La RAI in Udienza dal Papa per festeggiare 100 anni della Radio e 70 anni della Televisione italiana
Antonella Rita Roscilli
Foto di A.R.R.
                                                                                                                                   NuoviPercorsi/Sarapegbe, 23 marzo 2024
Nella mattinata del 23 marzo 2024 il Santo Padre Papa Francesco ha ricevuto in Udienza riservata dirigenti e personale tutto della RAI-RADIOTELEVISIONE italiana. Dipendenti, pensionati, personale amministrativo, programmisti registi, RaiSenior, giornalisti, artisti, tecnici,  insieme all’ Amministratore Delegato Roberto Sergio e ad altri vertici Rai, sono stati accolti nella Sala Nervi, per celebrare insieme al Papa i 100 anni della Radio e i 70 anni della Televisione in Italia.

Si tratta di un anniversario importante: la storia della Rai è fortemente intrecciata alla storia della società italiana, raccontata e testimoniata proprio attraverso la memoria di immagini e parole conservate negli Archivi del Catalogo Multimediale di Rai-Teche. Il 3 gennaio 1954 iniziavano i primi programmi alla Televisione italiana e il 6 ottobre 1924 a via Asiago i primo  programma radiofonico prendeva il via con un annuncio storico di Ines Viviani Donarelli.

                                                 
                                                              Logo della RAI per il doppio Anniversario
Nel 2024 si festeggia quindi un doppio compleanno nell’Azienda del Servizio Pubblico radiotelevisivo italiano. E proprio su questo si è soffermato il Papa durante il suo Discorso, spingendo a riflettere, in primis sul significato di Servizio pubblico. Un servizio “che assume risvolti precisi nell’informazione, nell’intrattenimento, nella cultura e nella tecnologia. Nel campo dell’informazione, servire significa essenzialmente cercare e promuovere la verità, tutta la verità, ad esempio contrastando il diffondersi delle fake news e il subdolo disegno di chi cerca di influenzare l’opinione pubblica in modo ideologico, mentendo e disgregando il tessuto sociale. La verità è una, è armonica, non si può dividere con gli interessi personali. […] La verità è “sinfonica” e la si coglie meglio imparando ad ascoltare la varietà delle voci –come in un coro –piuttosto che gridando sempre e soltanto la propria idea. Significa, ancora, servire il diritto dei cittadini a una corretta informazione, trasmessa senza pregiudizi, non traendo conclusioni affrettate ma prendendo il tempo necessario per capire e per riflettere e combattendo l’inquinamento cognitivo, perché anche l’informazione dev’essere “ecologica”. Significa, infine, garantire un pluralismo rispettoso delle diverse opinioni e fonti perché la verità non può mai essere imposta. La verità è proposta, mai imposta. Per questo vi esorto a coltivare il dialogo, tessendo trame di unità. E per coltivare il dialogo bisogna ascoltare. Tante volte vediamo che l’ascolto serve a prepararmi per dare la risposta, ma non è vero ascolto pensare alla mia posizione senza ricevere quella degli altri”.

Si è quindi soffermato sulla programmazione e i diversi linguaggi della fiction,  serie TV, programmi culturali, di intrattenimento e sport, ricordando che  “nella nostra epoca ricca di tecnica ma a volte povera di umanità, è importante promuovere la ricerca della bellezza, avviare dinamiche di solidarietà, custodire la libertà, lavorare perché ogni espressione artistica aiuti tutti e ciascuno ad elevarsi, a riflettere, a emozionarsi, a sorridere e anche a piangere di commozione, per trovare nella vita un senso, una prospettiva di bene, un significato che non sia quello di arrendersi al peggio”.  
                                                           
                                                           Foto di A.R.R.
Anche rispetto alla tecnica e alle tecnologie avanzate che vengono utilizzate oggi “è necessario agire preventivamente, proponendo modelli di regolamentazione etica per arginare i risvolti dannosi e discriminatori, socialmente ingiusti, dei sistemi di intelligenza artificiale e per contrastare il loro utilizzo nella riduzione del pluralismo, nella polarizzazione dell’opinione pubblica o nella costruzione di un pensiero unico”.   

Sul ruolo della RAI come Servizio pubblico, il Santo Padre ha sottolineato che il lavoro della Rai “è connesso al Bene Comune di tutti e non solo di qualcuno. Ciò comporta in primo luogo l’impegno a considerare e a dar voce specialmente agli ultimi, ai più poveri, a chi non ha voce, a chi è scartato. Implica inoltre la vocazione ad essere strumento di crescita nella conoscenza, a far riflettere e non ad alienare, ad aprire nuovi sguardi sulla realtà e non ad alimentare bolle di indifferenza autosufficiente, a educare i giovani a sognare in grande, con la mente e gli occhi aperti.”

Per tenere alto il livello della comunicazione “non bisogna inseguire gli ascolti a scapito dei contenuti: si tratta piuttosto di costruire una domanda diffusa di qualità. Del resto la comunicazione, proprio in quanto dialogo per il bene di tutti, può svolgere nel nostro tempo un ruolo fondamentale anche nel ritessere valori socialmente vitali come la cittadinanza e la partecipazione” .




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