Il MuNCAB-Primo Museo Nazionale di Cultura AfroBrasiliana- a Salvador Bahia in Brasile
Antonella Rita Roscilli
Il Muncab a Salvador Bahia (Brasile)
Nell'Anno Internazionale dei Popoli Afro-Discendenti, istituito dall’ONU per l’anno 2011, l’inaugurazione del Museo Nazionale di Cultura Afro-Brasiliana (MuNCAB), nello stato brasiliano di Bahia, rappresenta un dato fondamentale e di riconoscimento per la città di Salvador che ha il più alto numero di afro-discendenti dell’intero Brasile. In parte progettato dal rinnovamento della politica del Ministero della Cultura, il primo Museo Federale baiano sulla cultura afro costituisce, quindi,una storica rivendicazione degli afro-discendenti e di coloro che avvertono forte la necessità di rifondare la società su basi culturali ampie. Basi che accolgano e riconoscano democraticamente l’importanza di questa cultura, perseguita e spesso negata nella storia.

Ciò accade in un Paese che, pur presentandosi al mondo come una grande potenza, mantiene dentro di sé ancora molti elementi di preconcetto nei confronti di parte del suo tessuto sociale. Parlo degli afro-discendenti brasiliani, tuttora poco presenti a livello professionale nella società. Molti di loro popolano ancora le immense favelas e, nonostante alcuni miglioramenti, come la legge sulle “cotas” all’università, la realtà è diversa da ciò che a volte si legge nella stampa internazionale che cerca di “indorare la pillola”. La realtà è che molti afro-discendenti non riescono facilmente ad arrivare all’università per motivi legati a lacune scolastiche, spesso presenti nelle scuole pubbliche obbligatorie di I e II grado. Diverso è per chi ha capacità economica e può frequentare ottime scuole private nei vari gradi di istruzione. Altro discorso da fare, poi, sarebbe quello dei piani di studio che prevedono ancora poco sullo studio accademico della cultura afro e dei personaggi che hanno contribuito al progresso del Brasile. Insomma, oggi molti degli afro-discendenti brasiliani riescono ad accedere a ruoli professionali nella società, ma ancora con enorme difficoltà.

Eppure la cultura dei loro antenati impregna molta della  cultura baiana e brasiliana in genere. E’ presenza viva e se ne rivendica la memoria, essendo attiva nella società locale e nazionale, portatrice potenziale di valori quali l’autostima e l’autodeterminazione. In questo senso il MuNCAB rappresenta un passo avanti nella lotta per il giusto riconoscimento del ricco patrimonio culturale afro-brasiliano. L’AMAFRO (Associazione degli Amici della Cultura Afro-Brasiliana) è responsabile della istituzione del MuNCAB e ha eletto come coordinatore di quest’ultimo il medico, poeta e compositore José Carlos Capinan che definisce il MuNCAB un museo vivo, dinamico. L’obiettivo è farne un vero centro di riferimento della cultura afro: tutte le branche dell’arte, la letteratura, la religione, i contributi africani alla lingua brasiliana e le personalità afro-discendenti che si distinguono nel Paese, veri e propri esempi di stimolo per il cammino dei più giovani. Ad esso si unisce lo sforzo di pensatori e studiosi della vita brasiliana che riconoscono la rilevanza del talento di origine africana, registrato in tutte le tappe dell’evoluzione storica e culturale del Paese e si riferiscono a personaggi e fatti storici, spesso, volutamente dimenticati o manipolati dalla storia ufficiale.

Il programma iniziale del MuNCAB prevede tre esposizioni nel bel palazzo ristrutturato del centro storico di Salvador, a Rua do Tesouro: la prima è “Collezione Iniziale” che presenta 260 opere collegate all’ancestralità africana e alla contemporaneità. Costituiscono il primo fondo prestigioso del Museo con foto di Pierre Verger e opere di Carybé. La seconda si intitola: “Lo scultore del Sacro” ed è un omaggio al grande scultore baiano Mestre Didì. La terza mostra si intitola “Noi, gli afro-discendenti” con fotografie di illustri personalità brasiliane di origine africana, tra cui Theodoro Sampaio, Luiz Anselmo, Juliano Moreira e Luiz Gama. Secondo Capinan “oltre alla preservazione e alla diffusione della cultura afro-brasiliana, il MuNCAB è uno strumento di rivelazione del grande contributo dei neri e dei loro discendenti nella creazione di una cultura spesso discriminata e negata, che invece costituisce un valore fondante. Infatti hanno donato alla cultura nazionale una capacità a svilupparsi con la dinamica delle differenze che la compongono. E tutto ciò deve essere diffuso perché il nero è stato il polline culturale che ha fecondato le civiltà contemporanee. Un museo-casa che diffonde quindi il senso di cittadinanza degli esseri umani, senza distinzione.

"Le muse ispiratrici sono gli ancestrali e gli esempi di resistenza che possono offrire il mezzo per la ricerca di un futuro migliore, ma essi servono anche per ricordare la memoria di  coloro che hanno contribuito a formare il presente. […]. La mia generazione” prosegue Capinan “ha cominciato a leggere il mondo e a capire che aveva il diritto di modificarlo negli anni ’60, nel Centro Popolare di Cultura, un forte movimento nazionale spinto dalla UNE, ispiratrice del fare culturale come capacità di trasformazione. Fino a quando non ci saranno più cittadini di prima o seconda classe in nessuna nazione, fino ad allora sarà necessario creare centri di diffusione come questo Museo, un luogo dove possano avvenire radicali trasformazioni considerando l’ essere umano come la radice di tutto. Promuoveremo culture radicalmente umanizzanti.

Ma proporremo anche il fare e rifare il significato delle cose cercando di ispirare e insegnare a donne e uomini con significati più giusti, più belli, più veri, facendo arte, religione, storia, nel continuo impegno con la libertà. Vogliamo che la vita abbia significato per tutti, senza preconcetti per il colore della pelle. Questo sarà un luogo per mostrare ciò che neri e meticci furono e sono, mostrando ciò che fecero in tutti i campi della conoscenza. Apprendere a guardare per insegnare a vedere, insegnare perché altri si riconoscano e si costruiscano come esseri che appartengono a una società in cui ognuno ha il diritto- dovere di partecipare. Un Museo può diventare una scuola, un luogo che crea alternative, tecniche che aiutano a costruire un mondo diverso. Trasformare i dolori in sogni. I sogni in realtà. Trasformare le difficoltà in riflessione e azione. Fare dei bambini i cittadini del mondo, siano essi delle città e della campagna, nel Brasile e nel mondo, di qualsiasi appartenenza e colore.

Non importa che in questa Casa di Cultura entri il nero, il bianco o il meticcio. Importa che apprenda il suo significato come parte di un tutto che necessita di essere rispettato, ma a volte o quasi sempre, ha bisogno di essere trasformato. Questa è la casa di Luiz Gama, Castro Alves, ma anche dei tanti anonimi che hanno lottato contribuendo a fare la storia del Brasile. Essi saranno sempre qui rappresentati. Questa è la casa di artisti, ricercatori, scienziati, educatori, una casa che sappia fare distinzione tra ciò che interessa coltivare e ciò che deve essere abolito per sempre. Questa casa sarà un Museo per coltivare democrazia, tolleranza, invenzione, conoscenza, riflessione e cambiamento perché esistono culture da combattere. Parlo della cultura della paura, la cultura dell’indifferenza, la cultura della violenza, la cultura del razzismo, le culture della discriminazione razziale, sociale, sessuale, la cultura di ogni preconcetto.

Tutte queste culture devono essere combattute con la scienza, l’arte, la religione, le tecniche per fare cinema, documentari, poesia, letteratura. Con le tecniche per fare ingegneria, architettura, medicina, con il dibattito e la riflessione generate dall’interesse di chiarire e di costruire. Si costruisce con le preghiere, i riti religiosi, l’artigianato e l’industria culturale. Con il telefono nagô e Internet. Ma che tutto avvenga senza creare dipendenza del mecenate ufficiale, ma con una funzione critica e trasformatrice, che serva alla comunità, alla città e al senso di cittadinanza. Che sia questo un Museo che combini molteplici conoscenze e dia opportunità di molteplici azioni per cercare sintesi ampie, che si installi al servizio di un bene maggiore: la permanente invenzione di una civiltà brasiliana che trovi il suo grande trionfo nella  diversità".   


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Antonella Rita Roscilli è brasilianista e giornalista. Si dedica alla divulgazione di cultura e attualità del Brasile e Paesi dell’Africa lusofona. Laurea in Lingua e Lett. Brasiliana presso “La Sapienza”, Università di Roma. Mestre em Cultura e Sociedade (Facom-Ufba). Biografa della memorialista Zélia Gattai Amado, ha pubblicato le opere Zélia de Euá Rodeada de Estrelas (ed. Casa de Palavras, 2006)Da palavra à imagem em “Anarquistas, graças a Deus” (ed. Edufba/Fapesb, 2011). Ha curato la post-fazione dell’edizione italiana di Un cappello da viaggio (ed. Sperling &Kupfer) di Zélia Gattai. Collaboratrice della "Fundação Casa de Jorge Amado" di Salvador (Bahia). Socia correspondente dell’IGHB ("Instituto Geográfico e Histórico da Bahia").