"UNA NAPOLETANA IMPERATRICE AI TROPICI. TERESA CRISTINA DI BORBONE SUL TRONO DEL BRASILE" di ANIELLO ANGELO AVELLA - testo in it e pt-
Antonella Rita Roscilli
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

“In un’immaginaria passeggiata per le tante strade che da secoli uniscono Italia e Brasile si farebbero incontri d’ogni tipo. […] Potrebbe capitare di imbattersi in figure dal profilo incerto, sconosciuti in cerca di luce. […] Ci sono poi quelli che in vita hanno conosciuto la fama e da morti sono stati dimenticati. Qualcuno di loro è stato anche re o regina, talvolta si tratta di persone che hanno compiuto azioni degne di ammirazione, ma questo non ha risparmiato loro l’oblìo dei posteri” (p. 19).

Così inizia Una Napoletana Imperatrice ai Tropici. Teresa Cristina di Borbone sul Trono del Brasile, 1843-1889 (Roma, ed. Exòrma, pp. 251),  il libro di  Aniello Angelo Avella, professore di "Storia della Cultura dei Paesi di Lingua Portoghese" all’Università di Roma Tor Vergata, socio della più antica istituzione culturale del Brasile, l’“Instituto Histórico e Geográfico Brasileiro” e autore di numerosi saggi e libri nel campo delle relazioni culturali fra l’Italia e i Paesi di lingua portoghese, in particolare il Brasile.
Patrocinata da importanti istituzioni italiane e brasiliane, l’opera di Avella è stata presentata il 5 febbraio 2013 nella Sala Palestrina dell’Ambasciata del Brasile a Roma. E' la prima pubblicazione a rendere  giustizia ad un personaggio, sconosciuto a molti e ignorato da gran parte della storiografia, che a metà del secolo XIX costituì un importante anello di congiunzione tra Italia e Brasile: la principessa della Due Sicilie Teresa Cristina di Borbone (1822-1889).

Sorella del re Ferdinando II, andò in sposa, per procura, il 30 maggio 1843 a D. Pedro II di Bragança, imperatore del Brasile. La coppia ebbe quattro figli: Afonso, Leopoldina, Pedro e Isabel, quest’ultima soprannominata a Redentora per l'approvazione della Legge che abolì la schiavitù nel Brasile nel 1888.
D. Pedro II era un filosofo, amante delle arti e delle scienze, fu sempre al centro dell’attenzione di storici e studiosi, ma nella storiografia ufficiale sua moglie apparve sempre relegata al ruolo di "Madre dei Brasiliani", la sua immagine stereotipata era quella di una donna di limitata cultura, silenziosa, che compensava la mancanza di bellezza fisica con la bontà e le virtù del cuore.

Invece le ricerche e gli studi di Aniello Angelo Avella, condotti su fonti italiane e brasiliane, finora mai esplorate, hanno rivelato una personalità femminile di notevole spessore umano e culturale, lontano dalla figura sottomessa e discreta. Si riscopre, dunque, una donna energica, influente sul piano politico e dispensatrice di consigli, amante e protettrice delle arti, della musica, dell’archeologia, della pittura. Una donna che amò profondamente la Terra brasiliana. Grazie alla sua presenza in Brasile, il periodo 1843-1889 (dal suo arrivo a Rio de Janeiro fino alla morte in esilio) fu uno dei periodi decisivi per la costruzione dell'identità brasiliana e, contemporaneamente, per il processo di integrazione fra Italia e Brasile.  

Ampliando il panorama storico-culturale dell’epoca, l’autore riesce a ribaltare anche la tesi secondo la quale le nozze di Teresa Cristina furono un evento casuale, come un certo tipo di storiografia ha sostenuto. Fu al contrario un evento importante della politica atlantica perseguita dalla diplomazia dei Borbone. Anzi, un ulteriore rafforzamento dell’unione dinastica tra Borbone e Bragança, si ebbe col matrimonio del fratello di Teresa, Luigi conte dell’Aquila e la sorella dell’imperatore, Januária, già reggente del trono brasiliano.

Fu Napoli la città natale della imperatrice Teresa Cristina e nel secolo XVIII era una delle città europee più avanzate. Infatti la cultura napoletana di quel periodo brillava nei diversi campi del pensiero, della ricerca, della espressione artistica e ben presto attraversò l'oceano. Sotto l'alto patrocinio dell'imperatrice a Rio de Janeiro fiorirono l’artigianato e le attività musicali e teatrali. In vari scritti dell'epoca la Baia di Guanabara veniva paragonata al Golfo partenopeo e divenne la meta prediletta da molti sudditi delle Due Sicilie, aumentati in numero dopo l’arrivo di Teresa. Così la radice italiana si sparse in tutti gli strati sociali del tessuto urbano ‘carioca’, a differenza del modello francese, fornendo al nuovo Stato altri ‘modelli’ per il proprio sviluppo. 

Una grande passione dell’imperatrice Teresa Cristina era l’archeologia, tanto da indurla a proporre uno scambio al fratello Ferdinando, come si evince dallo scambio epistolare presente nel volume. I due fratelli napoletani, appassionati per l’archeologia, stabilirono, infatti, un intercambio di elevato valore culturale con forte significato simbolico. Vari reperti di Pompei ed Ercolano salparono per Rio mentre differenti manufatti e utensili degli indios brasiliani andarono a incrementare la già ricche collezioni del Real Museo Borbonico di Napoli (attuale Museo Nazionale). Inoltre, dopo aver ereditato alcune tenute nel Lazio da sua zia, la regina di Sardegna Maria Cristina, Teresa Cristina promosse una campagna di scavi nel sito dell’antica Veio, garantendo il ritrovamento di importanti reperti etruschi.

Grazie alla principessa napoletana il Brasile vanta oggi, con più di 700 pezzi, la più grande collezione di archeologia classica dell’America Latina. La "Collezione Teresa Cristina", frutto di un'intensa attività archeologica da lei intrapresa in Italia, costituisce, insieme ai reperti del Museu Nacional e agli oggetti esposti al Museu Imperial di Petrópolis, uno dei maggiori giacimenti culturali italiani fuori dai confini nazionali. Da un lato gli oggetti provenienti dall’Italia piantarono le sementi della tradizione classica nelle terre americana. Dall’altro gli oggetti di artigianato indigeno del Brasile mostrarono all’Europa alcuni aspetti di una civiltà lontana che potevano stimolare la creatività del vecchio ontinente. Molti di quegli oggetti arricchirono anche il Museo Pigorini di Roma.

La valutazione dell’operato di Teresa Cristina non si limita al campo artistico perché influenzò in modo significativo sopratutto la composizione dei flussi migratori. Si creò un humus nel quale crebbero le grandi migrazioni di fine Ottocento che avrebbero visto la formazione della più grande colonia di emigranti italiani all’estero. Come evidenzia lo storico Julio Cezar Vanni, l’imperatrice conquistò la fiducia del marito e passò a collaborare nelle decisioni dello stato. Per migliorare la situazione della salute pubblica e dell’insegnamento, decise delle facilitazioni per la corte brasiliana perché vi giungessero molti italiani medici, ingegneri, professori, farmacisti, infermieri, artisti, artigiani e lavoratori qualificati. Il volume, corredato da carteggi, fotografie di grande importanza e bellezza, riporta alla luce i nomi e le gesta di molti artisti e personaggi, artigiani lavoratori di alto livello professionale, in gran parte di provenienza meridionale che vissero nel Brasile come i napoletani Domenico e Cesare Farani, il cantante lirico Arcangelo Fiorito, il pittore Alessandro Ciccarelli e il trevigiano Nicola Antonio Facchinetti, tra i tanti che “risorgono” nel volume di Avella.

“Una napoletana imperatrice ai tropici” è quindi un’opera poliedrica che mostra aspetti storici essenziali sia della storia dell'Italia che della storia del Brasile. Di grande importanza sono, ad esempio, le pagine dedicate a Gennaro Merolla, Console Generale delle Due Sicilie a Rio, tra il1832 e il 1843 e l’analisi che egli compie relativamente alla pratica della schiavitù subìta dal popolo africano in Brasile. Alla condanna di quella pratica aberrante, Merolla aggiunge severi giudizi sulla incoerenza di chi professava idee liberali e poi usava la schiavitù. Si parla del suo interessante e inedito documento “Memoria sul Commercio dei Neri e sui mali che dallo stesso ne derivano”, sorprendendoci per le denunce dell'epoca sul commercio degli schiavi e il vulnus di natura etica costituito dalla schiavitù.

Nell’ultima parte del volume ritroviamo gli epistolari e i diari di Teresa Cristina che rivelano un carattere forte e passionale, l’amore per D. Pedro II, i suoi figli, i viaggi, l’esilio, la fine.
Tutto, a partire dal suo sguardo, che immaginiamo incuriosito e ansioso su quella nave che la trasportava nella nuova Terra. “... Non è dato sapere, purtroppo, quali siano state le emozioni di Teresa Cristina quando la nave che la conduceva in Brasile entrò nella baia di Rio..." scrive l'autore, ma grazie alla sua opera fondamentale, possiamo conoscere Teresa Cristina alla luce di prospettive ermeneutiche più rigorose che aiutano non solo a riscattarne la memoria, ma anche a superare i luoghi comuni radicati nell’immaginario collettivo dei due Paesi nei confronti di una principessa napoletana che divenne imperatrice del Brasile.
 
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Antonella Rita Roscilli, brasilianista e giornalista. Si dedica alla divulgazione di cultura e attualità del Brasile e Paesi dell’Africa lusofona. Laureata in Lingua e Letteratura Brasiliana presso “La Sapienza”, Università di Roma, è Mestre em Cultura e Sociedade presso la Ufba. Biografa della memorialista Zélia Gattai Amado, ha pubblicato le opere Zélia de Euá Rodeada de Estrelas (ed. Casa de Palavras, 2006), Da palavra à imagem em “Anarquistas, graças a Deus” (ed. Edufba/Fapesb, 2011). Ha curato in Italia la post-fazione dell’edizione di Un cappello di viaggio (ed. Sperling &Kupfer) di Zélia Gattai. Nel 2012 ha aperto ufficialmente in Italia il Centenario di Jorge Amado. Corrispondente per l'Italia della "Fundação Casa de Jorge Amado" di Salvador (Bahia). Membro corrispondente dell'ALB (Academia de Letras da Bahia) e Socia correspondente dell’IGHB (Instituto Geográfico e Histórico da Bahia).
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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

"UNA NAPOLETANA IMPERATRICE AI TROPICI.TERESA CRISTINA DI BORBONE SUL TRONO DEL BRASILE", A OBRA DE ANIELLO ANGELO AVELLA NA EMBAIXADA DO BRASIL EM ROMA

Antonella Rita Roscilli


"Em um passeio imaginário, através dos muitos caminhos que unem Itália e Brasil, se podem fazer encontros de todo tipo. [...] Depois, há aqueles que em vida tiveram fama e que apòs da morte foram esquecidos. Alguns deles foram rei ou rainha, ou pessoas que realizaram ações dignas de admiração, e que depois foram totalmente esquecidos "(p. 19).

Começa assim “Una imperatrice napoletana ai tropici. Teresa Cristina di Borbone sul trono del Brasile 1843-1889" (Roma, ed. Exòrma, p. 251), obra litéraria de Aniello Angelo Avella, professor de "Storia della Cultura dei Paesi di lingua portoghese" alla Universidade de Roma Tor Vergata, membro da mais antiga instituição cultural no Brasil, o "Instituto Histórico e Geográfico Brasileiro" e autor de inúmeros  ensaios e livros na aréa das relações culturais entre Itália e Países de língua portuguesa, particularmente o Brasil.

Patrocinado por importantes Instituções italianas e brasileiras, o livro de Avella foi lançado na prestigiosa Sala Palestrina da Embaixada do Brasil em Roma no dia 5 de fevereiro de 2013. É a primeira publicação sobre uma personagem, desconhecida ou ignorada pela maioria dos historiadores. Mas em meados do século XIX ela foi um importante elo de ligação entre a Itália e o Brasil: estamos falando da Princesa das Duas Sicílias Teresa Cristina di Borbone ( 1822-1889).

Era irmã do rei Ferdinando II e casou-se por procuração, no dia 30 de maio de 1843, com D. Pedro II de Bragança, Imperador do Brasil. O casal teve quatro filhos: Afonso, Leopoldina, Pedro e Isabel, esta última foi chamada de Redentora pois sancionou a Lei Áurea (Lei Imperial n.º 3.353), em 13 de maio de 1888, foi a lei que extinguiu a escravidão no Brasil. 

D. Pedro II era amante da filosofia, das artes e das ciências, e permaneceu sempre ao centro da atenção de historiadores e estudiosos, mas sua esposa apareceu na historiografia oficial relegada ao papel de "mãe dos brasileiros". Sua imagem estereotipada foi a de uma mulher que tinha pouca cultura, silenciosa, que compensava a falta de beleza física com a bondade e as virtudes do coração.

Ao contrário, a pesquisa e o estudo de Aniello Angelo Avella, realizados nos arquivos italianos e brasileiros, nunca antes exploradas, revelam uma personalidade feminina de notável cultura e força, bem longe da imagem submetida e discreta; uma mulher influente na política e dispensadora de conselhos para o marido, incentivadora e amante das artes, música, arqueologia, pintura.
Teresa Cristina foi uma mulher que amou sempre e profundamente a Terra Brasileira, até a morte. Graças à sua presença no Brasil, desde a chegada no Rio de Janeiro até a morte no exílio, o período 1843-1889, foi um dos períodos-chave para a construção da identidade brasileira e, ao mesmo tempo, um dos períodos-chave para o processo de integração entre Itália e Brasil.

Ampliando as pesquisas da época histórica e cultural, o autor consegue mostrar também como o argumento de que o casamento de Teresa Cristina era um evento casual, sempre apoiado pela historiografia oficial, foi, pelo contrário, um evento importante da política atlântica perseguida pela diplomacia dos Bourbons. Além do casamento entre D. Pedro II e Teresa Cristina, para reforçar a união entre os Borboni e Bragança, veio, em seguida, o casamento entre o irmão de Teresa, Luís Conde de L'Aquila e a irmã do imperador, Januária, regente do trono brasileiro.

Nápoles foi a cidade natal da imperatriz Teresa Cristina e no século XVIII era um das mais avançadas cidades da Europa. De fato, a cultura napolitana da época brilhava, como outras cidades do Sul da Itália, em dferentes campos de pesquisa e de expressão artística e logo cruzou o oceano. Sob o patrocínio da Imperatriz, no Rio de Janeiro floresceram o artesanato e as atividades musicais e teatrais. A Baía de Guanabara, em registros, muitas vezes comparada com o Golfo de Nápoles, tornou-se um destino favoravel para muitos artistas do reinado das Duas Sicílias, e aumentaram em número após a chegada de Teresa no Brasil. Assim, a cultura italiana se enraizou em varias chamadas sociais do tecido urbano carioca, diferente do modelo francês que era mais elitario, e assim fornecendo ao novo Estado outros modelos para seu próprio desenvolvimento.

A grande paixão da imperatriz Teresa Cristina era a arqueologia, tanto que, como se poderà ler na correspondência presente no volume, entre ela e o irmão Ferdinando estabeleceu-se, de fato, um intercâmbio de peças de elevado valor cultural, com um forte significado simbólico. Vários artefatos de Pompéia e Herculano partiram para o Rio de Janeiro e diferentes artefatos e instrumentos de índios brasileiros viajaram para aumentar as coleções já ricas do Museu Bourbon Real de Nápoles (hoje em dia Museu Nacional). Além disso, tendo herdado algumas propriedades na Inglaterra por sua tia, a rainha da Sardenha Maria Cristina, Teresa Cristina promoveu uma campanha de escavações no antigo sítio de Veio, assegurando a descoberta de importante peças de arte etrusca.

Graças à princesa napolitana, o Brasil conta hoje em dia com a maior coleção de arqueologia clássica na América Latina, com mais de 700 peças. A "Coleção Teresa Cristina", resultado da intensa atividade arqueológica que ela patrocinou na Itália, constitui, juntamente com as peças do Museu Nacional e os objetos em exposição no Museu Imperial de Petrópolis, uma das principais áreas culturais italianas fora das fronteiras nacionais. Por um lado, os objetos provenientes dà Itália, plantaram a semente da tradição clássica em terras americanas. Por outro lado, os objetos de artesanato indígena, que foram do Brasil para a Europa, mostraram alguns aspectos de uma civilização distante que poderia estimular a criatividade do velho continente europeio. Muitos desses objetos enriqueceram o famoso  Museu Pigorini de Roma.

A importância e o valor da ação de Teresa Cristina não se limita às artes porque ela influenciou significativamente a composição dos fluxos dos emigrantes italianos para o Brasil. Criou um terreno fértil em que se desenvolveram as grandes migrações do final do século XIX, que  veriam a formação da maior colônia de imigrantes italianos no exterior. Como ressalta o historiador Julio Cezar Vanni, a imperatriz ganhou a confiança do marido e começou a trabalhar nas decisões do Estado. Para melhorar a situação da saúde pública e da educação, ela decidiu de facilitar a entrada no Brasil, para que chegassem médicos italianos, engenheiros, professores, farmacêuticos, enfermeiros, artistas, artesãos e trabalhadores qualificados.

O livro contém documentos, fotografias de grande importância e beleza e traz nomes e obras de muitos artistas e personalidades, trabalhadores altamente profissionais, artesãos, principalmente do sul da Itália. Os napolitanos Domenico e César Farani, o cantor de ópera Arcanjo Fiorito, o pintor Alessandro Ciccarelli e Nicola Antonio Facchinetti de Treviso, estão entre os que conhecemos através da obra de Aniello Angelo Avella. "Una imperatrice napoletana ai tropici” logo serà publicado no Brasil e é um trabalho tão multifacetado, que mostra aspectos essenciais para melhor entender várias fases da formação da sociedade brasileira. 

De grande importância são, por exemplo, as páginas dedicadas ao Gennaro Merolla, Cônsul Geral das Duas Sicílias, no Rio, entre 1832 e 1843 e a análise que ele apresenta em relação à prática da escravidão com a qual tinham sido submetidos os povos africanos no Brasil. Além da condenação da prática, definida abominável, Merolla acrescenta julgamentos severos sobre a inconsistência dos que professavam idéias liberais, mas que, em seguida, utilizavam a escravidão. Ou  apresenta um interessante e inédito documento dele com título "Memórias sobre o comércio de negros e sobre os males resultantes do mesmo" , que è surpreendente pelas importantes denúncias sobre o tráfico de escravos.

Na última parte do livro, encontramos as cartas e diários de Teresa Cristina revelando um amor forte e apaixonado por D. Pedro II, seus filhos, as viagens, o exílio. Tudo, a partir do olhar dela, aquele olhar que imaginamos intenso e ansioso no navio que em 1843 a levou para a nova Terra. "... Nós não sabemos, infelizmente, quais eram as emoções de Teresa Cristina, quando o navio que a levou para o Brasil entrou na baía do Rio ... ", escreve o autor, mas graças ao livro dele e à luz de perspectivas hermenêuticas mais rigorosas, conhecemos a princesa napolitana que um dia se tornou imperatriz do Brasil

Traduzione di L.G.
Antonella Rita Roscilli, brasilianista e giornalista. Si dedica alla divulgazione di cultura e attualità del Brasile e Paesi dell’Africa lusofona. Laureata in Lingua e Letteratura Brasiliana presso “La Sapienza”, Università di Roma, è Mestre em Cultura e Sociedade presso la Ufba. Biografa della memorialista Zélia Gattai Amado, ha pubblicato le opere Zélia de Euá Rodeada de Estrelas (ed. Casa de Palavras, 2006), Da palavra à imagem em “Anarquistas, graças a Deus” (ed. Edufba/Fapesb, 2011). Ha curato in Italia la post-fazione dell’edizione di Un cappello di viaggio (ed. Sperling &Kupfer) di Zélia Gattai. Corrispondente per l'Italia della "Fundação Casa de Jorge Amado" di Salvador (Bahia). Membro corrispondente dell'ALB (Academia de Letras da Bahia) e Socia correspondente dell’IGHB (Instituto Geográfico e Histórico da Bahia).