La lotta di Liberazione del P.A.I.G.C. di Amilcar Cabral nella Guinea-Bissau e a Capo Verde
Antonella Rita Roscilli
Amilcar Cabral
Il 20 gennaio 2012 si è celebrata la giornata degli eroi nazionali in Guinea-Bissau e Capo Verde. E’ il giorno in cui si ricorda l’omicidio del guineense Amilcar Cabral, figura rivoluzionaria e poeta che ha sacrificato la vita per la libertà in terra africana. Una riflessione su questa data e sulla delicata questione della leadership in Africa nella congiuntura politica e geopolitica internazionale odierna, è stata proposta nel convegno organizzato a gennaio 2012 a Roma dal Centro di Riflessione Africa 2000 di Radio Vaticana, in collaborazione con la casa editrice L’Harmattan Italia (Torino), la libreria Griot (Roma) e Caboverdemania (Roma). All’incontro, curato da Filomeno Lopes, filosofo guineense, scrittore e giornalista di Radio Vaticana, sono intervenuti, tra gli altri, l’ambasciatore di Capo Verde José Barbosa, l’Ambasciatore di Cuba, il direttore di Radio Vaticana padre Federico Lombardi, Jean Léonard Touadi, secondo parlamentare italiano di origine africana, la sociologa Maria José Medes Evora e altri esperti del campo.
Nell’ambito dell’evento è stato presentato il libro di Patrícia Godinho Gomes “Os fundamentos de uma nova sociedade: o P.A.I.G.C. e a luta armada na Guiné Bissau (1963-1973). Organização do Estado e relações internacionais" pubblicato in Italia dall’ed. L’Harmattan. Patrícia Godinho Gomes è guineense, nata a Luanda, in Angola, ma vive in Sardegna, ove è ricercatrice universitaria e membro fondatore del Centro di Studi Africani (CSAS). La sua opera è estremamente corposa e permette di conoscere la storia del Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea e Capo Verde (P.A.I.G.C.), fondato nel 1956 da Amílcar Cabral (1924-1973), che portò la Guinea-Bissau e le isole di Capo Verde all'indipendenza dal Portogallo. Lo stesso titolo del libro evoca l’importanza del percorso fatto per arrivare all’indipendenza, nonché del ruolo svolto dal movimento di liberazione.
La Guinea-Bissau è una delle più piccole nazioni dell'Africa occidentale. Coincideva un tempo con il regno di Gabù, a sua volta parte dell'Impero del Mali. Gli ultimi resti di questo regno sopravvissero fino al XVIII secolo. Sebbene le coste e le rive dei fiumi fossero tra le prime terre ad essere colonizzate dal Portogallo (che le sfruttò per procurarsi schiavi sin dal XVII secolo), le zone più interne rimasero inesplorate sino al XIX secolo. Capo Verde, invece, è un arcipelago di dieci isole di origine vulcanica, situato a circa 500 km dalle coste senegalesi, nell'oceano Atlantico settentrionale, al largo dell'Africa Occidentale e divenne una base perfetta per lo scalo delle navi in viaggio tra l'Europa e l'America, diventando un centro importante per la tratta degli schiavi africani. Nel 1747 l'arcipelago venne colpito dalla prima delle ricorrenti siccità, davanti alla quale il governo portoghese rimase impassibile e non inviò alcun tipo di aiuto. Il declino della tratta degli schiavi segnò, inoltre, un'altra battuta d'arresto per l'economia, portando nel XIX secolo ad una massiccia emigrazione degli abitanti. Alla fine degli anni ‘50 del secolo scorso, Angola, Mozambico, São Tomé e Principe, Guinea-Bissau e Capo Verde si trovavano ancora sotto il giogo portoghese. Gran Bretagna e Francia promuovevano una transizione pacifica della sovranità dei popoli colonizzatimentre il regime portoghese di António de Oliveira Salazar si rifiutò a qualsiasi dialogo con i rappresentanti delle sue colonie. Trasformò il termine “colonie” in “province ultramarine”. Nella Guinea-Bissau all’epoca esistevano solo 11 scuole per 600.000 abitanti e grande era l’analfabetismo. Esisteva uno Estatuto do indigena che permetteve sì di vivere, ma isolati. Per entrare nella società occorreva saper leggere, scrivere, essere entrati nella cultura portoghese.
Il P.A.I.G.C nacque in questo contesto storico. Ebbe dapprima una struttura e un raggio d'azione essenzialmente urbani. Si batté contro l'esercito portoghese su parecchi fronti partendo dai paesi vicini, specialmente dalla Guinea e dal Casamance, provincia del Senegal. Trasferì, poi, il centro della lotta nelle campagne, tra le popolazioni contadine, dando inizio nel 1963 a un'attività di guerriglia su vasta scala, che nel giro di dieci anni consentì al movimento di controllare la quasi totalità del territorio e a mettere in atto nuove strutture politico-amministrative nelle zone liberate. Generò la coscientizzazione delle masse popolari, in particolare quelle del mondo rurale, grazie al migliore livello scolastico, sanitario, sistema giudiziario e sistema commerciale. Ricordiamo l’importanza della “scuola pilota” e il ruolo delle donne impegnate a vari livelli, in ambito sanitario, come collaboratrici dei combattenti, nei vertici dei comités regionali. Diversamente dai movimenti anticoloniali delle altre colonie portoghesi, il P.A.I.G.C. riuscì quindi ad estendere rapidamente controllo ed azione su ampie zone del paese. Tutto ciò durante l’evento è stato illustrato in modo molto chiaro dalla sociologa Maria José Medes Evora.
L’obiettivo dell’opera di Patrícia Godinho Gomes è proprio quello di raccontare come il P.A.IG.C. riuscì a trasformare la Guinea portoghese in uno stato indipendente. Partendo da una breve analisi dell’ installazione del potere coloniale, viene perciò esaminata la strategia di mobilizzazione e coscientizzazione delle masse rurali adottata dal P.A.IG.C. L’indipendenza del paese venne dichiarata unilateralmente il 24 settembre del 1973 e riconosciuta nel novembre dello stesso anno dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ma Amilcar Cabral morì assassinato sei mesi prima, a Conakry. Era il 20 gennaio 1973. Gli assassini erano membri del suo partito, verosimilmente manipolati dalle autorità portoghesi e sorretti dalle complicità delle élites guineensi. Dal canto suo, Capo Verde ottenne l'indipendenza dai lusitani nel 1975. Il 16 settembre 1975 venne ammesso tra i membri delle Nazioni Unite (ONU). Il P.A.I.G.C. prese a governare sia nella Guinea-Bissau che a Capo Verde. Si discusse sull'opportunità di unificare i due paesi sino al 1980, quando a seguito di un colpo di stato nella Guinea-Bissau, i capoverdiani si separarono dal P.A.I.G.C. e nel 1981 fondarono il P.A.I.C.V. (Partido Africano da Independência de Cabo Verde). Ma nella Guinea-Bissau non si ebbe mai una pace effettiva: guerre civili, colpi di stato, sollevazioni ne hanno caratterizzato la storia. Più volte la scrittrice Patrícia Godinho Gomes nel corso dell’evento, ha affermato che oggi, dopo che si è lottato per la giustizia, il progresso e lo sviluppo, il Paese ha un enorme bisogno di riconciliazione.
Notevole è stato, inoltre, l’intervento dell’on. Touadi che ha ricordato il ruolo insostituibile della diaspora nel contribuire allo studio della storia africana affermando che oggi, a 50 anni dall’indipendenza africana, bisogna produrre riflessione culturale in virtù del ruolo che ricopre la memoria storica. Ha quindi citato lo storico del Burkina Faso Joseph Ki-Zerbo e una sua importante frase: “La storia è una riappropriazione dei frammenti sparsi della nostra memoria collettiva”. E’ proprio in tal senso che il libro della Godinho costituisce un documento storico, basato su una raccolta di “testimonianze privilegiate” e un’accurata ricerca bibliografica. Le testimonianze nel libro riassumono il pensiero di Cabral che ambiva all’indipendenza e alla liberazione dei popoli africani per un unico scopo: l’autonomia del popolo, ovvero “pensar com nossas cabeças”. Era un uomo di spirito democratico, attento al benessere del popolo e voleva ancorare la sua azione ad un humus culturale perché la cultura costituiva il fondamento del movimento di liberazione. Ma Cabral aveva un disegno ben preciso, come ben ricordato nel convegno dal pedagogo guineense Intunda Na Montche, e dopo aver liberato il Paese, ne avrebbe ceduto il governo ai politici. Invece questo, dopo la sua morte, non è accaduto. Le violenze e il clima di terrore hanno favorito la diaspora, ma oggi, secondo le parole della Godinho, la diaspora della Guinea-Bissau va considerata nel quadro della politica che deve guardare ad essa non più necessariamente per un rientro di tutti nel Paese di origine, ma per il fertile contributo che essi possono dare alla ricostruzione del Paese.
Elementi quali l’educazione, l’istruzione sono fondamentali e questo è stato decisivo perché l’autrice pubblicasse il suo libro in Italia, ma in lingua portoghese, perché divenga anche nel suo Paese uno strumento di conoscenza importante per lo studio e l’analisi della storia contemporanea. Tutto per il valore della libertà e il filosofo-scrittore Filomeno Lopes lo ha ricordato con una splendida frase: “La libertà è il volto etico della speranza di un popolo. Bisogna ricordare, fare memoria, non cercare di sapere dove sono caduti i nostri eroi, ma perché sono caduti”.