III Edizione di UnArchive Found Footage Fest a Roma: il riuso creativo delle immagini
Antonella Rita Roscilli
L’ Orto Botanico di Roma ha ospitato la conferenza di presentazione della III edizione di UnArchive Found Footage Fest che tornerà a Roma dal 27 maggio al 1° giugno 2025 con più di 100 opere in mostra e diverse novità. Diretto da Marco Bertozzi e Alina Marazzi, ideato e prodotto dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS (AAMOD), il festival è divenuto ormai un punto di riferimento internazionale dedicato alle pratiche di riuso creativo delle immagini d’archivio.

L’ispirazione di quest’anno è la rigenerazione, intesa come capacità delle opere audiovisive di vivere molteplici esistenze attraverso il recupero, l’innovazione tecnologica e il gesto artistico, come ha ben ricordato Marco Bertozzi: ”il found footage definisce identità mobili, sovvertendo identità rigide, ove l’aspetto laboratoriale emerge in maniera potente, modo in cui possiamo usare il nostro immaginario, ma l’suo degli archivi oggi è anche ecologico”.

Ed infatti, il simbolo di questa edizione si lega alla Natura che respira, che evolve, che si ricicla. Dall’immagine che bruciava nella IIa edizione, si è passati ora al simbolo dei fiori, ideato dall'artista Gianluca Abbate. “In un immaginario fatto di fiori che si aprono e materia in trasformazione, le fiamme lasciano spazio ai fiori: il fuoco che bruciava diventa linfa per una nuova fioritura. La primula rossa e i papaveri, legati alla memoria e alla rinascita, emergono come emblemi di questa trasformazione. L’immagine del festival mostra che ogni Liberazione porta con sé nuovi germogli”.
                                              
Il festival abbraccia l’idea che l’archivio non sia un contenitore statico, ma un organismo vivo che evolve e ispira noi stessi come ha affermato il direttore organizzativo Luca Ricciardi sottolineando come nel cuore di Trastevere si assisterà ad una giostra di incontri cinematografici, semplice e umile “incontri e condivisione senza tappeti rossi. Ma come in una giostra, troveremo una casa degli specchi, luogo in cui ci frammentiamo, ci dilatiamo, ci restringiamo, insomma un luogo in cui possiamo perderci per poi ritrovarci”.
                                         
                                           
                                            Foto di A.R.R.

Fulcro del festival è il Concorso Internazionale, che accoglie venti opere realizzate negli ultimi tre anni, dieci lungometraggi e dieci cortometraggi, tutte incentrate su forme libere e innovative di riuso d’archivio. I premi assegnati saranno tre: il riconoscimento generale UnArchive Award, il premio per il miglior lungometraggio e quello per il miglior cortometraggio. La giuria internazionale del Concorso quest’anno sarà composta dal maestro del documentario Eyal Sivan; dalla regista e direttrice del Centro Sperimentale di Cinematografia (sede Sicilia) Costanza Quatriglio, e dall’artista visiva sperimentale Federica Foglia,  attiva tra il Canada e l’Italia. La giuria degli studenti, provenienti da università, accademie di belle arti e scuole di cinema, sarà presieduta dal documentarista Agostino Ferrente.
 
Le opere in concorso raccontano un mondo variegato e profondamente connesso alla memoria collettiva. Tra i lungometraggi si segnalano il viaggio meditativo sui treni di Trains di Macie J. Drygas, la protesta contro l’assassinio del leader congolese Patrice Lumumba in Soundtrack to a Coup d’Etat di Joahn Grimonprez, la potente operazione di recupero della memoria palestinese di A Fidai Film di Kamal Al Jafari, la memoria recuperata della dittatura del Paraguay in Under The Flag, the Sun di Juanjo Pereira.
 
Nella sezione dedicata ai cortometraggi, in Razeh-del, Maryam Tafakory rievoca un “film immaginato” nell’Iran degli anni ’90. In Siluman di Paula Albuquerque, il cinema coloniale è messo in crisi dal punto di vista delle lavoratrici invisibili. L’immersione nella memoria familiare e culturale avviene in In the Flanders Field di Sachin. Tra i grandi nomi in competizione tra i cortometraggi, Leos Carax che presenterà la sua riflessione artistica-personale It’s not me.
 
Accanto al concorso, tornano sezioni che hanno caratterizzato le passate edizioni. In Panorami Italiani, autori come Parenti-D’Anolfi, Sara Fgaier e Samuele Rossi. Una fiorente generazione di cineasti italiani è inoltre protagonista della selezione "short", che dimostra l’attenzione crescente verso il riuso d’archivio come pratica artistica viva. 
In Frontiere opere da Cina, Iran, Palestina, Algeria, Portogallo e Bosnia.
 
Tra gli ospiti attesi ricordiamo il ritorno di Bill Morrison con il suo cineconcerto darker scritto con il premio oscar David Lang accompagnato da un ensemble di archi dell’Auditorium Parco della Musica diretto da Tonino Battista. La sezione Eventi Speciali si apre con un omaggio a Andrei Ujică. A raccontare il lavoro di Ujica, anche lo spazio per una sua masterclass in collaborazione con CSC - Centro Sperimentale di Cinematografia, moderata dallo storico e critico del cinema Emiliano Morreale.  
 
UnArchive coinvolge una rete articolata di spazi nel cuore di Trastevere e oltre. I luoghi di incontro da sei, quest'anno sono passati a dieci: dal Cinema Intrastevere alla Real Academia de España, dalla Casa Internazionale delle Donne all’Orto Botanico, dalla libreria Zalib allo Spazio Scena, dal Live Alcazar fino all’ Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.
 
Non mancano i momenti di riflessione e approfondimento con panel e masterclass. Tra questi, “Animare gli archivi” analizza il rapporto tra animazione e materiali preesistenti, mentre “A.I. – Archive Intelligence” affronta le sfide poste dall’intelligenza artificiale al riuso delle immagini. Le masterclass (oltre ad Andrei Ujică anche Federica Foglia) offrono ancora  agli studenti e al pubblico un’occasione unica di confronto diretto. 
 
In occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, il Festival, in collaborazione con Home Movies, presenta il progetto La Liberazione, un film di famiglia, costruito con immagini amatoriali che raccontano la caduta del fascismo e i giorni della libertà.

Nasce infine la Rassegna Riuso di classe, che riprende le le precedenti edizioni, con la raccolta di film prodotti in ambito universitario e accademico da autori under 35. Un segnale chiaro della vitalità e dell’interesse che il cinema d’archivio suscita tra le nuove generazioni.
  
La chiusura del festival, domenica 1° giugno, sarà affidata ad Edgar Reitz, autore fondamentale della memoria cinematografica europea, che presenta Subject: Filmmaking, un film costruito sui materiali dei laboratori scolastici da lui condotti. L'opera sarà introdotta dallo storico del cinema Giovanni Spagnoletti.
 
UnArchive Found Footage Fest è realizzato in collaborazione con Archivio Luce, CSC - Cineteca Nazionale, con il patrocinio del Comune di Roma - Assessorato alla Cultura, con il sostegno di American Academy in Rome, Fondazione Musica per Roma, Delegazione del Quebec a Roma, Real Academia de España en Roma, Ambasciata del Portogallo a Roma, Camões – Instituto da cooperaçao e da língua Portugal, Istituto Polacco a Roma, Università IULM, John Cabot University, Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) e di altre istituzioni pubbliche e private.
 
Programma completo  nel sito di Unarchive Found Footage Fest https://unarchivefest.it/