Presentazione del Messaggio del Papa per la VI Giornata Mondiale dei Poveri
Antonella Rita Roscilli
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

                                                                                                                                                   Nuovi Percorsi, 15 giugno 2022
La Giornata Mondiale dei Poveri giunge alla sua VI edizione e verrà celebrata domenica 13 novembre 2022 anche per aiutare tutti noi a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente. Quest'anno avrà il titolo significativo: “Gesù Cristo si è fatto povero per voi”, tratto dalla seconda Lettera di Paolo ai cristiani di Corinto. Con queste parole l’apostolo Paolo si rivolse ai primi cristiani di Corinto, per dare fondamento al loro impegno di solidarietà con i fratelli bisognosi.
 
Il Papa esorta a non occuparsi dei poveri solo con una logica di assistenzialismo, ma ad “impegnarsi perché nessuno manchi del necessario. Non è l’attivismo che salva, ma l’attenzione sincera e generosa che permette di avvicinarsi a un povero come a un fratello che tende la mano perché io mi riscuota dal torpore in cui sono caduto”. Spinge ad “incontrare i poveri per mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito”. Spiega che i poveri prima di essere oggetto della nostra elemosina sono “soggetti che aiutano a liberarci dai lacci dell’inquietudine e della superficialità”.
 
Il testo contenente il Messaggio del Papa è stato presentato il 14 giugno nel corso di una conferenza in Sala Stampa Vaticana da monsignor  Rino Fisichella che ha commentato i tre passaggi che permettono di delineare un sentiero di impegno fattivo e di solidarietà responsabile.  “Quanti poveri genera l’insensatezza della guerra!” È in questo grido, probabilmente, che si può racchiudere il Messaggio. Lo sguardo di chi prende tra le mani questo testo si fissa necessariamente sulle tristi vicende della guerra in Ucraina che si stanno sperimentando in questi mesi e che terranno ancora intere popolazioni sotto il ricatto della paura e della guerra nelle prossime settimane. A nessuno sfugge l’appello che ogni giorno il Papa fa sentire al mondo perché si prenda coscienza delle conseguenze che la guerra produce. Ci sono quelle più immediate che creano milioni di profughi e “deportazione di migliaia di persone, soprattutto bambini e bambine” (n. 2 del testo) che vengono sradicate dalla loro terra, dalla cultura con le sue tradizioni, e dalla stessa lingua per imporre loro una identità estranea frutto del calcolo e del sopruso”.
 
Il primo passaggio è proprio quello di rifiutare ogni forma di “rilassatezza che porta ad assumere comportamenti non coerenti". Papa Francesco parla del “sonno dell’indifferenza” da cui è necessario svegliarsi proprio attraverso l’impegno nella carità: “Chi è indifferente vede tutto uguale, come di notte, e non s’interessa di chi gli sta vicino. Quando orbitiamo solo attorno a noi stessi e ai nostri bisogni, indifferenti a quelli degli altri, la notte scende nel cuore. Il cuore diventa oscuro. Presto si comincia a lamentarsi di tutto, poi ci si sente vittime di tutti e infine si fanno complotti su tutto. Lamentele, senso di vittima e complotti. È una catena. Oggi questa notte sembra calata su tanti, che reclamano per sé e si disinteressano degli altri. Come ridestarci da questo sonno dell’indifferenza? Con la vigilanza della carità. La carità è il cuore pulsante del cristiano: come non si può vivere senza battito, così non si può essere cristiani senza carità. A qualcuno sembra che provare compassione, aiutare, servire sia cosa da perdenti! In realtà è l’unica cosa vincente, perché è già proiettata al futuro, al giorno del Signore, quando tutto passerà e rimarrà solo l’amore” (Omelia 29 novembre 2020).
 
Mons Fisichella afferma che questo "è un tema che ritorna spesso nel magistero del Papa perché è una condizione culturale frutto di un esasperato secolarismo che rinchiude le persone all’interno di una muraglia cinese senza più senso di responsabilità sociale, con l’illusione di vivere un’esistenza felice ma di fatto effimera e senza fondamento". Il secondo passaggio è quello di assumere la solidarietà come forma di impegno sociale e cristiano e cita le parole di Francesco: “La solidarietà è proprio questo: condividere il poco che abbiamo con quanti non hanno nulla, perché nessuno soffra. Più cresce il senso della comunità e della comunione come stile di vita e maggiormente si sviluppa la solidarietà” Il terzo passaggio è la proposta contenuta nel titolo di questa VI Giornata Mondiale dei Poveri; “Gesù Cristo si è fatto povero per voi” (Cfr 2 Cor 8,9). La testimonianza dei cristiani, quindi, ha bisogno di essere sostenuta dall’esempio che Gesù stesso ha donato: “la vera ricchezza non consiste nell’accumulare «tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano» (Mt 6,19), ma piuttosto nell’amore vicendevole che ci fa portare i pesi gli uni degli altri così che nessuno sia abbandonato o escluso” (n. 8 del testo). Mons Fisichella prosegue dicendo che è  necessario farsi forti dell’esperienza vissuta in questi ultimi due anni che ha permesso a tutti, nessuno escluso, di sperimentare una forma di povertà come la debolezza, il senso del limite, la paura, la mancanza di affetti e tanto altro, per acquisire qualcosa di realmente essenziale per la vita: “non siamo al mondo per sopravvivere, ma perché a tutti sia consentita una vita degna e felice”.
 
Una delle domande, alla fine della conferenza, riguarda l'azione della Chiesa nella lotta alla povertà. C'è innanzitutto la solidarietà che la Chiesa vive anche collaborando con associazioni civili ed enti che si impegnano durante le emergenze – risponde mons. Fisichella - sottolineando che esiste una dimensione profetica propria della Chiesa per mandato di Gesù. Si tratta della capacità di denunciare le cause della povertà. Infine, fa notare il fatto che non esistono solo povertà materiali, ma anche quelle esistenziali come il disagio, la mancanza degli affetti, la solitudine, la paura ecc. Sono povertà frutto di una mentalità secolarizzata che non riconosce la dignità della persona e genera ingiustizie. Per questo, conclude mons. Fisichella, c'è bisogno di lavorare anche a livello culturale. La voce della Chiesa su questo è tante volte emarginata, ma bisogna non smettere di puntare sulla dignità di ogni persona e di tutte le persone.
 
 




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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

Apresentação da Mensagem do Papa para o VI Dia Mundial dos Pobres
por
Antonella Rita Roscilli

 
                                                               
                                                                                                                                  Nuovi Percorsi, 15 giugno 2022
O Dia Mundial dos Pobres chega à sua sexta edição e será celebrado no domingo 13 de novembro de 2022, para que todos nós possamos refletir sobre nosso estilo de vida e sobre as muitas pobrezas do momento atual. Este ano terá o significativo título: "Jesus Cristo fez-Se pobre por vós", tirado da segunda Carta de Paulo aos cristãos de Corinto. Com estas palavras, o apóstolo Paulo dirigiu-se aos primeiros cristãos de Corinto para fundamentar o seu compromisso de solidariedade com os irmãos necessitados.
 
O Papa nos exorta a cuidar dos pobres não apenas com uma lógica assistencialista, mas a “nos comprometermos para que a ninguém falte o necessário. Não é o ativismo que salva, mas a atenção sincera e generosa que nos permite abordar um pobre como um irmão que estende a mão porque eu possa me resgatar do torpor em que eu caí”. Nos impele a "encontrar os pobres para acabar com tantas ansiedades e medos inconsistentes, para chegar ao que realmente importa na vida e que ninguém pode roubar de nós: o amor verdadeiro e livre". Ele explica que os pobres antes de serem objeto de nossas esmolas são "sujeitos que ajudam a nos libertar dos laços da inquietação e da superficialidade".
 
O texto que contém a Mensagem do Papa foi ilustrado em 14 de junho durante uma conferência na Sala de Imprensa do Vaticano por Monsenhor Rino Fisichella, que comentou as três passagens do texto do Papa que permitem traçar um caminho de compromisso ativo e solidariedade responsável.
"Quantos pobres a insensatez da guerra gera!" É provavelmente neste grito que a Mensagem pode ser focada. O olhar de quem toma este texto em suas mãos, está necessariamente fixado nos tristes acontecimentos que estão sendo vividos nos últimos meses na Ucrânia, e que ainda manterão populações inteiras sob a chantagem do medo e da guerra nas próximas semanas. Ninguém escapa ao apelo que o Papa faz todo dia ao mundo para se conscientizar sobre as conseqüências que a guerra produz. Há as mais imediatas que criam milhões de refugiados e "deportação de milhares de pessoas, especialmente meninos e meninas" (n. 2 do texto) que são arrancados de sua terra, da cultura com suas tradições e da língua para impor a eles uma outra identidade, fruto de cálculo e abuso".
 
O primeiro passo é precisamente o de rejeitar qualquer forma de “relaxamento que conduza a comportamentos inconsistentes”. O Papa Francisco fala do “sono da indiferença” do qual é necessário acordar precisamente através do compromisso da caridade: “Os indiferentes veem tudo igual, como à noite, e não se importam com quem está perto dele. Quando pensamos apenas em torno de nós mesmos e de nossas necessidades, indiferentes às dos outros, a noite cai no coração. O coração fica escuro. Logo começamos a reclamar de tudo, então nos sentimos vítimas de todos e finalmente fazemos tramas sobre tudo. Reclamações, sentimento de vítima e conspirações. É igual a uma corrente. Hoje em dia, esta noite parece ter caído sobre muitos, que reivindicam tudo para si mesmos e não estão interessados ​​​​nos outros. Como podemos acordar deste sono da indiferença? Com ​​a vigilância da caridade. A caridade é o coração pulsante do cristão: assim como não se pode viver sem o coração bater, também não se pode ser cristão sem caridade. Tem alguém que pensa que ter compaixão, ajudar, servir, seja coisa de perdedores! Na realidade é a única coisa vencedora, porque já está projetada para o futuro, para o dia do Senhor, quando tudo passará e só ficará o amor” (Homilia 29 de novembro de 2020).
 
O arcebispo Fisichella afirma que este "é um tema que muitas vezes volta no magistério do Papa por ser uma condição cultural, fruto de um laicismo exasperado que encerra as pessoas dentro de um muro chinês sem senso de responsabilidade social, com a ilusão de viver um existência feliz, mas de fato efêmera e sem fundamento". O segundo passo expressado pelo texto è o de assumir a solidariedade como forma de compromisso social e cristão e Mons. Fisichella cita as palavras de Francisco: “A solidariedade é precisamente isto: partilhar o pouco que temos com quem não tem nada, para que ninguém sofra. Quanto mais cresce o sentido de comunidade e comunhão como estilo de vida, tanto mais se desenvolve a solidariedade”.
 
O terceiro passo parte da proposta contida no título do VI Dia Mundial dos Pobres; "Jesus Cristo fez-Se pobre por vós" (cf. 2 Cor 8, 9). O testemunho dos cristãos, portanto, precisa ser sustentado pelo exemplo que o próprio Jesus deu: "a verdadeira riqueza não consiste em acumular tesouros na terra, onde traça e ferrugem consomem e onde ladrões arrombam e roubam"(Mt 6,19), mas sim em 'mútuo amor que nos faz carregar os fardos uns dos outros para que ninguém seja abandonado ou excluído” (n. 8 do texto).
Mons. Fisichella continua dizendo que é preciso fortalecer-se a partir da experiência vivida nestes dois últimos anos, que permitiu a todos, sem exceção, experimentar uma forma de pobreza no sentido de fragilidade, sentimento do limite, a falta de afeto e muito mais, para afinal adquirir algo realmente essencial para a vida: “não estamos no mundo para sobreviver, mas para que todos, todos tenhamos uma vida digna e feliz”.
 
Uma das perguntas finais durante a conferencia è sobre à ação da Igreja Católica na luta contra a pobreza. “Em primeiro lugar, è a solidariedade que a Igreja experimenta ao colaborar também com associações e entidades civis comprometidas em situações de emergência”responde Mons. Fisichella - sublinhando que existe uma dimensão profética própria da Igreja por querer de Jesus: “é a capacidade de denunciar as causas, as causas da pobreza”. Por fim, aponta o fato de que não existem apenas pobrezas materiais, mas também existenciais como desconforto, falta de afeto, solidão, medo, etc. São pobrezas essas, fruto de uma mentalidade secularizada que não reconhece a dignidade da pessoa e que gera injustiças. “Por isso -conclui Mons. Fisichella - também precisamos trabalhar em um nível cultural. A voz da Igreja sobre isso é muitas vezes marginalizada, mas não devemos deixar de focar na dignidade de cada pessoa e de todas as pessoas”.
 



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Traduzione in portoghese di A.R.R.