BENIN. Il Cedres: un centro studi per aiutare i giovani africani a diventare protagonisti del loro futuro
Jean-Baptiste Sourou
                                                                                                  
Il progetto "Cedres: priorità all’Educazione", da un lato,  è una proposta alternativa alla immigrazione selvaggia che sta decimando sempre più le popolazioni africane. In  modo particolare colpisce i giovani e cioè le persone capaci di prendersi cura dell’Africa, lavorando per il futuro dei paesi africani. Dall’altro lato, il Cedres vuole colmare la mancanza di strutture didattiche adeguate per gli studenti.  In pieno secolo XXI,  in alcuni paesi africani ci sono ragazzi, tra cui anche i miei  studenti, che studiano la sera sotto i lampioni, e altri che non riescono a fare i compiti perché la sera la corrente manca, oppure non hanno accesso ad internet o ai libri che vorrebbero.

Molti di questi giovani cominciano allora a pensare di emigrare per avere condizioni migliori. Succede spesso e purtroppo che questa voglia sia sinonimo di morte violenta, o nel Mediterraneo, oppure nella stiva di qualche aereo come è successo qualche anno fa a due ragazzi della Guinea. Si può morire perché si vuole studiare? Il Progetto Cedres dice no, non vogliamo più che sia cosi e vuole cambiare le cose sul serio.

Incrementare la capacità dei giovani a riflettere e a decidere
L’Associazione Il Cedro in Italia  e il Cedres Ong  in Benin stanno facendo propria questa sete di libertà e voglia di sapere. Perciò il progetto mette al primo posto l’Educazione, intesa non come un modo per riempire di nozioni gli studenti, ma per incrementare la loro capacità di riflettere e  decidere.   Nell’Africa di oggi l’educazione è diventata il motore principale per aiutare i ragazzi ad uscire dall’isolamento e  “connettersi” col mondo, con i suoi cambiamenti,  e per stare al passo con i loro coetanei di altri continenti. Senza un minimo di istruzione, i ragazzi sono preda facile per i venditori di fumo, i trafficanti di esseri umani che vendono loro solo bugie. Così si  lasciano convincere che l’unica soluzione alla disoccupazione e ai problemi sociali con i quali si confrontano,  è la via dell’avventura europea.  

Una popolazione giovane che necessita strutture didattiche
Il Benin conta 10 milioni di abitanti di cui 60% sono giovani. La popolazione necessita quindi di strutture scolastiche che difficilmente esistono.  Immaginiamoci a Cotonou, la capitale economica,  delle classi di scuola elementare formate da 100 alunni.  Il governo sta facendo uno sforzo per rendere la scuola  gratuita per le ragazze dalle elementari fino alla quarta media perché spesso quando un genitore deve scegliere per chi pagare la retta scolastica e i libri, preferisce i maschi.  Dicono alle femmine “finirai per sposarti e andare a vivere a casa di qualcun altro”.  Nelle campagne sembra uno spreco di denaro investire nell’educazione delle ragazze. Dati recenti dimostrano però che ragazze scolarizzate  hanno una marcia in più nella gestione dell’economia familiare, nella cura dei figli e nella gestione della loro fertilità. Mentre i casi di gravidanze precoci sono più diffusi  tra quelle meno istruite o con nessuna istruzione.
Alcuni dati disponibili ci dicono che nel 2011, in Benin,  il  tasso totale di alfabetizzazione era del 44, 6%, quello di alfabetizzazione dei 15-24 anni era del 64,7% e quello di scolarizzazione dei 6-11 era del 74,4 %. Nello stesso periodo, il 43, 1% dei ragazzi in età scolare non avevano accesso alla scuola. Rispetto al 37, 4% dei ragazzi che aveva frequentato la scuola primaria, solo il 12,9% proseguiva alle medie e solo il 4, 2% continuava gli studi alle superiori.
Questo vuol dire che ci sono troppi abbandoni scolastici. I motivi sono semplici, molti genitori non ce la fanno a pagare la retta scolastica, la divisa, i quaderni e i libri. Cosi dei ragazzi intelligenti finiscono per lasciare la scuola per andare,  sia in città che in campagna, nel miglior dei casi, ad apprendere un mestiere, oppure seguono semplicemente  il sogno europeo con le sue conseguenze drammatiche.
C’è una sensazione molto diffusa presso i giovani universitari e cioè che  lo Stato non li assiste. Le biblioteche sono vuote, i libri risalgano a decenni passati, le aule sono stracolme e studiare è una prova di forza. I più fortunati, avendo genitori facoltosi o che lavorano in politica, vanno all’estero e gli altri rimangono lì a tribolare, fino a quando qualcuno non li convince a seguire la strada verso l’Europa, dove è più facile trovare libri.

Un Centro moderno di documentazione  per promuovere lo studio e l’apprendimento
E’ in questo contesto di precarietà  e di disagio che si inserisce Il progetto Cedres: priorità all’Educazione. Si tratta quindi di offrire ai ragazzi che lo desiderano  quelle strutture che li aiutano a studiare in pace, tranquillamente. Questo vuol dire una biblioteca multimediale, con possibilità di accesso alle e-resources  (risorse on line)  del mondo,  accesso ad internet, possibilità di pernottare il tempo necessario per preparare un esame o fare una ricerca, e facilità di trovare sul posto  una mensa per consumare un pasto.  Il Cedres, cioè Centro di Documentazione e di Ricerca sull’Arte e le Scienze Sociali, non è un collegio. E’ un luogo per promuovere lo studio e per facilitare l’apprendimento.   Gli studenti potranno avere anche a disposizione una sala conferenza dove  incontrare e discutere con personaggi del mondo della ricerca, dell’arte, della letteratura e della scienza.  Per raggiungere la sua missione, il Cedres  offrirà corsi di aggiornamento in  comunicazione, economia per lo sviluppo, l’arte, la gestione del bene comune e le culture locali.
In questo momento, Il Centro dispone solo di un terreno di circa tre ettari per stabilirsi in una zona che si trova al centro di molte reti di comunicazione e culturali. Il piano architettonico del Centro è stato già realizzato. Una squadra scientifica internazionale, formata da docenti e educatori, consiglia sull’avanzare del progetto per mantenervi uno standard di qualità. Infine, la casa editrice (Editions du Cedres) che fa parte del progetto, ha già iniziato a pubblicare.
Adesso ci serve l’aiuto di tutti per poter realizzare la biblioteca, una decina di camere e la mensa. Cosi il Centro può iniziare a funzionare e con l’autofinanziamento può riuscire a realizzare le altre fasi del Progetto globale, secondo le necessità degli utenti.

Un luogo simbolo in cui l’Africa  si impegna a prendersi cura di sè
Il Centro non risolve tutti i problemi del mondo scolastico e universitario, e ne sono conscio. Si tratta però di qualcosa di simbolico per dare l’esempio che qualcosa di positivo può nascere, crescere e esistere a favore di quella gioventù che spesso vedo senza un vero punto di riferimento.  Quando qualcuno di loro sembra emergere, a livello di pensiero o di autorevolezza, sembra che ci siano delle forze politiche che sappiano bene come farlo tacere con promesse mirabolanti. Cosi i suoi compagni restano di nuovo da soli. Invece, il nostro Centro vuole essere un laboratorio per formare  le coscienze, formare dei giovani che non hanno paura, né da soli, né in gruppo, di affrontare la vita, di prendersi per mano e diventare protagonisti dello sviluppo dei loro paesi.  Papa Giovanni Paolo II si augurava, infatti, che i popoli africani prendessero “in mano, da protagonisti, il proprio destino e il proprio sviluppo culturale, civile, sociale ed economico”.  Tutto questo non può avverarsi senza l’Educazione, senza che la popolazione sia messa in grado di interloquire con chiunque venga da fuori, senza che la gente sappia leggere, scrivere, capire la marcia del mondo e impari a distinguere le bugie dalle verità. E’ un lavoro molto duro, ma il Cedres crede che il futuro dell’Africa passa da lì: un lavoro di pazienza, un po’ utopico anche. Ma senza utopia quest’Africa rimarrà al margine dello sviluppo e sempre più sfruttata, visto che c’è gente che vuole solo il proprio benessere a scapito della vita degli altri, anche se muoiono nel deserto o nel Mediterraneo.
  
Il futuro del continente passa per l’educazione accompagnata da un forte amore per i nostri paesi
Se vogliamo cambiare l’Africa, aiutarla a “cessare di essere oggetto di assistenza,  per diventare soggetto protagonista di scambi produttivi” (Giovanni Paolo II) e del proprio futuro, non possiamo non investire nell’Educazione e sostenere progetti come questo.  Questo significa insegnare agli Africani a pescare e non offrire loro solo il pesce,  mantenendoli in un sistema di assistenza perpetua. L’Africa non ha bisogno di essere assistita, ma di avere biblioteche, luoghi di studio, di apprendimento della scienza radicate nelle culture della gente. Solo cosi essa diventerà forte e avrà gli anticorpi per difendersi da tutti gli attacchi. Nelson Mandela diceva: “l’Educazione è l’arma più potente che si può usare per cambiare il mondo”. Noi crediamo che questo vale molto per il Benin e l’Africa. Una educazione accompagnata da un forte amore per i nostri paesi farà sì che chi ha ricevuto, sarà anch'egli in grado di donare e rispettare i sacrifici sostenuti per la sua formazione.

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Jean-Baptiste Sourou. Laureato in Teologia e in possesso di un Dottorato  in Scienze sociali,  è docente di Comunicazione e Culture africane presso atenei romani e scuole in Italia. E’ autore di diversi saggi e articoli sulle culture, le religioni e questioni di sviluppo in Africa;  opere che gli hanno valso riconoscimenti internazionali. Il suo impegno come ricercatore e giornalista presso gli immigrati africani che sbarcano in Italia, l’ha convinto a dare vita al progetto Cedres a favore dei giovani africani, presso i quali è già impegnato come docente. E’ fondatore e presidente dell’Associazione Il Cedro in Italia e dell’ Ong Cèdres in Benin (www.cedres-ong.org), suo paese d’origine.