Una donna libera contro la schiavitù: storia di suor Fortunata Bakhita Quascé del Sud Sudan
Antonella Rita Roscilli
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)


                                                                                                                                                                                                                                                                       Novità Sarapegbe, 27 gennaio 2023
“Sono sudanese, ma non so a quale etnia appartenesse la mia famiglia […].Mi hanno detto che forse mia madre proveniva dai Monti Nuba, ma non ho nessun ricordo di lei […]. So solo che ero una bambina schiava. I missionari mi hanno raccontato che i Baggara, una tribù araba dalla pelle scura, facevano scorrerie nei villaggi Nuba uccidendo gli uomini e portandosi via donne e bambini per rivenderli come schiavi nelle città del nord del Sudan e Egitto.[…] Da bambina dovevo lavorare e tanto. Spazzare, portare l’acqua, aiutare in cucina le schiave più grandi. Poi fui rivenduta e pagò per la mia libertà il padre francescano Geremia da Livorno. Insieme ad altre nove bambine, salimmo su una nave enorme e attraversammi il mare per esssere portate in Italia (p. 26 e 27). E’ uno stralcio del libro “Fortunata Bakhita Quascè – Una donna libera contro la schiavitù” di Maria Tatsos (ed. ComboniFem- Istituto delle Suore Missionarie Pie Madri della Nigrizia). E’ stato presentato il 25 gennaio u.s. alla Sala Marconi (Palazzo Pio) di Roma, in collaborazione con la rivista "Donne Chiesa Mondo", che a febbraio dedica l'intero numero alla missione femminile.
 
Si è parlato della prima Suora Missionaria Comboniana di origine africana (Monti Nuba – Sud Sudan) proprio alla vigilia del viaggio del Papa nella Repubblica Democratica del Congo e nel Sud Sudan, terra ove nacque Suor Fortunata Bakhita. Sono paesi africani martoriati dai conflitti e dalla guerra, storicamente feriti nel profondo dalla schiavitù e dalla violenta colonizzazione. Il viaggio del Santo Padre si svolgerà dal 31 gennaio al 5 febbraio. "Il tema della pace è in primo piano ma anche la sfida del clima, lo sfruttamento del suolo, il ruolo dell'educazione e di una sanità inclusiva. Sono decenni che in queste terre si va di dolore in dolore", ha spiegato il portavoce vaticano Matteo Bruni.
 
 “Fortunata Bakhita Quascè – Una donna libera contro la schiavitù” è un romanzo storico che racconta la straordinaria vicenda umana e spirituale della prima suora comboniana africana, vissuta nel XIX secolo. Fu schiava due volte, ma sempre si mantenne ferma: è una figura che per lungo tempo è rimasta quasi sconosciuta e anzi, più volte confusa con la beata religiosa sudanese del Darfur, Giuseppina Bakhita, che liberata dalla schiavitù si convertì e divenne suora canossiana. Fortunata Bakhita Quascé è stata conosciuta solo nel 2005 grazie al lavoro di ricerca di suor Maria Vitali. Nonostante conoscesse bene l’arabo e l’italiano, non esistono suoi scritti. 
                                                           

Senza avere a disposizione documenti scritti, ma con lo scrupolo di una ricerca storica, la giornalista e scrittrice Maria Tatsos ne ha ricostruito la vita vita in questo romanzo storico, in coordinamento con le suore comboniane impegnate contro la tratta di persone. Ma chi era Fortunata Bakhita? Nata intorno al 1845 sui Monti di Nuba, in quello che è l'attuale Sud Sudan, Fortunata da bambina venne rapita dai trafficanti di schiavi e, liberata da un sacerdote, venne portata in Italia all’età di 9 anni. Giunse all’Istituto Mazza di Verona ove conobbe Don Daniele Comboni ed ebbe la possibilità di studiare come insegnante, cosa rarissima a quei tempi per una bambina. La giovane Fortunata ritornò in Africa nel 1873, con una carovana di 30 persone guidata dallo stesso Comboni, che includeva un gruppo di 14 istitutrici africane. Per tutta la sua vita missionaria, prima da laica e poi da religiosa, Fortunata si dedicò all’educazione delle giovani riscattate dalla schiavitù.

Il 7 agosto del 1879, ad El-Obeid, chiese di entrare nell’Istituto delle Pie Madri della Nigrizia, oggi conosciute come Suore Missionarie Comboniane. Iniziò i due anni di noviziato ed emise i primi voti la domenica di Pasqua del 1882, intorno ai 35 anni di età, dopo la morte di Don Daniele. Dopo pochi mesi, la missione di Delen sui Monti Nuba, dove si trovava suor Fortunata, venne  rasa al suolo dai soldati del Mahdi, che guidava l’insurrezione contro il governo dominatore anglo-egiziano. Dal 1883 al 1885 Fortunata fu vittima della persecuzione mahdista. Fu fatta prigioniera dai soldati mahdisti e sopportò sofferenze inenarrabili e crudeli, insieme ad altre 7 consorelle. Dopo tre anni riuscì a fuggire insieme a Suor Maria Caprini, verso il Cairo, verso una ritrovata libertà. Nel 1888 fece parte della prima comunità di suore della Colonia antischiavista Leone XIII alla Gesira (Egitto) fondata da Mons. Francesco Sogaro, provicario apostolico del vicariato dell’Africa Centrale, per accogliere i profughi del Sudan, riscattati dalla schiavitù. Suor Fortunata continuò ad insegnare e a lottare per le più sfortunate. Morì nella sua terra africana il 12 ottobre 1899, a poco più di 50 anni.

Di lei abbiamo una sola fotografia che appare nella copertina del volume, e una lettera del 1880 scritta  in bella calligrafia e indirizzata a don Daniele Comboni, oggi San Daniele Comboni. “Una scelta molto precisa quella di Fortunata e che dura per tutta la vita” ha detto l’autrice del libro. "Tutti gli episodi di cui è stata vittima e al contempo protagonista denotano che è stata una donna libera, capace di un'autonomia di persona, di pensiero, e in questo è una figura anche estremamente moderna che può parlare a noi contemporanei”.   
                                                           
 
Alla presentazione del libro sono intervenute Raffaella Perin, docente di Storia della Cristianità presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Lucia Capuzzi, giornalista di Avvenire e Direttrice artistica del Festival della Missione Milano 2022, nonché collaboratrice di Donne Chiesa Mondo; Rita Pinci, coordinatrice del Comitato di direzione del mensile femminile dell'Osservatore Romano. E’ intervenuta in video Suor Anne Marie Quigg superiora generale delle Suore Missionarie Comboniane. L’evento è stato moderato da Suor Gabriella Bottani, suora missionaria comboniana, già coordinatrice internazionale di Talitha Kum, la Rete internazionale che lotta alacremente contro la tratta di persone, si prende cura dell’umanità ferita dallo sfruttamento e agisce contro le disuguaglianze causate da sistemi economici e culturali. Durante il suo intervento, la storica e docente Raffaella Perin ha sottolineato quanto ancora ci sia da fare per riordinare gli archivi del mondo religioso femminile, al di là di molti loro epistolari che già abbiamo.
 
Nell’occasione si è parlato anche del nuovo numero di “Donne Chiesa Mondo”, mensile dell'"Osservatore Romano": “Con questo numero” ha detto Rita Pinci, "abbiamo deciso di parlare di missione e di missionarie domandandoci che cosa è che porta alla scelta missionaria tante donne. Ripercorriamo la storia di due millenni, partendo dalla Maddalena che per prima annunciò la risurrezione dando così inizio al movimento missionario e analizziamo come si è superata, dopo il Concilio, l'idea di piantare la Chiesa in altri popoli, luoghi, spazi, culture, riscattando l'origine della missione, che è la chiesa in uscita. Con il titolo di copertina Siamo tutte missionarie – continua Pinci - intendiamo sottolineare la missione oggi di donne religiose e laiche, che è fede, impegno umano e sociale, generosità e gratuità totale. La missione è un principio, è un modo con cui si entra in contatto con gli altri, con l’Altro. E' inquietudine per chi è escluso”.

Tutto riporta alla figura di suor Fortunata che diviene un simbolo, ma anche un insegnamento, grazie alla forza dimostrata attraverso il coraggio delle proprie idee, come ha affermato suor Gabriella Bottani: “Fortunata Bakhita Quascè è stata per me una sorella nell’ impegno contro la tratta. La sua vita libera, la sua fede, la sua perseveranza coraggiosa, mi hanno sostenuto nei momenti più difficili”.
 
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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)


Uma mulher livre contra a escravidão: história da Irmã Fortunata Bakhita Quascé do Sud Sudan
por
Antonella Rita Roscilli


                                                                   
 
                                                                                                             Novità Sarapegbe, 27 gennaio 2023
“Sou sudanês, mas não sei a que etnia pertencia a minha família [...]. Disseram-me que talvez a minha mãe fosse das montanhas Nuba, mas não tenho memória dela [...]. Só sei que fui uma criança escrava. Os missionários me disseram que os Baggara, uma tribo árabe de pele escura, invadiram as aldeias Nuba, matando os homens e levando as mulheres e crianças para vendê-los como escravos nas cidades do norte do Sudão e do Egito.[...] Quando criança, tive que trabalhar e muito. Varrer, carregar água, ajudar na cozinha as mulheres escravizadas mais velhas que eu. Depois fui revendida e o padre franciscano Jeremias de Livorno pagou pela minha liberdade. Juntamente com outras nove meninas, embarcamos em um enorme navio e cruzamos o mar para sermos levados para a Itália” (p. 26 e 27). É um trecho do livro "Fortunata Bakhita Quascè – Una donna libera contro la schiavitù” (Uma mulher livre contra a escravidão) de Maria Tatsos (ed. ComboniFem). Foi apresentado em 25 de janeiro na Sala Marconi (Palazzo Pio) em Roma, em colaboração com a revista "Donne Chiesa Mondo", que em fevereiro dedica a edição inteira à missão feminina.

A apresentação do livro sobre a história de vida da primeira missionária comboniana de origem africana, aconteceu às vésperas da viagem do Papa Francisco à República Democrática do Congo e ao Sudão do Sul, esta segunda è a terra onde nasceu Irmã Fortunata Bakhita. São paises africanos feridos por conflitos e guerras, historicamente feridos profundamente por causa da escravidão e pela violenta colonização. A viagem do Santo Padre acontecerá de 31 de janeiro até 5 de fevereiro. "O tema da paz está em primeiro plano, como também o desafio do clima, a exploração do solo, o papel da educação e da saúde inclusiva. Há décadas que nestas terras se passa de uma dor para outra", explicou o porta-voz vaticano Matteo Bruni.

                                                       

“Fortunata Bakhita Quascè – Una donna libera contro la schiavitù” è  um romance histórico que conta a extraordinária história humana e espiritual de Fortunata Bakhita que viveu no século XIX e que foi escravizada por duas vezes, mas sempre se manteve firme. A dela è uma figura que durante muito tempo permaneceu quase desconhecida e, aliás, várias vezes, foi confundida com a religiosa sudanesa beata de Darfur, Giuseppina Bakhita, que, libertada da escravidão, converteu-se e tornou-se uma freira Canossiana.

Embora conhecesse bem o árabe e o italiano, não existem escritos de Fortunata Bakhita Quascé, que só foi conhecida em 2005 graças ao trabalho de pesquisa da Irmã Maria Vitali. Apesar disso e sem dispor de documentos escritos, mas com o escrúpulo da pesquisa histórica, a jornalista e escritora italiana Maria Tatsos reconstruiu a sua vida neste romance histórico, em coordenação com as religiosas combonianas que lutam contra o tráfico de pessoas. Mas quem foi Fortunata Bakhita? Nascida por volta de 1845 nas montanhas de Nuba, no que hoje se chama Sudão do Sul, Fortunata foi sequestrada quando criança por traficantes de escravos. Libertada por um padre italiano franciscano, foi levado para a Itália aos 9 anos. Chegou ao Instituto Mazza de Verona onde conheceu o P. Daniele Comboni, e teve a oportunidade de estudar como professora, coisa muito rara naqueles tempos para uma menina.

A jovem Fortunata regressou para África em 1873, com uma caravana de 30 pessoas conduzida pelo próprio Comboni, que incluía um grupo de 14 professoras  africanas. Ao longo de sua vida missionária, primeiro como leiga e depois como religiosa, Fortunata dedicou-se à educação das jovens resgatadas da escravidão. Em 7 de Agosto de 1879, em El-Obeid, pediu para entrar no Instituto das Pie Madri della Nigrizia, hoje conhecidas como Irmãs Missionárias Combonianas. Iniciou os dois anos de noviciado e emitiu os primeiros votos no Domingo de Páscoa de 1882, por volta dos 35 anos de idade, após a morte de P. Daniele. Depois de alguns meses, a missão Delen nas montanhas Nuba, onde a irmã Fortunata estava hospedada, foi atacada pelos soldados do Mahdi, que liderava a insurreição contra o governo anglo-egípcio.

De 1883 a 1885, Fortunata foi vítima da perseguição mahdista. Ela foi prisioneira dos soldados Mahdistas e suportou sofrimentos indescritíveis e cruéis, junto com outras sete irmãs. Depois de três anos conseguiu fugir junto com Irmã Maria Caprini, rumo ao Cairo, rumo a uma nova liberdade. Em 1888 fez parte da primeira comunidade de monjas da colônia antiescravagista Leão XIII de Gesira (Egito), fundada por Dom Francesco Sogaro, pró-vigário apostólico do vicariato da África Central, para acolher refugiados do Sudão, resgatados de escravidão. A irmã Fortunata continuou a ensinar e a lutar. Morreu em sua terra africana em 12 de outubro de 1899, com pouco mais de 50 anos.

Temos apenas uma fotografia dela que aparece na capa do volume agora publicado, e uma carta de 1880 escrita com uma bela caligrafia e dirigida ao P. Daniele Comboni, hoje em dia Santo Daniele Comboni. “A dela è uma escolha muito precisa que dura a vida inteira”, disse a autora do livro. "Todos os episódios em que ela esteve vítima, e dos quais ao mesmo tempo foi protagonista, denotam que ela era uma mulher livre, capaz de uma autonomia de pessoa, de pensamento, e nisso, è uma figura extremamente moderna que pode falar para nós, contemporâneos".   
                                                           
 
Os oradores da apresentação do livro foram Raffaella Perin, professora de História do Cristianismo na Universidade Católica do Sagrado Coração de Milão; Lucia Capuzzi, jornalista do jornal  “Avvenire” e diretora artística do Festival della Missione Milano 2022, além de colaboradora de Donne Chiesa Mondo; e Rita Pinci, coordenadora do Comitato di direzione del mensile femminile dell'Osservatore Romano. A Ir. Anne Marie Quigg, superiora geral das Irmãs Missionárias Combonianas, se conectou em vídeo. O evento foi moderado por Ir. Gabriella Bottani, Missionária Comboniana, ex-coordenadora internacional da Talitha Kum, a Rede internacional que luta ativamente contra o tráfico de seres humanos, cuida da humanidade ferida pela exploração e atua contra as desigualdades causadas pelos sistemas económicos e culturais .
A historiadora e professora Raffaella Perin destacou o quanto ainda há de ser feito para reordenar os arquivos completos do mundo religioso feminino, além dos epistolários delas que jà se encontram. 

Na ocasião, foi apresentada também "Donne Chiesa Mondo" (revista mensal do "Osservatore Romano"), que dedica o novo número à missão feminina: "Neste número" disse Rita Pinci "resolvemos falar sobre missão e mulheres missionárias, nos perguntando o que é que leva tantas mulheres a essa escolha de virar missionárias. Portanto, repercorremos a história de dois milênios, a partir de Maria Madalena que foi a primeira a anunciar a ressurreição, iniciando assim o movimento missionário. Analisamos como, depois do Concílio, foi superada a idéia de plantar a Igreja em outros povos, lugares, espaços, culturas, resgatando a origem da missão, que é a Igreja em saída. Com a frase na capa Todas somos missionárias – continua Pinci – pretendemos destacar a missão na contemporaneidade das religiosas e leigas, que é fé, compromisso humano e social, generosidade e gratuidade total. A missão é um princípio, é uma forma de entrar em contato com os outros, com o Outro. É a preocupação com os excluídos”. 

Tudo remete à figura de Ir. Fortunata Bakhita Quascé que se torna ensinamento e símbolo, com a coragem de suas próprias idéias, como disse Ir. Gabriella Bottani: “Fortunata Bakhita Quascè foi uma irmã para mim, no meu compromisso contra o tráfico de pessoas. A sua vida livre, a sua fé, a sua perseverança corajosa sustentaram-me nos momentos mais difíceis”.
 
 
Traduzione in portoghese di A.R.R.