L'ideale socio-politico di Jorge Amado attraverso la sua opera letteraria
Antonella Rita Roscilli
Pablo Neruda,Jorge Amado e Luis Carlos Prestes nel 1945
Il grande scrittore brasiliano Jorge Amado (1912-2001) nella sua opera ha mostrato il volto del Brasile e il contradditorio sistema sociale, ridando il giusto valore a culture negate come quella degli afro-discendenti, che è invece parte fondamentale della cultura brasiliana. Ha spalancato la finestra del Brasile sul mondo: i suoi libri, tradotti in 48 lingue, affascinano milioni di lettori e nascondono profondi significati socio-politici. L'obiettivo della sua opera era scrivere per un grande numero di lettori allo scopo di liberare la letteratura brasiliana dal dominio della élite al potere. Per questo trovò le proprie radici nella tradizione popolare nordestina e nell’estetica del realismo critico e di denuncia.

Da Il paese del carnevale (1931), primo romanzo pubblicato quando aveva solo 18 anni, a Cacao (1933), fino alla trilogia del 1954 I sotterranei della libertà (composta dai romanzi Tempos difíceis, Agonia da noite e A luz no fundo do túnel), i suoi libri hanno accompagnato da vicino le trasformazioni della sinistra brasiliana. Nel lavoro e nella vita ebbe accanto per 56 anni una persona speciale: Zélia Gattai, figlia e nipote di anarchici italiani emigrati in Brasile. Con lei condivise tutto, dalla revisione dei libri all’amaro esilio che li vide fuori del Paese per cinque lunghi anni.

Si conobbero nel 1945, durante il 1° Congresso degli Scrittori Brasiliani, a São Paulo e Amado se ne innamorò subito. Nel libro Navigazione di Cabotaggio (Mondadori, 2005) ricorda:
“Mi innamorai di Zélia e lo dissi al poeta Paulo Mendes de Almeida, mio e suo amico, indicandola tra le tante che venivano ad ascoltare i dibattiti, e molte per avere storie con me. Dissi - Quella sarà mia moglie - . Paulo rise e rispose: - Quella chi? Zélia? Mai, non è una donna per te, è onesta, non è di quelle che tu seduci, dimenticala! ”. Zélia era reduce da un matrimonio finito presto e Amado si era separato dalla moglie Matilde Garcia Rosa. Lui non desisté: in sei mesi Zélia accettò la sua corte e divenne compagna di discussioni e sogni. Andò ad abitare con lo scrittore e non si lasciarono più. Complice di viaggi e avventure, divise col marito la passione per la letteratura. Divenne scrittrice con il libro di memorie Anarchici, Grazie a Dio (Sperling e Kupfer, 2001) che raccontava le memorie della sua infanzia. 
 
Otre all’amore li unì l’ideale politico, l’ideale della libertà, della democrazia, degli uguali diritti e del rispetto per tutti gli esseri umani. “Ero affascinata da quell'uomo intelligente e coraggioso. Scriveva, lo imprigionavano, lui usciva, continuava a scrivere e a fare politica. Lo rimettevano in galera, usciva e continuava. Io avevo letto tutti i suoi libri”, mi disse Zélia Gattai in una intervista... e gli occhi le brillarono (A.R.Roscilli Zélia de Euà rodeada de estrelas, Salvador: Casa de Palavras, 2006).  

Nei primi anni '30 Jorge studiava  Scienze Giuridiche e Sociali a Rio de Janeiro, ma le sue passioni erano il giornalismo e la letteratura. Nel 1932, convinto da Rachel de Queiroz, divenne militante politico del Partido Comunista Brasileiro (PCB), il cui leader era il comandante Luiz Carlos Prestes. La società brasiliana viveva un periodo tumultuoso con la “Rivoluzione del '30” e l’ascesa di Getúlio Vargas alla presidenza. Nel 1936 Jorge venne imprigionato per la prima volta a Rio de Janeiro, accusato di aver partecipato alla “Intentona Comunista”, un tentativo di golpe contro il governo di Vargas realizzato dal Partido Comunista Brasileiro in nome della Aliança Nacional Libertadora. Appena libero, fece un lungo viaggio per il Brasile e venne di nuovo arrestato. Liberato nel 1938, si trasferì a São Paulo. 

Nei primi anni ‘40, per fuggire alla polizia politica di Vargas, andò in esilio a Buenos Aires e a Montevideo (1941/42). In quel periodo pubblicò il libro ABC de Castro Alves, una biografia del grande poeta baiano Antônio Castro Alves (1941) e la biografia del leggendario comunista Luiz Carlos Prestes, dal titolo  O Cavaleiro da Esperança (1942), pubblicato in spagnolo a Buenos Aires e proibito in Brasile. Rientrato nel suo Paese venne di nuovo arrestato, con carcere domiciliare a Salvador. Tornato in libertà, l’anno dopo, diede alle stampe Terras do Sem fim (1943), il primo libro ad essere pubblicato e venduto dopo sei anni di proibizione delle sue opere. Seguirono São Jorge dos Ilhéus (1944) e un testo sulla città di Salvador, Bahia de Todos os Santos (1945). Nel 1945 fu eletto deputato federale per il PCB, come rappresentante dello Stato di São Paulo ed entrò a far parte dell’Assemblea Costituente.

Assunse il mandato l’anno successivo e divennero leggi alcune sue importanti proposte tra cui quella per la libertà dei culti religiosi. Il mandato durò due anni poiché il maresciallo Eurico Gaspar Dutra, allora presidente (1946/51), mise fuorilegge i partiti di sinistra. In quegli anni Amado pubblicò il romanzo Seara Vermelha (1946) e un pezzo teatrale intitolato Amor do Soldado (1947). Perseguitato, abbandonò nuovamente il Brasile e viaggiò in diverse parti del mondo, svolgendo un’azione sistematica di denuncia della realtà politica brasiliana. Insieme a Zélia e al loro primo figlio João Jorge, conobbe l’Unione Sovietica e i paesi dell’Europa Occidentale dove vissero esiliati, a Parigi (1948/50) e a Praga (1951/52). Qui nacque Paloma, la seconda figlia. Durante l’esilio pubblicò il libro O mundo da Paz (1951). 
 
 Rientrarono in Brasile nel 1952. Erano gli anni della guerra fredda nel mondo e delle dittature in America Latina (in Brasile al potere c’era nuovamente Getúlio Vargas). Uscito dal PCB nel 1955, Amado aprì una nuova fase della sua opera ampliando le tematiche narrative e incorporando nella prosa elementi come il lirismo e l’ironia. I libri successivi al periodo della militanza politica, pur continuando a ruotare su personaggi socialmente emarginati, rivelano, infatti, una prosa fantastica che descrive i costumi e le tradizioni di Salvador. Questa seconda fase si aprì nel 1958 con il romanzo Gabriela, Cravo e Canela, uno dei suoi maggiori successi internazionali, tradotto in 33 lingue.

Seguirono cronologicamente A morte e a morte de Quincas Berro d’água (1961), Os velhos marinheiros ou Capitão de longo curso (1961), Os pastores da Noite (1964), Dona Flor e seus dois maridos (1966), Tenda dos Milagres (1969), Tereza Batista Cansada de Guerra (1972), Tieta do agreste (1977), Farda, Fardão e camisola de dormir (1979), Tocaia Grande (1984), O sumiço da Santa (1988), A descoberta da América pelos turcos (1992), Milagre dos pássaros(1997), ecc. Sono testi che incantano il lettore straniero per il lato esotico, ma Amado incontrò, forse, un nuovo modo per esprimere i suoi ideali.

Utilizzò, a volte, l'amore e le storie baiane come metafora per continuare a lanciare il suo messaggio socio-politico, non più diretto come nella prima fase, ma sottile e arricchito da elementi popolari, che lo rendevano inattacabile da qualsiasi tipo di censura.Tra l’immaginazione delle storie, il montaggio dei personaggi e la prospettiva della narrazione, continuò ad esprimere, infatti, una profonda critica sociale e politica ad un immenso Paese che negli ultimi dieci anni è migliorato, grazie al nuovo corso politico, ma ancora oscilla tra l’arcaico e il moderno, tra il medioevo e il capitalismo, permeato da un razzismo sociale che esalta le origini europee, ma nega e disprezza, spesso, la cultura indigena e afrobrasiliana. Amado si fece portatore della cultura della mistura, della cultura afro che l’élite brasiliana aborrisce e utilizzò frasi provocatorie e piene di verità dicendo che in ogni brasiliano bianco scorre sangue africano nelle vene.

La scoperta della religione del candomblé e il contatto con le tradizioni afro, la cucina baiana, “o jeito de ser baiano” (il modo di essere baiano), la storia della schiavitù africana, lo portarono a sviluppare una visione specifica del Brasile e di Salvador, la città che cantò in molti libri, con i suoi misteri, i drammi sociali, i sorrisi, le danze, il mare. Era giunto in questa città nel 1922, all'età di dieci anni, per frequentare il collegio Antonio Vieira, ove rimase fino al 1923, quando fuggì per raggiungere nel Sergipe il nonno paterno. Il viaggio a piedi durò quasi due mesi e utilizzò ogni mezzo di trasporto, incontrando persone di tutti i tipi. Fu ricondotto da uno zio al collegio e rimase a Salvador fino al 1929, quando si trasferì a Rio de Janeiro.

Quegli anni anni nella capitale baiana furono ricchi di esperienze: “Vivevo dappertutto, nel mercato di Agua dos Meninos, al mercato di Sete Portas, mangiavo sarapatel e maniçoba. Frequentavo bordelli, feste popolari, feste di strade, mangiavo pesce con i marinai” (Itazil Benicio dos Santos. Jorge Amado: retrato incompleto”, Rio de Janeiro: Record, 1993, p. 73). Abitava in un caseggiato al Pelourinho e ottenne un impiego come reporter al Diario da Bahia. Lavorò poi come giornalista nelle riviste A Luva, Dom Casmurro, Para Todos e O Imparcial. Nel 1929 con Edison Carneiro e Dias da Costa scrisse la novella Lenita e si unì ad un gruppo di intellettuali rivoluzionari con cui fondò l' Academia dos Rebeldes che cercava “un’arte moderna, senza essere modernista”. Fondò due riviste: Meridiano e O Momento

La convivenza con il cosiddetto Movimento del '30 marcò profondamente la sua personalità e la preoccupazione con i problemi sociali. La città di Salvador lo ispirò a scrivere cinque romanzi: nel 1931 pubblicò Il Paese del carnevale; nel 1934 Sudore. L'anno dopo lanciò Jubiabà che divenne un successo internazionale e fu elogiato dallo scrittore Albert Camus.  Nel 1936 pubblicò uno dei libri più lirici: Mar Morto, che ispirò l’amico Dorival Caymmi a comporre la musica E’ doce morrer no mar di cui Jorge scrisse le parole. In Capitani della spiaggia (1937) ritroviamo la città dell'epoca: le strade, le chiese, i terreiros, il porto, i tram, i marinai, la città bassa, ma al centro c'è l'essere umano, la realtà dei ragazzi di strada che divengono protagonisti ed eroi, simbolo di denuncia sociale e allo stesso tempo di riscatto.

Amado nel 1937, insieme al collega dell'Academia dos Rebeldes, Edison Carneiro, giornalista, scrittore, poeta, organizzò a Salvador il 2° Congresso afro-brasiliano, che in parte si opponeva al primo, organizzato da Gilberto Freyre nel 1934 in Pernambuco, a Recife. Questa opposizione, secondo la testimonianza dello scrittore Waldir Freitas Oliveira, nasceva dal fatto che a Salvador c'erano altre idee sui problemi della popolazione afro-discendente. “Non concordavamo integralmente con la concezione di Gilberto Freyre sulla formazione sociale del Brasile e con la sua teoria sulle relazioni sociali.”(Oliveira, W.F. As pesquisas na Bahia sobre os afro-brasileiros. 2004). Edison Carneiro, grande conoscitore della cultura yoruba, aprì il Congresso l'11 gennaio con le seguenti parole: “Questo Congresso vuole occuparsi dell'influenza africana nello sviluppo del Brasile, dal punto di vista storico, etnografico, antropologico, sociologico, del diritto e della psicologia sociale. Insomma, di tutti i problemi di relazioni di razza nel Paese. E' prevalentemente scientifico, ma anche prevalentemente popolare".
 
Il Congresso non riunisce solo lavori di specialisti e intellettuali brasiliani e stranieri, ma interessa la massa popolare, tutte le persone legate alla vita artistica, economica, religiosa del Negro del Brasile, per tradizioni culturali, per attivismo o per qualsiasi altra ragione”. E Amado nel suo discorso sottolineò che la produzione accademica degli specialisti in studi afro-brasiliani rompeva con la “vergogna” e la “codardia” degli intellettuali brasiliani, nel “riconoscere e studiare il contributo del negro alla formazione del senso nazionale (…) e del contributo del lavoro, dell' intelligenza del negro alla formazione del Brasile”( In: Vários autores. O Negro no Brasil: trabalhos apresentados ao 2º Congresso Afro-Brasileiro reunido -Bahia- de 1937. Civilização Brasileira, Rio de Janeiro, 1940, p. 325-326). Uno dei risultati del II Congresso fu la creazione a Salvador della União das Seitas Afro-Brasileiras da Bahia.

Nel giornale Estado da Bahia del 17 dicembre di quello stesso anno, a pagina 3 leggiamo: “Il 19 novembre 1937 davanti alla Escola de Aprendizes Marinheiros, nella città di Salvador, sono stati bruciati libri giudicati come sovversivi e simpatizzanti del pensiero comunista: 808 esemplari di Capitani della spiaggia, 223 esemplari di Mar Morto, 89 esemplari di Cacao, 93 esemplari di Sudore, 267 esemplari di Jubiabà, 214 esemplari de Il Paese del Carnevale. Tutti i libri sono stati ritirati dalle librerie Editora Baiana, Catilina e Souza e si trovavano in perfetto stato”. Censurato e perseguitato fin dalla sua pubblicazione, Capitani della spiaggia vide la luce durante la nascita dell' “Estado Novo”, il 10 novembre 1937. Prima del golpe il Brasile era ufficialmente in stato di guerra con censura, prigionia politica, negazione dei diritti e della libertà. Lo sforzo del ministro dell' Educazione Gustavo Capanema e di tutta una rete di istituzioni che includevano il Dipartimento di Stampa e Propaganda (DIP), mosse molti scrittori a seguire il progetto getulista di un' arte celebrativa della patria, di dio e della famiglia, oltre ad una esaltazione del folclore.

Ma ci furono scrittori che seguirono l'arte della denuncia sociale, il “romanzo proletario”, la poesia sociale. A causa del loro carattere contestatorio e per denunciare il conservatorismo nella letteratura che idealizzava le relazioni di classe, questi testi sperimentarono la violenza del potere. Nel 1935, a partire dalla nascita dell'Aliança Nacional Libertadora (ANL), scrittori, artisti, editori, giornalisti e intellettuali dell'opposizione vennero definiti come comunisti e pericolosi per lo stato. Nel caso di Jorge Amado, i problemi cominciarono prima: Cacao già aveva sperimentato la censura, ma una volta cessato il provvedimento, nel 1933 il romanzo vendette 2000 copie in soli 40 giorni.
 
Autore definito sovversivo, Amado assistette in prigione alla pubblicazione di Mar Morto.  Imprigionato di nuovo il 6 novembre 1937, venne informato in prigione del rogo pubblico dei suoi libri tra i quali Capitani della spiaggia. Il rogo lascia ben chiaro il riconoscimento della forza comunicatrice della narrativa amadiana, una forza che viene dal progetto di costruire una letteratura politica.Dall'inizio della decade, l'autore era stato messo all'indice dal regime, per aver scritto libri con riferimenti espliciti al mondo del lavoro e all'esclusione sociale. Il romanzo amadiano guarda alla base della società gettando luce sui margini per scoprire e costruire l'umano. Il centro della narrativa è la rappresentazione dell'altro in termini di classe, genere e etnia. Al centro c'è il dramma di persone non rispettate nei loro diritti basilari, ma che alzano la testa per affrontare le avversità provenienti da strutture sociali escludenti.

Sono personaggi come Sergipano di Cacao, Linda di Sudore, Balduino di Jubiabà, personaggi i cui gesti e parole non solo si inseriscono nelle lotte storiche, ma propongono una “pedagogia dell'indignazione”. Amado scrive per denunciare, dà la giusta dignità a persone e culture calpestate dallo sfruttamento economico, dal razzismo di classe o di colore. Per la prima volta nella letteratura brasiliana c'è un nero (Antonio Balduino di Jubiabà) trattato come eroe in tutte le tappe della sua formazione, dall'infanzia di orfano, a ragazzo di strada alla maturità di cittadino, che conquista con sforzo la coscienza dell'antagonismo tra le classi sociali.

Lo stesso atteggiamento è ripreso in Capitani della spiaggia. I protagonisti, capeggiati da Pedro Bala, nascono come vittime di una società oppressiva e ipocrita dove l'elite, i previlegi e il conservatorismo bloccano l'uguaglianza dei diritti sociali ed economici. La violenza dei ragazzi è avvertita, perciò, come giusta e necessaria, come risposta alla violenza sociale, patita da larga parte del popolo. Il valore dei meninos aumenta con il dramma di Sem Pernas che preferisce il suicidio al riformatorio, con il senso di colpa di Pedro Bala quando pensa alla sua vittima, con le letture ad alta voce di João José, l'unico che sa leggere e ha il ruolo di creare coscienza attraverso la lettura.

Con lui leggere e narrare diventano atti politici. Amado conferisce ai ragazzi dignità: sono solidali tra loro, leggono, ascoltano, apprendono la forza rivoluzionaria della parola, capace di trasformare minori abbandonati in cittadini coscienti. Nella fuga di Pedro Bala dalla prigione e nel tuffo nell'oceano per seguire il cadavere della sua amata, nel volo della morte di Sem Pernas che salta dalla città alta e ricca verso la città bassa e povera, ritroviamo una romanzesca discesa agli inferi preparatoria al riconoscimento definitivo dei personaggi. La disuguaglianza che genera i ragazzi di strada è la stessa che produce il cangaceiro (Volta Seca), il marginale urbano (Gato) e l'attivista politico (Pedro Bala). I ragazzi diventano adulti, ma la tensione che li oppone alla società persiste e esige da loro nuove armi.
 
Così la delinquenza infantile cederà il posto al coinvolgimento proletario, grazie alla nascita di una coscienza sociale. Il riconoscimento definitivo dei personaggi si ha nel momento in cui il gruppo avanza verso le lotte sindacali e politiche. E' la ribellione di una classe sociale che alza che la testa: questo era il “salto” sognato da Jorge Amado nel 1937. Non solo Amado fa dell'ingiustizia, causata dalla disuguaglianza, il nucleo del romanzo, ma vuole parlare degli esclusi, porli al centro, portandoli verso la lotta di classe.

La repressione dell'Estado Novo non riuscì ad interrompere il cammino del suo libro. 75 anni dopo rimane giovane e vivo nel Paese di Candelária e Carandirú. Dal libro venne tratta una miniserie trasmessa da Rete Bandeirantes nel 1989 e alla fine del 2011 nelle sale brasiliane è uscito un film diretto da Cecília Amado. E così le opere di Jorge Amado costituiscono un documento prezioso per conoscere storie, persone, culture del Brasile: “Non ho desiderato altro che essere uno scrittore del mio tempo e del mio Paese. Non ho preteso e non ho mai tentato di fuggire dal dramma che viviamo. Non ho mai preteso di essere universale, se non essendo brasiliano e sempre più brasiliano. Potrei anche dire, sempre più baiano, sempre più uno scrittore baiano” (J. Amado. Jorge Amado na Academia.
São Paulo: Martins, 1961, p. 23).
 
Pubblicato originalmente in: Sagarana, Rivista Letteraria diretta da Julio Monteiro Martins, n. 41, Numero Speciale 10 anni (Ottobre 2010)



 

Antonella Rita Roscilli è brasilianista e giornalista. Si dedica alla divulgazione di cultura e attualità del Brasile e Paesi dell’Africa lusofona. Laurea in Lingua e Lett. Brasiliana presso “La Sapienza”, Università di Roma. Mestre em Cultura e Sociedade (Facom-Ufba). Biografa della memorialista Zélia Gattai Amado, ha pubblicato le opere Zélia de Euá Rodeada de Estrelas (ed. Casa de Palavras, 2006), Da palavra à imagem em “Anarquistas, graças a Deus” (ed. Edufba/Fapesb, 2011). Ha curato la post-fazione dell’edizione italiana di Un cappello da viaggio (ed. Sperling &Kupfer) di Zélia Gattai. Collaboratrice della "Fundação Casa de Jorge Amado" di Salvador (Bahia). Membro corrispondente dell'Academia de Letras da Bahia e dell'Instituto Geográfico e Histórico da Bahia.