brasiliani e di promuovere eventi culturali.

In quegli anni è anche   responsabile della rubrica “Linha D’Agua”,  spazio riservato a materie sulla vita culturale della città, nel giornale “A Tarde”, il quotidiano più importante dello stato di Bahia. La poliedricità è un tratto marcante della produzione di Myriam e la sua volontà di rinnovarsi nella scrittura la porta a toccare vari generi. Si dedica anche alla prosa e tra le sue opere biografiche ricordiamo opere che hanno riscattato figure importanti. “Leonidia, a musa infeliz do poeta Castro Alves” (Leonidia, la musa infelice del poeta Castro Alves) è la raffinata ricostruzione della biografia di Leonidia (1844-1927), musa romantica del poeta Castro Alves che conosce la pazzia e la solitudine dei sanatori a causa del suo amore sfortunato. Il libro costituisce l’appassionato risultato di ricerche decennali ed è arricchito da fotografie, poesie e documentazione d’epoca.  Ricordiamo poi una biografia su Jorge Amado e il libro “Luis Gama” (2005), omaggio a una delle figure più importanti nella storia dell’abolizione della schiavitù in Brasile. Poeta satirico vissuto nel 1800, chiedeva il riconoscimento della matrice africana nella formazione della cultura brasiliana.

Ma nella costruzione dell’opera letteraria di Myriam Fraga è la Poesia ad assumere il ruolo più rilevante, punto più alto della sua creazione. “La poesia di Myriam Fraga si inserisce in una linea non di tono confessionale. E’ una Poesia di grande forza espressiva, epica e drammatica e si colloca in costante stato di attenzione per cogliere e accogliere i residui degli avvenimenti che costituiscono la storia collettiva attraverso i suoi personaggi e i suoi miti”. Cosi scrive  Evelina Hoisel, che insieme a Cassia Lopes ha curato il bel volume “Poesia e Memória. A Poética de Myriam Fraga” (Ed. Edufba, 2011), che racchiude i testi del “Seminário Myriam Fraga”, promosso dalla ALB nel 2008, lo stesso anno in cui Fraga lancia il suo libro “Poesia Reunida”. 

Un alto momento della sua lirica si trova nel libro “Femina”: <<Poesia è coisa de mulheres, um serviço usual, reacender de fogos / Nas esquinas da morte enterrei a gorda placenta enxundiosa e caminhei serena sobre as brasas>> (La poesia è cosa di donne, un servizio usuale, un riaccendere i fuochi / Negli angoli della morte ho interrato la grassa placenta untuosa e ho camminato serena sulle braci) . Così inizia la poesia “Ars poetica” e tutta l’opera è dedicata all’universo femminile re-inventato attraverso il mito.

La pazienza del filare, del tessere e ritessere, del tempo, dell’attesa: la scrittrice saggista Judith Grossman, a questo proposito disse che lì vi sono “tutte le donne del mondo”. Ma quella di Myriam non è una donna passiva, solo in attesa. No, è una donna di carne e sangue, di una fisicità piena di dignità che rompe lo stereotipo e lancia un messaggio nuovo nei versi di  Penélope: <<Hoje desfiz o último ponto / A trama do bordado. /No palácio deserto ladra o cão /. (...). O ciclo está completo, a espera acabada / Quando Ulisses chegar / A sopa estará fria.>> (Oggi ho disfatto l’ultimo punto/ La trama del bordo. /Nel palazzo deserto latra  Il cane. (...). Il ciclo è completo, l’attesa finita/ Quando Ulisse arriverà /La zuppa sarà fredda).  

I suoi versi sono forti, vibranti, privi di retorica  e costruiscono il clima dell’incanto poetico con tematiche del quotidiano e non solo. Infatti il suo “io” lirico cerca sempre di integrarsi con l’”io” cosmico, la sua poesia è marcata dal conflitto tra l’individuale e il collettivo, è una ricerca della propria individualità attraverso gli altri esseri umani cavalcando  trasversalmente passato, presente e futuro. Compie un salto che le permette di immergersi non solo nel femminile, ma nell’umano tutto.

Myriam  parte da sé stessa e assorbe gli stimoli del mondo non come semplice spettatrice, ma come testimone esprimendo il suo canto solidale e solitario. Solitudine e comunione sono in realtà i  punti estremi della sua creazione artistica. Da “Marinhas” (1964) a “A Ilha” (1975) ritroviamo spesso la tematica del mare che bagna la sua poesia con una presenza viva e udibile. “Viver è un naufragio sempre repetido” (vivere è un naufragio sempre ripetuto). E’ il profano e il sacro della Baia de Todos os Santos tanto che il mare sembra circondare la città di Salvador, preservarla e imporle il mistero dell’isola.

E’ un’immagine ricorrente, metafora del percorso stesso della vita, di una vita quotidiana determinata e disciplinata: <<O que o sustenta è o centro onde se apoia o compasso / Ele mesmo faz a rota da orbita que não ultrepassa>> “Ciò che lo sostiene è il centro dove si appoggia il compasso / Esso fa la ruota dell’orbita che non oltrepassa”. Dirà Jorge Amado, commentando il libro “A Ilha”, che “il mondo della poetessa Myriam Fraga , interno ed esterno è l’isola, isolata nel mare, persa nella notte, fissa nell’orizzonte, senza altre frontiere oltre alla solitudine. Ma sarà realmente così? La visione dell’autrice a volte non trascende da questa predestinazione di precipizio? Credo di si, (...)  credo che la luce delle stelle rompe la solitudine come lei stessa dice nel verso <<Viver è semear-se>> (Vivere è seminarsi) e l’isola diviene subito un arcipelago , le isole si moltiplicano”  

Un’altra tematica presente nell’opera di Myriam Fraga è il tempo, tempo che viene da lei trasfigurato e rappresentato nell’assoluto: <<Guardo a memoria do mundo e amadureço / Intemporal e eterna no que teço>> (Conservo la memoria del tempo e maturo / A-temporale e eterna in ciò che tesso). E’ un tempo che le permette di affrontare temi e personaggi vissuti in altre epoche che ben si sposano con l’epoca presente perché i conflitti e i sospiri dell’essere umano in fondo sono sempre uguali. L’opera “Sesmaria” ha come temi fatti e figure della storia coloniale brasiliana, con i sanguinosi episodi della invasione olandese.

Qui il mare è leggenda e mito, nella cronaca della scoperta della terra di Bahia, del suo popolamento, dei vari lusitani e caboclos audaci. Profeti, poeti e guerrieri si uniscono nel cantico ri-creatore di quella terra che ha sempre sensibilizzato poeti e cronisti. Myriam ricrea e interpreta la realtà usando un patrimonio raccolto dalla foresta dei simboli, attingendo al patrimonio mitico della religione afro-brasiliana, ai miti dell’antica Grecia e della Bibbia. Miti reali e inventati, tutti entrano nella sua creazione poetica e ne escono trasformati e ricreati. Lavora con i miti iniziali come se, attraverso loro, ricercasse la storia interiore dell’essere umano. 

Ad esempio in “Os Deuses Lares” compie un viaggio poetico delegando a Penelope il potere della parola per registrare l’angustia di essere davanti alla solitudine e all’incertezza. Si tratta, però,  di una parola multipla perché è anche quella di Ulisse, colui che non ritorna, colui che è da solo nella vastità dei mari. La voce lirica di Myriam Fraga non sembra collocarsi al servizio dell’io individuale; infatti non si preoccupa di parlare della sua soggettività, fatto inusuale nella poesia femminile. Elabora una poesia che interpreta la vita e la condizione umana a partire da una visione simbolica attraverso un linguaggio che si basa sulle grandi costruzioni archetipiche.

Quando ci parla di amore, di morte, del tempo o della natura assume sempre una posizione di distanza in relazione al proprio io, non le interessa la poetica come registro di confessioni personali. Capta i sentimenti degli esseri umani utilizzando punti di osservazione costruiti a partire dalla mitologia, dalle leggende: sedimenta nel testo un humus culturale che le fornisce elementi per l’interpretazione del mondo. Da qui nasce una poesia colta, ma mai pretenziosa, che scrive per fissare i due poli della sua creazione, da lei definita  come “passione di esplorare i miei labirinti e forse un giorno possibilità di liberare il mostro, decifrare l’enigma”

<<Revesti-me de mistério / Por ser frágil, /Pois bem sei que decifrar-me / É destruir-me. / No fundo, não me importa / O enigma que proponho. / Por ser mulher e pássaro / E leoa, /  Tendo forjado em aço As minhas garras, / É que se espantam E se apavoram. / Não me exalto. /Sei que virá o dia das respostas e profetizo-me clara e desarmada. / E por saber que a morte /  E a última chave, /Adivinho-me nas vítimas que estraçalho >> (Mi rivestii di mistero /per essere fragile /perchè so bene che decifrarmi /E’ distruggermi. / In fondo, non mi importa / L’enigma che propongo. /Per essere donna e uccello / E leonessa /avendo forgiato in acciaio le mie prese / E’ che si spaventano e si impauriscono /Non mi esalto / So che verrà il giorno delle risposte / E mi profetizzo chiara e disarmata / E sapendo che la morte / E’ l’ultima chiave / mi indovino nelle vittime che frantumo. (La Sfinge).
 


 
Antonella Rita Roscilli, brasilianista e giornalista. Si dedica alla divulgazione di cultura e attualità del Brasile e Paesi dell’Africa lusofona. Laureata in Lingua e Letteratura Brasiliana presso “La Sapienza”, Università di Roma, è Mestre em Cultura e Sociedade presso la Ufba. Biografa della memorialista Zélia Gattai Amado, ha pubblicato le opere Zélia de Euá Rodeada de Estrelas (ed. Casa de Palavras, 2006), Da palavra à imagem em “Anarquistas, graças a Deus” (ed. Edufba/Fapesb, 2011). Ha curato in Italia la post-fazione dell’edizione di Un cappello di viaggio (ed. Sperling &Kupfer) di Zélia Gattai. Corrispondente per l'Italia della "Fundação Casa de Jorge Amado" di Salvador (Bahia). Membro corrispondente dell'ALB (Academia de Letras da Bahia) e Socia correspondente dell’IGHB (Instituto Geográfico e Histórico da Bahia).