Ricordo di Gianni Minà: lo sguardo di chi crede in ciò che fa
Antonella Rita Roscilli
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

“Se avrai la recensione pronta, la pubblicheremo non appena esce il libro”: così mi disse sorridendo Gianni Minà quando mi chiese di prepararla per l’impellente uscita della nuova edizione del libro “Anarchici Grazie a Dio” di Zélia Gattai, nella splendida collana “Continente desaraparecido” che dirigeva nella casa editrice Sperling & Kupfer. Era il 2001. Quella recensione doveva uscire nel numero della Rivista “Latinoamerica e tutti i sud del mondo” con cui avevo l’onore di collaborare da qualche tempo. Io gli avevo risposto che già avevo scritto la recensione alcuni anni prima e la conservavo gelosamente nel mio archivio, ma non era stata ancora pubblicata perchè la prima edizione del libro, uscita in Italia nel 1983, era fuori commercio da tanto tempo. Lui sorrise ancora. Incredibile a dirsi, ma la storia di quella recensione appartiene ad una storia vissuta dalla sottoscritta, che sa più di favola che di realtà, eppure è vera. Ma questa è un’altra storia…
 
A Gianni Minà devo molto, devo la conoscenza diretta con una persona speciale: Zélia Gattai, moglie dello scrittore Jorge Amado, di cui nel tempo sarei divenuta biografa. E' uno degli incontri più importanti, forse il più importante della mia vita. Un altro incontro importante lo precedette: fu quello con Gianni Minà, per me Maestro indiscusso. Accompagnato da uno sguardo che si illuminava e illuminava tutto, Gianni Minà diceva tante verità e lo faceva in modo diretto, garbato e intelligente, verità che aiutavano a formare un pensiero critico. Con tenacia e curiosità, riusciva ad allargare con alta professionalità la conoscenza su temi e protagonisti dei quali in Italia poco si parlava, e lo faceva sempre con fatti e fonti attendibili, parole scarne,  puntuali, con una gioia e un amore ìmpari per ciò che faceva.
 
Scarnificava gli stereotipi, li superava e mostrava la realtà dei personaggi, di coloro che erano messi all’angolo da una cultura eurocentrica che non sa, o non vuole, guardare ad altro che non sia l’Europa. Lui, invece, con coraggio, andava avanti. Dimostrava come occorre guardare la Storia e la Geopolitica per capire i movimenti globali, per spiegare e comprendere perché esista un nord ricco e un sud povero, seppur con una Storia importante che va conosciuta, sostenuta e divulgata. Lasciava la Parola all’Altro, dando voce a chi voce qui in Europa normalmente non ne aveva, oppure ne aveva poca.
 
Quando non ha potuto più farlo nella Rai-Radio Televisione pubblica, nella quale è stato vero innovatore, con l' ideazione di programmi quali “Blitz”, e un modo nuovo di fare televisione, ha continuato a farlo fuori, proseguendo a mietere applausi e premi a livello nazionale e internazionale. Tutti lo conoscevano all’estero. Ricordo che in Brasile quando lo nominavo a molti si illuminavano gli occhi. Viene studiato nelle Università, nelle Facoltà di Comunicazione. Ricordo ancora l'entusiasmo di una docente argentina della Facoltà di Comunicazione della UFBA-Università Federale di Bahia, quando ne parlavo con lei.
 
Nel 2007 ebbi il piacere di veder presentato da lui il primo libro che scrissi su Zélia Gattai. Fu al Centro Studi Brasiliani (all’epoca CEB, oggi IGR) dell’Ambasciata del Brasile a Roma, insieme all’allora Ambasciatore del Brasile S. E. Adhemar Gabriel Bahadian. Minà era felice che finalmente si parlasse di Zélia Gattai, e nella sua collana riuscì a pubblicare ben tre libri di questa memorialista, figlia e nipote di emigranti italiani: alla seconda edizione  di “Anarchici Grazie a Dio”, rivista e corredata da foto, seguirono “Un cappello da viaggio” e “Città di Roma”, per la grande gioia di Zélia Gattai e (dal cielo) del suo Jorge Amado, di cui Minà era stato amico. Non dimentichiamo che l’ultima intervista fatta in Italia a questo scrittore brasiliano la dobbiamo proprio a Gianni Minà.
 
Gianni Minà, nel suo lavoro di giornalista e scrittore, oltre ad articoli e libri che sono dei veri capolavori di estetica e contenuto, nei personaggi che incontrava, cercava sempre anche il lato umano. Quel senso di umanità nel rapporto con le persone lo rendeva unico: da "miti" dell’immaginario collettivo, li riportava ad esseri umani e ne coglieva i lati più reconditi, anche più lievi ed ironici. Lo ha dimostrato tante volte anche nella sua trasmissione “Storie”: un modo di fare giornalismo pacato, con gentilezza, mettendo al centro il protagonista, con etica professionale che mai travalicava il senso di misura, mai esprimeva quella smania di apparire in prima persona o in primissimo piano che caratterizza, invece, alcuni suoi colleghi. Si palesavano così le amicizie vere come quella con Chico Buarque de Hollanda, Caetano Veloso, Massimo Troisi, Diego Armando Maradona e molti, molti altri.
 
Gianni Minà sapeva scavare nell’animo umano, ma lo faceva con garbo, con rispetto e aspettava quando capiva che l'intervistato si voleva fermare. Non insisteva, non andava avanti. Questa si chiama etica professionale. Inoltre, conosceva molto bene l’Arte dell’Amicizia, quella vera, quella profonda, dove gli sguardi si incontrano per parlare e discutere, al di là di mero interesse, ma per affetto, e/o anche per la condivisione di un Credo. Lo stesso profondo valore che possiede la sua compagna, sua moglie, il suo grande amore: Loredana Macchietti.
 
Lui, protagonista indiscusso della storia del giornalismo italiano, ci ha lasciato il 27 marzo 2023.
Il suo alto senso umano lo portava ad illuminare, con la parola e l’immagine, personaggi e notizie che, senza di lui, sarebbero cadute nell’oblio. Professionista rigoroso, documentarista e scrittore, ha dedicato l’intera carriera alla causa dei popoli latinoamericani e non solo, ai conflitti delle minoranze, al racconto dei campioni sportivi, dandoci grandi lezioni di etica. Ci ha insegnato il pensiero critico e la difesa dei diritti umani. Per anni ha curato la Rivista “Latinoamerica  tutti i sud del mondo”.
 
Con la sua collana “Continente desaparecido”, tenacemente difesa e mantenuta per diversi anni, ha pubblicato libri preziosi che forse, non sarebbero mai giunti fino a noi, quali “Memoria del buio. Lettere e diari delle donne argentine imprigionate durante la dittatura. Una testimonianza di resistenza collettiva”, e poi autori quali Leonardo Boff, Eduardo Galeano, Frei Betto, Zélia Gattai, Rigoberta Menchu, Luis Sepúlveda, Frei Betto, Alberto Granado, Osvaldo Soriano ecc. Fuori della Rai, continuava a mietere riconoscimenti in tutto il mondo: nel 2007 ricevette il Premio Kamera della Berlinale per la carriera, il più prestigioso premio al mondo per documentaristi. Il docufilm “Gianni Minà, una vita da giornalista”, realizzato dalla moglie Loredana Macchietti, presentato nel 2022 al Festival di Bari, fu l’occasione per il Premio Bif&st alla carriera. Lascia un immenso archivio personale video e audio. Perciò è nata la Fondazione Gianni Minà: il suo progetto Minà’s Rewind merita di essere aiutato e si può fare attraverso il crownfounding lanciato un anno fa. Aiutamolo affinchè rimanga sempre in Vita.
 
Biografia di Gianni Minà

Nacque a Torino nel 1938 e incominciò la carriera giornalistica nel 1959 a Tuttosport, di cui fu poi direttore dal 1996 al 1998. Nel 1960 fu collaboratore della RAI per servizi sportivi delle Olimpiadi di Roma. Nel 1965, dopo aver esordito a Sprint, rotocalco televisivo di genere sportivo,  diretto da Maurizio Barendson, cominciò a realizzare reportages e documentari per le rubriche che hanno evoluto il linguaggio giornalistico della televisione, come Tv7, AZ, un fatto come e perché, i Servizi speciali del TG, Dribbling, Odeon. Tutto quanto fa spettacolo, Gulliver.
Ha seguito otto mondiali di calcio e sette olimpiadi, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato, fra cui quelli storici dell’epoca di Muhammad Ali. Ha anche realizzato una Storia del Jazz in quattro puntate, programmi sulla musica popolare centro e sudamericana (come ad esempio “Caccia al bisonte” con Gianni Morandi) e una storia sociologica e tecnica della boxe in 14 puntate, intitolata Facce piene di pugni. È stato tra i fondatori de L’altra domenica con Maurizio Barendson e Renzo Arbore. Nel 1976, dopo 17 anni di precariato, è stato assunto al Tg2 diretto da Andrea Barbato e ha incominciato a raccontare la grande boxe e l’America dello show-business, ma anche i conflitti sociali delle minoranze. Sono cominciati in quegli anni anche i reportage dall’America Latina che hanno caratterizzato la sua carriera. Nel 1978, mentre seguiva come cronista il campionato mondiale di calcio 1978, venne ammonito e poi espulso dall’Argentina per aver fatto domande sui desaparecidos all’ammiraglio e politico argentino Carlos Alberto Lacoste (capo dell’ente per l’organizzazione del mondiale) durante una conferenza stampa, e aver cercato poi di raccogliere informazioni. Nel 1981 il Presidente Sandro Pertini gli consegnò il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo dell’anno. Nello stesso periodo, dopo aver collaborato a due cicli di Mixer di Giovanni Minoli, dal 1981 al 1984 ha esordito come autore e conduttore di Blitz, un programma innovativo di Rai 2 che occupava tutta la domenica pomeriggio e nel quale intervennero fra gli altri Federico Fellini, Eduardo De Filippo, Muhammad Ali, Robert De Niro, Jane Fonda, Betty Faria, Gabriel García Márquez, Enzo Ferrari, Léo Ferré e Tito Schipa Jr.. Nel 1987 intervistò una prima volta per 16 ore il presidente cubano Fidel Castro, in un documentario dal quale è stato tratto un libro pubblicato in tutto il mondo. Da quello stesso incontro è stato tratto Fidel racconta il Che, un reportage nel quale il leader cubano per la prima e unica volta racconta l’epopea di Ernesto Guevara. L’intervista fu ripetuta nel 1990, dopo il tramonto del comunismo. I due incontri sono riuniti nel libro Fidel. Il prologo alla prima intervista con Fidel Castro è stato scritto da Gabriel García Márquez; quello alla seconda, dallo scrittore brasiliano Jorge Amado.
Nel 1991 ha realizzato il programma Alta classe, una serie di profili di grandi artisti come Ray Charles, Pino Daniele, Massimo Troisi e Chico Buarque de Hollanda. Nello stesso anno ha presentato La Domenica Sportiva e ideato il programma di approfondimento Zona Cesarini, che seguiva la tradizionale rubrica riservata agli eventi agonistici. Tra gli altri programmi realizzati: Un mondo nel pallone, Ieri, oggi… domani? con Simona Marchini ed Enrico Vaime, e due edizioni di Te voglio bene assaje, lo show ideato da Lucio Dalla e dedicato un anno alle canzoni di Antonello Venditti e l’altro a quelle di Zucchero Fornaciari. Fra i documentari di maggior successo, alcuni di carattere sportivo su Nereo Rocco, Diego Maradona e Michel Platini, Ronaldo, Carlos Monzón, Nino Benvenuti, Edwin Moses, Tommie Smith, Lee Evans, Pietro Mennea e Muhammad Ali, che Minà ha seguito in tutta la sua carriera e al quale ha dedicato un lungometraggio intitolato Cassius Clay, una storia americana. Nel 1992 incomincia un ciclo di opere rivolte al continente latinoamericano: Storia di Rigoberta sul Nobel per la pace Rigoberta Menchú (premiato a Vienna in occasione del summit per i diritti umani organizzato dall’ONU), Immagini dal Chiapas (Marcos e l’insurrezione zapatista) presentato al Festival di Venezia del 1996, Marcos: aquí estamos (un reportage in due puntate sulla marcia degli indigeni Maya dal Chiapas a Città del Messico con un’intervista esclusiva al Subcomandante realizzata insieme allo scrittore Manuel Vázquez Montalbán) e Il Che quarant’anni dopo ispirato alla vicenda umana e politica di Ernesto Che Guevara. Nel 2001 Minà realizza Maradona: non sarò mai un uomo comune un reportage-confessione di 70 minuti con Diego Maradona alla fine dell’anno più sofferto per la vita dell’ex calciatore. Nel 2004 ha realizzato un progetto inseguito per undici anni e basato sui diari giovanili di Ernesto Guevara e del suo amico Alberto Granado quando, nel 1952, attraversarono in motocicletta l’America Latina, partendo dall’Argentina e proseguendo per il sud del Cile, il deserto di Atacama, le miniere di Chuquicamata, l’Amazzonia peruviana, la Colombia e il Venezuela. Dopo aver collaborato alla costruzione del film tratto da questa avventura e intitolato I diari della motocicletta diretto da Walter Salles e prodotto da Robert Redford e Michael Nozik, Minà ha realizzato il lungometraggio In viaggio con Che Guevara, ripercorrendo con l’ottantenne Alberto Granado quell’avventura mitica. Subito dopo pubblicò nella sua collana “Continente desaparecido” il libro “Un gitano sedentario” dello stesso Alberto Granado.
 
Opere

Il suo saggio Continente desaparecido, realizzato con interviste a Gabriel García Márquez, Jorge Amado, Eduardo Galeano, Rigoberta Menchú, mons. Samuel Ruiz García, Frei Betto e Pombo e Urbano, compagni sopravvissuti a Che Guevara in Bolivia ha dato il titolo alla collana di saggi sull’America Latina edita dalla Sperling & Kupfer. Nel 2003 Minà ha scritto Un mondo migliore è possibile, un saggio sulle idee nate al Forum Social Mundial di Porto Alegre che è stato tradotto in lingua spagnola, portoghese e francese. Nel 2005 è uscito Il continente desaparecido è ricomparso, con commenti di  Eduardo Galeano, Fernando Solanas, Hugo Chávez, presidente del Venezuela, Gilberto Gil, cantautore e ministro della Cultura del Brasile e dagli scrittori Arundati Roy, Tarik Ali, Luis Sepúlveda, Paco Taibo II e dai teologi Leonardo Boff e François Houtart. Il suo penultimo lavoro editoriale, edito sempre dalla Sperling & Kupfer, si intitola Politicamente scorretto, un giornalista fuori dal coro, è la raccolta di suoi articoli e saggi pubblicati tra il 1990 e il 2007 su la Repubblica, l’Unità, il Manifesto, Latinoamerica e tutti i sud del mondo. Nel 2007 Minà per la GME Produzioni S.r.l., Rai Trade e La Gazzetta dello Sport, ha edito Maradona, non sarò mai un uomo comune, la storia del mitico calciatore argentino in 10 DVD. L’opera, con 1.200.000 copie vendute si è rivelata record di vendite negli ultimi dieci anni.
Nel 2008 ha prodotto il film documentario Cuba nell’epoca di Obama, un viaggio nella Cuba del passato con interviste a personaggi storici cubani come Roberto Fernandez Retamar. Questo documentario gli fece vincere il secondo Nastro d’argento nel 2012. Sempre nel 2008 andò in onda su Rai 3 La stagione di Blitz, parziale rivisitazione del primo anno del programma di Minà Blitz, della stagione televisiva 1983-85. Nel 2014, uscì Il mio Alì, un libro-raccolta di articoli scritti da Minà su Muhammad Alì dal 1971 a oggi. Minà ha sempre avuto una attenzione particolare per campioni complessi come Maradona, Pietro Mennea, Tommie Smith, Lee Evans, Roberto Baggio, Alberto Tomba, Marco Pantani. Nel 2015 produsse Papa Francesco, Cuba e Fidel, un reportage sulla storica visita del Pontefice argentino avvenuta a Cuba nel settembre del 2015 e con il quale vinse nel 2016 l’Award of Excellence all’ICFF di Toronto, Canada. Infine, nel 2016, Minà ha prodotto L’ultima intervista a Fidel Castro, della durata di 40 minuti, effettuata alcuni mesi prima della scomparsa dello storico leader cubano. Dal 2000 al 2015 Minà editò e diresse, insieme a Alessandra Riccio, la storica rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo. Nel 2017 è uscito il libro-intervista Così va il mondo, con Giuseppe De Marzo, dove Minà racconta cinquant’anni di giornalismo con un’attenzione particolare ai diritti dei più fragili.
 
Riconoscimenti ufficiali

Nel 1981 il Presidente Pertini gli consegnò il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo dell’anno.
Nel 2004 vinse, per il film documentario In viaggio con Che Guevara, il primo premio nel settore documentari al Festival di Montréal e il Nastro d’argento in Italia, il premio della critica. L’opera venne invitata al Sundance Festival, alla Berlinale e ai Festival di Annecy, di Morelia (Messico), di Valladolid e di Belgrado.
Nello stesso anno gli furono assegnati il Premio Flaiano e il Premio Vittorini per il giornalismo televisivo.
Nel 2007 vinse, per la collezione di documentari Cuban Memories il premio Berlinale Kamera alla carriera al Festival di Berlino e il premio alla carriera al festival di Siviglia.
Nel 2010 al Giffoni Film Festival gli è stato conferito da Giovanna Mezzogiorno, il “Premio Speciale Vittorio Mezzogiorno“.
Nel 2012, ha vinto la targa Nastri d’argento, settore documentari, per l’opera Cuba nell’epoca di Obama (“Per l’infaticabile, enciclopedica, unica capacità di raccontare controcorrente nel giornalismo mondiale la realtà sociale e politica di Cuba con un’appassionante ricerca, anche cinematografica”). Sempre nello stesso anno, il 15 luglio, gli è stato conferito il “Premio Trabucchi d’Illasi alla Passione Civile”, 6ª edizione.
Nel 2016, per Papa Francesco, Cuba e Fidel, ha vinto all’ICFF di Toronto, Canada, l’Award of Excellence.
Nel 2017 ha vinto il 3° Nastro d’argento alla carriera
Nel 2019 riceve la cittadinanza onoraria dal Comune di Napoli
Nello stesso anno riceve la laurea honoris causa dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
 
Dal sito https://www.giannimina.it/biografia/
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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

Recordar Gianni Minà: um olhar de quem acredita no que faz
Por
Antonella Rita Roscilli

 

                                                                 
 
“Se você já tiver sua resenha pronta, vamos publicá-la assim que o livro sair”: foi o que Gianni Minà me falou sorrindo, quando me pediu para preparar a resenha para o lançamento urgente da nova edição de “Anarquistas Graças a Deus” de Zélia Gattai, na esplêndida coletânea “Continente desaparecido”, por ele mesmo idealizada, da editora Sperling & Kupfer, Estávamos no ano de 2001. Essa resenha devia sair também na edição da Revista "Latinoamerica e tutti i sud del mondo" com a qual tive a honra de começar a colaborar. Eu respondi que já há algum ano que estava pronta, guardavo ela com cuidado no meu arquivo, e a primeira edição desta obra, lançada na Itália em 1983, fazia já muito tempo que estava esgotada. E ele sorriu de novo. Incrível contar isso, mas a história dessa resenha pertence a uma história vivida por mim, que cheira mais a um conto de fadas, do que à realidade. Mesmo assim, tudo é verdade. Mas essa seria outra história para contar...
 
Devo muito a Gianni Minà, devo a ele o conhecimento direto de uma pessoa especial, Zélia Gattai, esposa do escritor Jorge Amado, de quem eu, ao longo do tempo, me tornaria biógrafa: um dos encontros mais importantes, talvez o mais importante da minha vida. O outro encontro mais importante o precedeu: foi o encontro com Gianni Minà, Mestre indiscutível. Acompanhado por um olhar que iluminava tudo, Gianni Minà falava muitas verdades, diretamente, mas sempre com educação e inteligência, o que ajudava muito para o conhecimento, a divulgação, a formação de um pensamento crítico.
 
Com tenacidade conseguiu divulgar seus conhecimentos sobre assuntos e protagonistas dos quais pouco se falava aqui. E agia com alto profissionalismo. Suas reportagens eram sempre acompanhadas por fatos, com fontes confiáveis, palavras parcas, diretas, pontuais, com uma alegria, seriedade e amor sem igual pelo que fazia.  Desfez estereótipos, os ultrapassou e mostrou a realidade das personagens, daqueles encurralados por uma cultura eurocêntrica, que não consegue, ou melhor, não quer olhar para outra coisa que não seja a Europa. Ele, por outro lado, corajosamente continuou e continuou sempre.
 
Ele sempre demonstrou como é preciso olhar para a história e a geopolítica para entender os movimentos globais, para compreender porque existe um norte rico e um sul pobre, mas com uma história importante que deve ser estudada, explicada e divulgada, apoiada. Ele passava a Palavra para o Outro, dando voz para quem normalmente não tinha voz aqui na Europa, ou tinha pouca voz. Quando já não o conseguiu fazer mais na Rai-Radiotelevisione pública, em que durante anos e anos foi um verdadeiro e grande inovador, com a criação de programas como “Blitz” e um jeito novo de “fare televisione”, continuou a recolher aplausos e prêmios nacionais e internacionais. Era muito conhecido no exterior. Lembro que no Brasil, toda vez que mencionei ele, os olhos de muita gente brilhavam. Estuda-se nas Universidades, nas Faculdade de Comunicação e nunca posso esquecer uma professora argentina da Facom-UFBA, quando falei dele e da Revista Latinoamerica e tutti i sud del mondo.
 
Em 2007 tive o prazer de ver meu primeiro livro sobre Zélia Gattai, apresentado por ele. Aconteceu no Centro de Estudos Brasileiros (na época CEB, hoje em dia IGR) da Embaixada do Brasil em Roma, juntamente com o então Embaixador do Brasil S. E. Adhemar Gabriel Bahadian. Gianni Minà ficou feliz por finalmente se falar de Zélia Gattai, e em sua ccoletâneaoletanea conseguiu publicar até três livros desta grande memorialista, filha e neta de emigrantes italianos: além da segunda edição revisada acompanhada de fotos de "Anarchici Grazie a Dio", seguiram-se "Un cappello da viaggio" e "Città di Roma", para grande alegria de Zélia Gattai e com certeza là no Céu, do seu Jorge Amado, de quem Minà fora grande amigo. Não devemos esquecer que devemos a Gianni Minà a última entrevista feita na Itália a este escritor brasileiro.

Gianni Minà, em seu trabalho como jornalista e escritor, além de artigos e livros que são verdadeiras obras-primas de estética e conteúdo, nos personagens que conheceu e que entrevistava, sempre buscou também o lado humano. Aquele sentido de humanidade na relação com as pessoas o tornaram único: dos que tinham virado "mitos" do imaginário coletivo, ele conseguia mostrar, além da profissão, o ser humano e capturava seus lados mais escondidos, às vezes também os mais leves e irônicos. Ele demonstrou isso muitas vezes também em seu programa "Storie": uma forma de fazer jornalismo com gentileza, colocando o entrevistado no centro, com uma ética profissional equilibrada, quase “em ponta de pé”, que nunca ia além, com aquela vontade de aparecer em em primeiro plano que caracterizava e caracteriza alguns dos colegas dele, no entanto que entrevistam.
 
Gianni Minà sabia apresentar a humanidade das pessoas, e o fazia com respeito, com perguntas belas e diretas, e terminava quando entendia que o personagem queria parar sobre um tal assunto. Ele não insistia, não continuava. Isso se chama ética profissional. Além disso, conhecia muito bem a Arte da Amizade, a verdadeira, a profunda, onde os olhares se encontram para conversar e discutir, além do mero interesse, mas por afeto, para compartilhar um Credo. O mesmo valor profundo de sua companheira, esposa, seu grande amor: Loredana Macchietti.
 
Protagonista indiscutível da história do jornalismo italiano, ele nos deixou em 27 de março de 2023. O seu elevado sentido humano o levou a iluminar, com palavra e imagem, personagens e notícias que, sem ele, teriam caído no esquecimento. Profissional rigoroso, documentarista e escritor, dedicou toda a sua carreira à causa dos povos latino-americanos e além, aos conflitos das minorias, à história de campeões esportivos, nos dando grandes lições de ética. Ele nos ensinou o pensamento crítico e a defesa dos direitos humanos. Durante anos editou a revista "Latinoamerica tutti i sud del mondo". Com sua coletânea "Continente desaparecido", que defendeu com esforço e  tenacidade, mantida por vários anos, publicou livros preciosos que talvez, nunca teriam chegado até nós, como "Memoria del buio. Lettere e diari delle donne argentine imprigionate durante la dittatura. Una testimonianza di resistenza collettiva”, e depois autores como Leonardo Boff, Eduardo Galeano, Frei Betto, Zélia Gattai, Rigoberta Menchu, Luis Sepúlveda, Frei Betto, Alberto Granado, Osvaldo Soriano etc.
 
Fora da Rai, ele continuou a recolher reconhecimento em todo o mundo: em 2007 recebeu o Berlinale Kamera Award por sua carreira, o prêmio de maior prestígio do mundo para documentaristas. O docufilm "Gianni Minà, una vita da giornalista", realizado por sua esposa Loredana Macchietti, apresentado em 2022 no Festival de Bari, foi a ocasião para o Prêmio Bif&st pelo conjunto de sua obra. Deixa um imenso Arquivo pessoal de vídeo e áudio. É por isso que nasceu a Fundação Gianni Minà: seu projeto Minà's Rewind merece ser ajudado e pode ser feito através do crownfounding lançado há um ano. Vamos ajudá-lo a permanecer vivo para sempre.
 
Biografia de Gianni Minà

Nasceu em Turim em 1938 e iniciou sua carreira jornalística em 1959 no Tuttosport, do qual foi diretor de 1996 a 1998. Em 1960 foi para a RAI como colaborador de reportagens esportivas para as Olimpíadas de Roma. Em 1965, após estrear na revista televisiva esportiva Sprint, dirigida por Maurizio Barendson, passou a produzir reportagens e documentários que evoluíram a linguagem jornalística da televisão, como Tv7, AZ, un fatto come e perché, i Tv7, AZ, un fatto come e perché, Servizi speciali del TG, Dribbling, Odeon. Tutto quanto fa spettacolo, Gulliver.
 
Acompanhou oito Copas do Mundo e sete Olimpíadas, além de dezenas de campeonatos mundiais de boxe, incluindo os históricos da época de Muhammad Ali. Ele também fez uma Storia del Jazz em quatro episódios, programas de música popular da América Central e do Sul (como "Caccia al bisonte" com Gianni Morandi) e uma história sociológica e técnica sobre a boxe em 14 episódios, intitulada Facce piene di pugni. Foi um dos fundadores do programa L'altra Domenica com Maurizio Barendson e Renzo Arbore. Em 1976 foi contratado pela Tg2 dirigida por Andrea Barbato e passou a contar a boxe e a América do show-business, mas também os conflitos sociais das minorias. As reportagens da América Latina que marcaram sua carreira também começaram nesses anos. Em 1978, enquanto cobria a Copa do Mundo de 1978 como repórter, ele foi expulso da Argentina por fazer perguntas ao almirante e político argentino Carlos Alberto Lacoste (chefe da organização da Copa do Mundo) sobre os desaparecidos durante uma conferência de imprensa. Em 1981, o presidente da República da Itália Sandro Pertini concedeu-lhe o Prêmio São Vicente como o “Melhor Jornalista de Televisão do Ano”. No mesmo período, depois de ter colaborado em dois ciclos do programa Mixer de Giovanni Minoli, de 1981 a 1984 estreou como autor e apresentador de Blitz, um programa inovador na Rai 2 que ocupou toda a tarde de domingo, e no qual estiveram presentes personagens quais Federico Fellini, Eduardo De Filippo, Muhammad Ali, Robert De Niro, Jane Fonda, Betty Faria, Gabriel García Márquez, Enzo Ferrari, Léo Ferré e Tito Schipa Jr., entre outros. Em 1987 entrevistou o presidente cubano Fidel Castro pela primeira vez por 16 horas diretos, num documentário a partir do qual foi feito um livro publicado no mundo inteiro. Dessa mesma reunião foi tirada Fidel conta o Che, uma reportagem na qual o líder cubano conta, pela primeira e única vez, a história de Ernesto Che Guevara. A entrevista foi repetida em 1990, após o declínio do comunismo. Os dois encontros são reunidos no livro Fidel. O prólogo da primeira entrevista com Fidel Castro foi escrito por Gabriel García Márquez; a segunda, pelo escritor brasileiro Jorge Amado.
Em 1991 criou o programa Alta Classe, uma série de perfis de grandes artistas como Ray Charles, Pino Daniele, Massimo Troisi e Chico Buarque de Hollanda. No mesmo ano apresentou La Domenica Sportiva e criou o programa Zona Cesarini, que seguia a tradicional seção reservada para eventos competitivos. Entre os outros programas realizados: Un mondo nel pallone, Ieri, oggi...domani? com Simona Marchini e Enrico Vaime e duas edições de Te voglio bene assaje, o show idealizado por Lucio Dalla e que foi dedicado por um ano às canções de Antonello Venditti, e outro às de Zucchero Fornaciari. Entre os documentários de maior sucesso, alguns de caráter esportivo sobre Nereo Rocco, Diego Maradona e Michel Platini, Ronaldo, Carlos Monzón, Nino Benvenuti, Edwin Moses, Tommie Smith, Lee Evans, Pietro Mennea e Muhammad Ali, que Minà acompanhou ao longo de sua carreira e a quem dedicou uma longa-metragem intitulada Cassius Clay, una storia americana. Em 1992 iniciou um ciclo de trabalhos voltados para o continente latino-americano: Relato de Rigoberta sobre o Prêmio Nobel da Paz Rigoberta Menchú (concedida em Viena por ocasião da cúpula de direitos humanos organizada pela ONU), Imagens de Chiapas (Marcos e o Insurreição zapatista ) apresentado no Festival de Cinema de Veneza em 1996, Marcos: aquí estamos (reportagem em dois episódios sobre a marcha dos indígenas maias de Chiapas à Cidade do México com entrevista exclusiva do Subcomandante feita em conjunto com o escritor Manuel Vázquez Montalbán) e Il Che Quarant' anni dopo, inspirado na história humana e política de Ernesto Che Guevara. Em 2001, Minà fez Maradona: non sarò mai un uomo comune, uma reportagem-confissão de 70 minutos com Diego Maradona no final do ano mais sofrido da vida do ex-futebolista. Em 2004 criou um projeto que perseguiu por onze anos e baseado nos diários juvenis de Ernesto Guevara e seu amigo Alberto Granado quando, em 1952, cruzaram a América Latina de motocicleta, partindo da Argentina e seguindo até o sul do Chile, o deserto do Atacama, as minas de Chuquicamata, a Amazônia peruana, a Colômbia e a Venezuela. Depois de colaborar na construção do filme baseado nessa aventura e intitulado Diari della Motocicletta, dirigido por Walter Salles e produzido por Robert Redford e Michael Nozik, Minà realizou o longa Viaggiando con Che Guevara, refazendo com o octogenário Alberto Granado aquela aventura mítica. Logo depois publicou na coletânea “Continente desaparecido” da Sperling & Kupfer,  o livro de Alberto Granado “Un gitano sedentario”.
 
Obras

Seu ensaio Continente desaparecido, escrito com entrevistas com Gabriel García Márquez, Jorge Amado, Eduardo Galeano, Rigoberta Menchú, Mons. Samuel Ruiz García, Frei Betto e Pombo e Urbano, companheiros sobreviventes de Che Guevara na Bolívia deram o título à série de ensaios sobre a América Latina publicada pela Sperling & Kupfer. Em 2003, Minà escreveu Un mondo migliore è possibile, um ensaio sobre as idéias nascidas no Fórum Social Mundial de Porto Alegre, traduzido para o espanhol, português e francês. Em 2005 foi lançado O Continente Desaparecido Reapareceu, com comentários de Eduardo Galeano, Fernando Solanas, Hugo Chávez, Presidente da Venezuela, Gilberto Gil, cantor e compositor e Ministro da Cultura do Brasil e dos escritores Arundati Roy, Tarik Ali, Luis Sepúlveda, Paco Taibo II e pelos teólogos Leonardo Boff e François Houtart. Sua penúltima obra editorial, também publicada pela Sperling & Kupfer, intitula-se Politicamente incorretto, un giornalista fuori dal coro, é a coletânea de seus artigos e ensaios publicados entre 1990 e 2007 em la Repubblica, l'Unità, il Manifesto, América Latina. Em 2007, Minà para GME Produzioni S.r.l., Rai Trade e La Gazzetta dello Sport, publicou Maradona, non saro mai un uomo comune, a história do lendário jogador de futebol argentino em 10 DVDs. A obra, com 1.200.000 exemplares vendidos, revelou-se um recorde de vendas nos últimos dez anos.
Em 2008 produziu o documentário Cuba na era Obama, un viaggio nella Cuba del passato, com entrevistas com figuras históricas de Cuba, como Roberto Fernandez Retamar. Este documentário lhe rendeu o segundo Nastro d’argento em 2012. Também em 2008 foi transmitida a temporada de Blitz no Rai 3, uma resenha parcial do primeiro ano do programa Minà Blitz, da temporada televisiva de 1983-85. Em 2014, foi lançado Il mio Alì, um livro-coleção de artigos escritos por Minà sobre Muhammad Ali desde 1971 até hoje. Minà sempre prestou atenção especial a campeões complexos como Maradona, Pietro Mennea, Tommie Smith, Lee Evans, Roberto Baggio, Alberto Tomba e Marco Pantani. Em 2015 produziu Papa Francesco, Cuba e Fidel, reportagem sobre a visita histórica do Papa argentino a Cuba em setembro de 2015 e com a qual ganhou o Prêmio de Excelência 2016 do ICFF em Toronto, Canadá. Finalmente, em 2016, Minà produziu L’ultima intervista con Fidel Castro, de 40 minutos, realizada poucos meses antes do desaparecimento do histórico líder cubano. De 2000 a 2015, Minà editou e dirigiu, juntamente com Alessandra Riccio, a histórica Revista literária Latinoamerica e tutti i sud del mondo. Em 2017 foi lançado o livro-entrevista Cosi va il mondo, com Giuseppe De Marzo, onde Minà narra cinquenta anos de jornalismo com particular atenção aos direitos dos mais frágeis.
 
Reconhecimentos oficiais

Em 1981, o presidente Sandro Pertini concedeu-lhe o Prêmio São Vicente como o melhor jornalista de televisão do ano.
Em 2004, com o documentário Viaggiando con Che Guevara, ganhou o primeiro prêmio na categoria documentário no Festival de Cinema de Montreal e o Laço de Prata na Itália, prêmio da crítica. A obra foi convidada para o Festival de Sundance, Berlinale e Festivais de Annecy, Morelia (México), Valladolid e Belgrado.
No mesmo ano recebeu o Prêmio Flaiano e o Prêmio Vittorini de telejornalismo.
Em 2007, por sua coleção de documentários Cuban Memories, ele ganhou o prêmio Berlinale Kamera pela carreira no Festival de Cinema de Berlim e um Premio pela carreira no Festival de Cinema de Sevilha.
Em 2010 no Giffoni Film Festival foi premiado por Giovanna Mezzogiorno, com o "Premio Speciale Vittorio Mezzogiorno".
Em 2012, ganhou a placa Nastri d'Argento, setor documental, pela obra Cuba in the Obama era ("Pela capacidade infatigável, enciclopédica, única de narrar a realidade social e política de Cuba contra a maré no jornalismo mundial com um pesquisa emocionante, também cinematográfica"). Também no mesmo ano, em 15 de julho, foi agraciado com o " Premio Trabucchi d’Illasi alla Passione Civile”, 6ª edição.
Em 2016, para o Papa Francesco, Cuba e Fidel, ganhou o Prêmio de Excelência do ICFF em Toronto, Canadá.
Em 2017 ganhou a 3ª Faixa de Prata da carreira
Em 2019 recebeu cidadania honorária da Prefeitura de Nápoles
No mesmo ano foi agraciado com o diploma de Doutor Honoris Causa no Centro Sperimentale di Cinematografia em Roma.
 
Dal sito https://www.giannimina.it/biografia/
 


Traduzione in portoghese di A.R.R.