Juan Valenzuela Vergara: un uomo delle Ande peruviane destinato al Mediterraneo
Antonella Rita Roscilli
Foto di A.R.R.
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

Ci sono persone che non se ne dovrebbero andare mai. Ci ha lasciato un grande uomo che ha sempre divulgato Pace, Conoscenza e Dialogo tra i popoli: Juan Valenzuela Vergara, professore, sociologo, giornalista. Lo faceva sempre con garbo, rispetto e umiltà.  Anche quest'anno contava di organizzare il Seminario sulle culture e lingue dei popoli nativi dell’America Latina con corsi liberi e gratuiti. Ci eravamo conosciuti tanti anni fa nella bella Biblioteca dell’IILA-Istituto Italo Latino Americano, durante le mie ricerche per la tesi universitaria. In quella Biblioteca che era la terza in Europa per materiale sull’America Latina, grazie a lui trovai volumi preziosi che molto mi aiutarono. Ricordo ancora la cura che aveva nel maneggiare i libri, una delicatezza che aveva qualcosa di sacro. Da allora puntualmente ci incontrammo.
 
Amava le Biblioteche il professor Juan, come luogo non solo di Memoria, ma di ricerca e di rigenerazione della Storia, di educazione per i giovani. Su questi pilastri ci eravamo sempre incontrati e ancora ricordo quando venne a trovarmi alle Teche Rai dove ho lavorato per tanti anni, per visitare la bella Biblioteca della Rai-Radiotelevisione Italiana di viale Mazzini. Ricordo il suo sorriso, la luce dei suoi occhi mentre gli facevo da “cicerone” attraverso i settori e gli scaffali, mostrandogli le opere più preziose che avevamo.
 
Agiva sempre con tanto rispetto, e sempre con competenza. La sua ampia cultura lo portava a disseminare conoscenza da ogni parte. Dal 1993 e per tanti anni, Valenzuela collaborò con la Pontificia Università Gregoriana nella ricerca in lingua quechua e come professore della facoltà di Storia e beni culturali della Chiesa e Antropologia culturale. Oltre a ciò, organizzava da tanti anni cicli di seminari per aprire alla conoscenza dei popoli nativi, alle radici culturali dell’America Latina.
 
Il prof. Juan Valenzuela proveniva dalle Ande peruviane, era nato nella regione Ancash. Nel 1963 vinse una borsa di studio per l’Italia, a Roma, ove avrebbe potuto proseguire i suoi studi di Filosofia. Si imbarcò a Lima con altri tredici borsisti sulla nave italiana “Amerigo Vespucci”. Già sulla nave si avvicinò alla cultura italiana: le prime parole, la pasta, il vino italiano. Dopo 25 giorni di viaggio sbarcò a Napoli. In Italia conseguì due lauree: una in Filosofia, l’altra in Sociologia. Amava ricordare: “Ho avuto la fortuna a laurearmi nel 1984 sotto la guida del professor Franco Ferrarotti, fondatore della facoltà di Sociologia in Italia”.
 
Proseguì come ricercatore presso l’Istituto di Sociologia, e poi, in varie città europee per specializzazioni sulla Storia e antropologia culturale dell’America Latina. In seguito si stabilì a Roma ove per 25 anni fu responsabile della BiBlioteca dell’IILA. L’ insegnamento e la Ricerca lo assorbivano molto. Eppure, perfettamente integrato nella realtà italiana, non dimenticò mai le sue origini e la sua cultura, basata su un forte senso di comunità: il “noi”, anziché l’ “io”.
 
Era un grande esperto della famiglia delle lingue Quechua, parlata in America Latina da circa 11 milioni di persone, in Equador, Perù, Bolivia, Colombia, una parte di Cile e Argentina. Collaborò con il Pontificio Consiglio della cultura che stava preparando un dizionario culturale-religioso per l’America Latina. Coordinò la parte che riguardava il Perù. “E sto curando una pubblicazione in italiano sui primi missionari che sono andati in Perù e hanno pregato in lingua quechua”, mi disse una volta. Inoltre Valenzuela scoprì nell’Archivio Segreto del Vaticano una bolla papale scritta in lingua quechua e la tradusse.
 
Andava avanti, con perseveranza e umiltà, sviluppando sempre iniziative molto interessanti: da anni coordinava Corsi gratuiti sulle culture e lingue dei popoli nativi dell’America Latina, e non solo. I Seminari erano aperti a diverse tematiche, in due dei quali, nel 2010 e nel 2011, ebbi il piacere di essere invitata per realizzare due conferenze: una sulla Memoria in Brasile e le tradizioni italiane trasferite in America Latina grazie agli emigranti dopo l'Unità d'Italia; l’altra sulla saggezza popolare nell’opera di Zélia Gattai, figlia di emigranti italiani e moglie di Jorge Amado. Infatti, da sociologo studioso delle dinamiche di gruppo, il professor Juan Valenzuela si interessava molto anche ai problemi legati alla migrazione.
 
                                                                 
                                                                                        Brochure del Corso 2019
Tema dei Corsi-edizione 2019 fu l’accoglienza, con l’invito alla riflessione sui valori culturali, antropologici e religiosi. Il corso “Culture e lingue dei popoli nativi dell’America latina - Papa Francesco e il Sinodo Pan-amazzonico. Le culture e le lingue dell’America latina dalle scoperte ai giorni nostri” ebbe inizio il 21 febbraio 2019 nella Basilica parrocchiale di San Giovanni dei Fiorentini a Roma, con il sostegno della Iglesia nacional espanhola di Santiago e Monserrat e del Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale. Ricordiamo che la Panamazzonia è composta da 9 paesi: Brasile, Venezuela, Guyana francese, Guyana britannica, Suriname, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia. L'Amazzonia peruviana comprende un'area di 782.880,55 km2 ad est della cordigliera delle Ande. Dopo il Brasile, il Perù è il secondo paese per estensione della foresta amazzonica.
 
“Le parole chiave sono le stesse che dice papa Francesco: l’incontro, il dialogo, la ricerca”. Disse in una intervista a Vatican News. La vera integrazione passa attraverso il dialogo e l’incontro, la reciproca conoscenza. “La mentalità dei Gesuiti è l’apertura: credenti, non credenti, mussulmani, cristiani, sarà un corso aperto a tutti” disse in una intervista rilasciata a Silvia Costantini su Più Culture “La conoscenza è la risposta alle paure e alle diffidenze che minano l’accoglienza soprattutto ora, in questo momento delicato. Bisogna agire e conoscere, non restare fermi a guardare”.
 
Don Orivaldo da Costa, sacerdote della diocesi di Parintins (Amazonas-Brasile), dal Brasile ci ha inviato questa preziosa testimonianza: “Conobbi il sig. Juan Valenzuele in occasione del Sinodo dell’ Amazzonia quando lui, come preparazione al Sinodo, lui organizzò un corso per i latinoamerocani e seppe che io sono proprio dell’Amazzonia. Perciò un giorno andò alla Università Gregoriana, dove io mi trovavo, e mi invitò a partecipare al seminario per parlare dei popoli indigeni dell’Amazzonia. Io ne parlai con la suora italiana Rosanna Marchetti, che ora vive a Manaus: lei avrebbe illustrato la Panamazzonia come regione, come missione, ed io avrei illustrato il mio lavoro con gli indigeni,  alcune preghiere  da me tradotte in lingua Sateré Mawé. Per il popolo Sateré questa è una cosa bella,  perché queste lingue prima che arrivassero i colonizzatori erano tantissime. Invece oggi, per esempio, la lingua sateré è parlata solo da 15.000 persone. Le lingue indigene sono molte, io conosco solo il sateré per il mio lavoro con gli indigeni. Quando ho saputo della morte del signor Juan ho detto qui una Messa a suffragio, e ad un mese dalla sua morte, ho celebrato per lui un’altra Messa. Mi unisco a voi nelle condoglianze, ma anche nella speranza della Resurrezione. La morte è un passaggio per la vita eterna, noi cristiani lo crediamo. Come Gesù nella Quaresima si consegna per amore di noi e resusciterà a tre giorni dalla morte, anche noi quando risorgeremo ci incontreremo nuovamente col signor Juan.”
 
“Papa Francesco e il Sinodo Panamazzonico. Le culture e le lingue dei popoli nativi dell’America Latina dall’età delle scoperte ai nostri giorni”, fu il titolo ufficiale dell’incontro inaugurale del Seminario 2019. Le lezioni furono tenute da docenti della Pontificia Università Gregoriana, della pontificia università della Santa Croce di Roma, dell’Università La Sapienza, di Roma Tre, dell’Università per stranieri di Siena, del Dowling College di New York  e del centro studi ecclesiastici spagnoli di Roma.
 
Ci incontrammo una delle ultime volte durante il suo Seminario, in una conferenza alla quale partecipò un brasiliano rappresentante del popolo indigeno dei Pataxò, dello stato di Bahia, lì nella Sala conferenze della Basilica Parrocchiale San Giovanni dei Fiorentini. In quella stessa Basilica, da lui tanto amata, ci siamo ritrovati e riconosciuti in tanti, domenica 4 febbraio 2023, e lì, insieme all'Ambasciatore del Perù
S.E. Eduardo Martinetti Macedo, abbiamo salutato per l’ultima volta il professor Juan Valenzuela Vergara. Nel suo toccante ricordo, il professor Riccardo Campa, ex Direttore del Centro Studi, Documentazione e Biblioteca dell’IILA, ha detto: “il prof. Juan Valenzuela Vergara era un uomo delle Ande che si era destinato al Mediterraneo”.
 
Nel marzo 2019, il prof. Juan Valenzuela rilasciò una intervista a Vatican News e, fra le cose, disse alla giornalista Laura de Luca: "C’è una frase molto comune fra tutte le popolazioni mesoamericane: dire sempre grazie a tutto. Come a dire: grazie alla divina Provvidenza che mi ha dato la vita, che un giorno dovrò restituire… Ciò dipende dal fatto che l’uomo andino, l’uomo preispanico in genere, è molto legato alla natura e alla madre terra, e anche per questa ragione sente forte la nostalgia del suo paese, quando se ne allontana". E  noi vogliamo dire grazie a lui che, in maniera sempre semplice, elegante e serena, ha dedicato la sua vita all’insegnamento, alla Ricerca e al Dialogo interculturale.





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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

Juan Valenzuela Vergara: um homem dos Andes peruanos com destino ao Mediterrâneo.
por
Antonella Rita Roscilli

 
 
                                                             
                                                                                       Foto: A.R.R.
Há pessoas que nunca deveriam ir em bora. Nos deixou um grande homem que sempre espalhou a Paz, o Conhecimento e o Diálogo entre os povos: Juan Valenzuela Vergara, professor, sociólogo, jornalista. Ele o fez sempre com gentileza, respeito e humildade. Também para este ano planejava organizar o curso sobre as culturas e línguas dos povos nativos da América Latina, cursos livres e gratuitos.
 
Nós nos conhecemos há muitos anos na bela Biblioteca do IILA-Instituto Ítalo Latino Americano, ​​durante minhas pesquisas para minha tese universitária. Nessa Biblioteca, que era a terceira da Europa em material sobre a América Latina, graças a ele, encontrei preciosos documentos que me ajudaram muito. Ainda me lembro do cuidado que ele tinha no manuseio dos livros, uma delicadeza que tinha quase algo de sagrado. Desde então, temos nos encontrado várias vezes.
 
O professor Juan amava as bibliotecas, como um lugar não só de memória, mas de pesquisas e regeneração da História, para os encontros, e a educação para os jovens. Sempre nos concordávamos nesses nossos pilares e ainda me lembro quando ele veio me visitar no setor Rai Teche da Rai-Radiotelevisione Italiana, onde trabalhei por muitos anos, para visitar a bela Bibliomediateca em Viale Mazzini. Lembro-me do seu sorriso, do brilho dos seus olhos, no entanto que eu fazia de cicerone nas filas das estantes, mostrando as obras mais prestigiosas que tínhamos. Naquele dia estava muito feliz.
 
 
Agia sempre com muito respeito e competência. Sua ampla cultura o levou a disseminar conhecimento por toda parte. Desde 1993 e por muitos anos, Valenzuela colaborou com a Pontifícia Universidade Gregoriana de Roma em pesquisas na língua Quéchua, e como professor na Faculdade de História e Patrimônio Cultural da Igreja e Antropologia Cultural. Além disso, há muitos anos organizava ciclos de seminários “livres e gratuitos” que servissem de abertura ao conhecimento dos povos nativos, às raízes culturais da América Latina.
 
O professor Juan Valenzuela veio dos Andes peruanos, nasceu na região de Ancash. Em 1963 ganhou uma bolsa para Itália, em Roma, onde continuou  seus estudos de Filosofia. Na cidade de Lima embarcou junto com outros treze companheiros no navio italiano "Amerigo Vespucci". Já no navio foi se aproximando da cultura italiana: as primeiras palavras, a massa, o vinho italiano. Após 25 dias de viagem, desembarcou em Nápoles. Na Itália obteve dois diplomas universitários: um em Filosofia, outro em Sociologia. Adorava relembrar: “Tive a sorte de me formar em 1984 sob a orientação do professor Franco Ferrarotti, fundador da Faculdade de Sociologia da Itália”.
 
Continuou como pesquisador no Instituto de Sociologia e, depois, viajou pela Europa, de Edimburgo a Frankfurt, para completar seus estudos sobre a história e a antropologia cultural da América Latina". Mais tarde, se estabeleceu em Roma, onde por 25 anos foi responsável pela Biblioteca do IILA. O ensino e a pesquisa o absorveram muito. No entanto, perfeitamente integrado na realidade italiana, nunca esqueceu de suas origens e de sua cultura, baseada num forte sentido de comunidade: o “nós”, mais do que o “eu”. Foi um grande conhecedor da família linguística Quechua, falada na América Latina por cerca de 11 milhões de pessoas, no Equador, Peru, Bolívia, Colômbia, parte do Chile e Argentina.
 
Colaborou com o Pontifício Conselho para a Cultura que preparava um dicionário cultural-religioso para a América Latina. Ele coordenou a parte que dizia respeito ao Peru. “E estou editando uma publicação em italiano sobre os primeiros missionários que foram ao Peru e rezaram na língua quíchua” me disse uma vez. Além disso, o professor Valenzuela descobriu nos Arquivos Secretos do Vaticano uma bula papal escrita em quíchua e a traduziu.
 
Continuou sempre seu empenho cultural, com persistência e humildade, desenvolvendo iniciativas muito interessantes: há anos coordenava Cursos livres sobre as Culturas e Línguas dos povos originários da América Latina, e não só. Os Seminários eram abertos a várias temáticas. Em dois deles, em 2010 e em 2011, tive o prazer de ser convidada por ele, para realizar duas conferências: uma sobre a Memória italiana no Brasil após a Unificação da Itália e as tradições transferidas para a América Latina graças aos emigrantes, a outra sobre a sabedoria popular na obra de Zélia Gattai, filha de emigrantes italianos e esposa do escritor brasileiro Jorge Amado. De fato, como sociólogo que estuda dinâmicas de grupo, o professor Juan Valenzuela também se interessou muito pelos problemas associados à migração.
                                                       
                                                      Brochure del Corso 2019
E’ importante relembrar que o tema dos Cursos – edição 2019 foi a hospitalidade, com um convite à reflexão sobre valores culturais, antropológicos e religiosos. O Curso “Culturas e línguas dos povos originários da América Latina – Papa Francisco e o Sínodo Pan-Amazônico. As culturas e línguas da América Latina desde os descobrimentos até os dias atuais" começou em 21 de fevereiro de 2019, no Auditório da paróquia Basílica de San Giovanni dei Fiorentini em Roma, com o apoio da Iglesia nacional espanhola de Santiago e Monserrat e do Dicastério para o Desenvolvimento Humano Integral do Vaticano. Destacamos que a Pan-Amazônia é formada por 9 países: Brasil, Venezuela, Guiana Francesa, Guiana Inglesa, Suriname, Colômbia, Equador, Peru e Bolívia. A Amazônia peruana compreende uma área de 782.880,55 km2 a leste da cordilheira dos Andes. Depois do Brasil, o Peru é o segundo maior país da floresta amazônica.
 
“As palavras-chave são as mesmas do Papa Francisco: encontro, diálogo, pesquisa” disse durante uma entrevista ao Vatican News. A verdadeira integração passa pelo diálogo e pelo encontro, pelo conhecimento mútuo. “A mentalidade jesuíta é a abertura: crentes, não crentes, muçulmanos, cristãos, será um caminho aberto a todos", disse em entrevista concedida em 2018 a Silvia Costantini do jornal Più Culture. "O conhecimento é a resposta aos medos e desconfianças que minam a aceitação, especialmente agora, neste momento delicado. Precisamos agir e saber, não ficar parados e assistir”.
 
Padre Orivaldo d Costa, sacerdote da Diocese de Parintins, no estado do Amazonas, nos enviou este precioso depoimento do Brasil: “Conheci o Sr. Juan Valenzuela Vergara por ocasião do Sínodo da Amazônia quando, como preparação para o Sínodo, ele organizou um curso para latino-americanos e soube que eu sou precisamente da Amazônia. Então um dia ele foi à Universidade Gregoriana, onde eu estava, e me convidou para participar do seminário para falar sobre os povos indígenas da Amazônia. Falei sobre isso com a irmã italiana Rosanna Marchetti que hoje mora em Manaus: ela ilustraria a Pan-Amazônia como região, como missão, e eu ilustraria o meu trabalho com os indígenas, algumas orações que traduzi para a língua Sateré Mawé. Para os Sateré isso é uma coisa linda, porque antes da chegada dos colonizadores havia tantas línguas indigenas. Em vez disso, hoje em dia, por exemplo, a língua Sateré Mawé é falada por apenas 15.000 pessoas. Existem muitas línguas indígenas, eu só conheço o Sateré para o meu trabalho com os indígenas. Quando soube da morte do Sr. Juan, aqui celebrei uma Missa em memória, e, um mês depois de sua morte, celebrei outra Missa por ele. Uno-me a vocês nas condolências, mas também na esperança da Ressurreição. A morte é uma passagem para a vida eterna, nós cristãos acreditamos nisso. Assim como Jesus na Quaresma se entrega por amor a nós, e ressuscitará três dias depois de sua morte, também nós, quando ressuscitarmos, nos encontraremos novamente com o Sr. Juan”.
 
“Papa Francisco e o Sínodo Pan-Amazônico. As culturas e línguas dos povos originários da América Latina desde a época dos descobrimentos até os dias atuais”, foi o título oficial do encontro inaugural do Seminário 2019. As palestras foram ministradas por professores da Pontifícia Universidade Gregoriana, da Pontifícia Universidade da Santa Cruz de Roma, da Universidade La Sapienza, de Roma Tre, da Universidade para Estrangeiros de Siena, do Dowling College de Nova York e do Centro de estudos eclesiásticos espanhóis de Roma.
 
Nos encontramos uma das últimas vezes em uma conferência daquele ciclo de Cursos, em que participava um representante brasileiro do Povo indígena dos Pataxò, da Bahia, ali na sala de conferências da Basílica Paroquial de San Giovanni dei Fiorentini. Naquela mesma Basílica, que ele tanto amava, nós nos encontramos, junto ao Embaixador do Peru S.E. Eduardo Martinetti Macedo.  Foi alì, na Missa de enterro, no domingo, 4 de fevereiro de 2023, que nos despedimos, pela última vez, do professor Juan Valenzuela Vergara. Em seu comovente discurso, o professor Riccardo Campa, ex-Diretor do Centro de Estudos, Documentação e Biblioteca do IILA, ​​disse: “O prof. Juan Valenzuela Vergara era um homem dos Andes destinado ao Mediterrâneo.”
 
Em março de 2019, o prof. Juan Valenzuela entrevistado pelo Vatican News e, entre as coisas, disse para a jornalista Laura de Luca: "Existe uma frase muito comum entre todas as populações mesoamericanas: sempre agradeça a tudo. Como se dissesse: graças à Providência divina que me deu a vida, que um dia terei que devolver... Isso depende do fato de que o homem andino, o homem pré-hispânico em geral, está muito ligado à natureza e a mãe terra, e também por isso sente uma forte saudade do seu país quando o deixa". E aqui queremos agradecer o professor Juan Valenzuela Vergara, que, sempre com simplicidade, elegância e serenidade, dedicou sua vida inteira ao ensino, à pesquisa, à divulgação da cultura dos povos originários da América do Sul e ao Diálogo intercultural.


Traduzione in portoghese di A.R.R.


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