Jorge Amado: vita e opera - Prima Parte -
Ernesto Rodrigues
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

Grazie al padre dell'antropologia E. B. Tylor, sapevamo fin dal 1871 che non esisteva distinzione tra razze superiori e inferiori. Il passato e l'Altro, anche di fronte alla disuguaglianza, erano importanti per la spiegazione dell'universo al presente. Tylor credeva nel cammino verso la civiltà, a partire dalla correlazione tra forme produttive, legami parentali, coscienza sociale. Questo sviluppo avviene per fasi: culturale, industriale, intellettuale, politica, morale. L'unità supera una presunta degenerazione (teoria che

Tylor combatte): le differenze sono di grado, non di natura.Franz Boas, più giovane, ha visto nel diverso gli elementi compositi di una cultura globale; ai primitivi e ai civilizzati, a identiche forme di pensiero correspondevano pari capacità di sviluppo, nella differenza culturale. Finiscono così gerarchie o superiorità razziali; piuttosto, nel rispetto e nella tolleranza, bisogna realizzare l'unità di una cultura.

Non la pensa così Paulo Rigger, protagonista de "Il Paese del Carnevale" (1931), il debutto amadiano nella letteratura. Quando muore il padre, ricco "fazendeiro" delle terre del cacao, il nostro eroe arriva da Parigi,  accompagnato dalla francese Julie, cui fa da contrappunto Maria de Lourdes, una giovane povera per la quale lui nutre passione. Lo shock dell'ormai quasi straniero si fa enorme quando decide di entrare nella vita politica, intellettuale e amorosa. Non intravede alcun futuro e perciò se ne torna in Europa, a causa dell' arretratezza del paese, causata dal  Carnevale e dal meticciato.

Un caso ironico: mentre in Portogallo, nel 2006, la cultura veniva dopo i prodotti alimentari e le bevande come principali contribuenti (1, 4%) del PIL nazionale, in Brasile quasi triplicava, grazie alla forza del Carnevale: "Il 4% del PIL brasiliano proviene dalla cultura ", dichiarava il quotidiano "Público" di Lisbona in data 25 gennaio 2008. Trasformandosi nella più forte industria culturale brasiliana, il Carnevale risolse anche il secolare problema del meticciato che ebbe inizio con i portoghesi nel Cinquecento.

Jorge Amado è un ammiratore di Gilberto Freyre, e viene influenzato dal suo libro "Casa-Grande e Senzala" (1933), che, attraverso la narrativa, dimostra il concetto sostenuto dagli antropologi: non esiste una razza inferiore brasiliana, innanzi all' incredibile avvento interculturale della triade che consacra indigeni, bianchi (portoghesi soprattutto) e neri.

Ciò viene dimostrato in forma superlativa nella seconda parte di "Os Pastores da Noite (1964; sempre in quell'anno anche in una edizione autonoma dal titolo "O Compadre de Ogum" nome dell'orixá), nel quale il battesimo dell'infante Felicio è un rito di sincretismo cattolico e Candomblé; attraverso l 'alter-ego Pedro Archanjo, sociologo mulatto di "Tenda dos Milagres" (1969),  contro il pregiudizio del bianco o del Vaticano, celebra il Candomblé, feste popolari baiane e  tutto ciò che possa dar lustro alla identità nazionale. Nel libro "O Sumiço da Santa: Uma História de Feitiçaria (1988), nel quale Santa Barbara giunge da Santo Amaro da Purificação per partecipare ad una mostra d'arte sacra a Salvador. Seguono due giorni di ricerche per la statua scomparsa. E' presente una  troupe della televisione francese,  perciò irrompe un estemporaneo Carnevale, capoeira, musica elettronica, mentre la zia puritana e la giovane nipote difendono il rito cattolico e il Candomblé. E infine viene dimostrato nel piccolo romanzo "A Descoberta da América pelos Turcos" (1994), ove un siriano o "turco" e un libanese si incontrano nella Bahia del sud, quella del cacao, come rinnovata prova di meticciato.

La presenza degli intellettuali, forte del debutto a 19 anni, diminuisce nella letteratura di Amado, man mano che entrano figure di varia estrazione sociale, religiosa e geografica. Gli intellettuali torneranno nel libro "Farda, Fardão, Camisola de Dormir" (1979), nel quale vanità, ipocrisia e conservatorismo si contendono un seggio all' Academia Brasileira de Letras.

Nato in una "fazenda"  di cacao nel sud di Bahia, nel 1912, Amado ritorna a questo universo nel secondo libro, "Cacau" (1933), e nei seguenti: "Terras do Sem Fim"  (1943), o la lotta tra proprietari terrieri, che si sovrappone a quelli dei piccoli "fazendeiros", aiutati dai "jagunços"; "São Jorge dos Ilhéues" (1944), o sulla schiavitù, in uno spazio visivamente ricostruito  dalla memoria di chi lo visse tra i due e i dieci anni d'età; "Gabriela, Cravo e Canela" (1958); e "Tocaia Grande: A Face Obscura" (1984). Tocaia Grande era il nome della città fondata dal "jagunço" Natario, la cui ascensione sociale avviene tra guerre di proprietari terrieri e scorrimenti di sangue per il possesso della terra.

In "Fazenda Fraternidade", capitolo iniziale di "Cacau", ciò che sembra essere un suggerimento alla  ascensione sociale è una dolorosa ironia. Uomini 'seminudi tremavano' lavorando sotto la tempesta - le tempeste sono comuni in Amado, una devastante alluvione aveva distrutto le piantagioni e obbligato la famiglia a trasferirsi in Ilhéus - preparavano migliaia di sacchi di cacao al signore della casa-grande, il colonnello Manoel Misael de Sousa Telles, che chiamavano ora Mané Miserave Saqueia Tudo, ora Merda Mexida Sem Tempero. È enorme la differenza tra questa casa e le 'venti case di argilla, coperte da paglia, inondate dalla pioggia' dei lavoratori, trattati come schiavi dal figlio "elegante, stupido" giunto in vacanza. "Anche Dio è per i ricchi ..." conclude una voce che si impone in prima persona, in un registro popolare o regionale. Si noti il tono:
 
"Guadagnavamo tremilacinquecento al giorno e sembravamo soddisfatti. Ridevamo e scherzavamo.  Eppure nessuno di noi poteva risparmiare neppure un centesimo. L' amministrazione prendeva tutto il nostro guadagno. La maggior parte dei lavoratori era indebitata col colonnello ed era legata alla fazenda. E poi chi li capiva i conti di João Vermelho, l'amministratore? Eravamo quasi tutti analfabeti. Eravamo indebitati.... Honório doveva più di novecento mila reis e non poteva neppure curarsi. Una malaria cronica gli impediva quasi di camminare. Partiva anche alle sei del mattino per andare a potare nei campi, dopo aver mangiato un piatto di fagioli con carne secca".
 
L'edizione di "Cacau" viene sequestrata. Una volta autorizzata, in un mese vende duemila copie. A 21 anni, Amado è già un riferimento politico e letterario. Vive per un triennio a Rio de Janeiro ove studia giurisprudenza, convive con i migliori intellettuali, ne conosce altri ad Alagoas e São Paulo. Si sposa per la prima volta.

Di contesto urbano, "Suor" (1934), il terzo romanzo, rispecchia esperienze autobiografiche che ci obbligano a tornare al periodo in cui Amado vive a Salvador, dal 1922 al 1930. All'età di dieci anni il piccolo Jorge frequentava il Colégio Antônio Vieira, ove il gesuita Luiz Gonzaga Cabral lo incoraggiò nella sua vocazione letteraria e gli diede da leggere i classici portoghesi. Lo notiamo anche nei titoli lunghi in alcuni suoi libri, veri e propri sommari, che iniziano con la preposizione "di" o "dove", in particolare, in "Gabriela" e "Tieta do Agreste". Si noti come inizia "Gabriela", sottotitolo "Cronaca di una città dell' interno":
 
"Avventure e disavventure di un buon brasiliano (nato in Siria) nella città di Ilhéus, nel 1925, quando il mercato del cacao era fiorente e imperava il progresso - con amore, omicidi, banchetti, storie varie per tutti, un remoto passato glorioso di nobili superbi e farabutti, un passato recente  di 'fazendeiros' ricchi e affamati 'jagunços', con la solitudine e sospiri, il desiderio, la vendetta, l'odio, con pioggia, sole e luna, le leggi inflessibili, manovre politiche, l' appassionante caso di Barra, con giocoliere, ballerina, miracolo e altre magie o Un brasiliano d'Arabia".
 
Seguono i capitoli: Del sole e della pioggia con un piccolo miracolo; Del passato e del futuro mescolati nelle strade di Ilhéus; Dei notabili nella banca del pesce; Di come il dottore possedeva quasi sangue imperiale; Di come Nacib nacque senza cuoca; Dove appare Mundinho Falcão, soggetto importante, che guarda Ilhéus col binocolo; ecc.

Tra fughe, fondazione di giornali scolastici, primi testi in stampa - alcuni in "folhetim", esperienza decisiva, che fosse a quattro o a dieci mani - Amado, impostosi nel mondo della stampa, vive nel 1928 in una casa padronale coloniale del Pelourinho 68, che lo ispira nel descrivere le figure della sua costruzione narrativa. I topi che vagano tra la miseria, l'oscurità, la mancanza di igiene. Sono 116 camere per oltre 600 persone, le cui micro-storie di vita si diffondono all'ombra della prostituzione e abusi, idee anarchiche mescolate a macumba, sogni, solidarietà, in un "cortiço" che trasuda amarezza e sfruttamento fisico.

E' l'anno del I Congresso degli scrittori sovietici a Mosca, e con spirito zdanovista, il personaggio del suo quarto romanzo "Jubiabá" (1935), Antônio Balduíno, sarà ancora più coerente. Orfano nero - che "viveva con una camiciona sempre sporca di terra, con cui correva per le strade e vicoli infangati del "morro" - all'età di otto anni "già capeggiava le bande di ragazzini che vagabondavano" per la città di Salvador, premonizzando il futuro libro "Capitães da Areia" (1937).

Guidato dal pai-de-santo  Jubiabá, dalla cui abitazione uscivano "suoni di atabaque, agogô, chocalho, cabaça, suoni misteriosi di macumba", e dal maestro di capoeira e suonatore di chitarra Zé Camarão, Baldo, campione mondiale di lotta libera, pugilato e capoeira, si ingaggia politicamente e risorge come uomo nuovo. Vive con passione i due primi giorni di sciopero della sua vita nel porto: "Grazie allo sciopero avrebbe intravisto un altro cammino e sarebbe tornato a lottare".


--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Ernesto Rodrigues. Professore della Facoltà di Lettere dell'Università di Lisbona. CLEPUL. Presiede la direzione dell'Academia de Letras de  Trás-os-Montes. Come poeta ha pubblicato diversi titoli e partecipato a 20 antologie. Come scrittore ha pubblicato opere come A Casa de Bragança (2013), A Casa de Bragança (2013). Várias Bulhas e Algumas Vítimas (1980), A Flor e a Morte (1983), A Serpente de Bronze (1989),  Histórias para Acordar , 1996), O Romance do Gramático (2011).. Critico e saggista, ha curato testi su autori portoghesi dei secoli XVII-XXI, come Ramalho Ortigão, As Farpas Completas (6 vols., 2007), Camilo Castelo Branco, Poesia (2008), Padre António Vieira, Sermões, Cartas, Obras Várias (2008), Tomé Pinheiro da Veiga, Fastigínia (2011), O Mágico Pressentir do Artista. Entrevistas com José Marmelo e Silva (2011) e quatro títulos de António José Saraiva (2011-2013). e quattro titoli di António José Saraiva (2011-2013). È stato responsabile per l'aggiornamento di tre volumi di Atualização (Literatura Portuguesa e Estilística Literária) do Dicionário de Literatura dirigido por Jacinto do Prado Coelho (2002-2003). Entre os seus principais títulos encontram-se Mágico Folhetim. Literatura e Jornalismo em Portugal (1998); Cultura Literária Oitocentista (1999); Visão dos Tempos. Os Óculos na Cultura Portuguesa (2000); Verso e Prosa de Novecentos (2000); Crónica Jornalística. Século XIX (2004); «O Século» de Lopes de Mendonça: O Primeiro Jornal Socialista (2008); A Corte Luso-Brasileira no Jornalismo Português (1807-1821) (2008); 5 de Outubro – Uma Reconstituição (2010); O Jornalista Republicano Alves Correia (2012).
 


© SARAPEGBE                                                             
E’ vietata la riproduzione, anche parziale, dei testi pubblicati nella rivista senza l’esplicita autorizzazione della Direzione
-------------------------------------------------------------------------------


TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

JORGE AMADO: VIDA E OBRA   - I PARTE
por
Ernesto Rodrigues

                                     
                                                                     
                                                                         

Desde 1871, sabíamos, com E. B. Tylor, pai da antropologia, não haver lugar a distinção entre raças superiores e inferiores. O passado e o Outro, mesmo em pé de desigualdade, importavam à explicação do universo em presente. Ele acreditava na caminhada para a civilização, a partir da correlação entre formas produtivas, laços parentais, consciência social. Esse desenvolvimento faz-se por estádios: cultural, industrial, intelectual, político, moral. A unidade sobreleva uma alegada degenerescência (teoria que Tylor combate): as diferenças são de grau, não de natureza.

Mais novo, Franz Boas viu no diverso os elementos compósitos de uma cultura abrangente; a idênticas formas de pensamento em primitivos e civilizados correspondiam iguais capacidades de desenvolvimento, na diferença cultural. Fim, pois, a hierarquias ou superioridades raciais; antes, no respeito e tolerância, cumpre perceber a unidade de uma cultura.

Não é isso que pensa Paulo Rigger, protagonista de O País do Carnaval (1931), estreia amadiana. O pai, produtor de cacau, falece, e aí vem, de Paris, o nosso herói, acompanhado pela francesa Julie, que tem contraponto em Maria de Lourdes, uma jovem pobre por quem ele terça paixão. O choque do estrangeirado é tremendo, ao querer entrar na vida política, intelectual e amorosa, para que não vê futuro (por isso, regressa à Europa), face a atraso do país de que seriam culpados o Carnaval e a mestiçagem. Ironia: se a cultura em Portugal, em 2006, vinha após os produtos alimentares e bebidas como principal contribuinte (1, 4 por cento) do PIB nacional, no Brasil, quase triplicava, mais por força do Carnaval: “Quatro por cento do PIB brasileiro vem da cultura”, dizia o jornal Público (Lisboa) em 25-I-2008. Transformando-se na mais forte indústria cultural brasileira, o Carnaval resolveu também o secular problema da miscigenação empreendida pelos Portugueses de Quinhentos.

Jorge Amado é admirador de Gilberto Freyre, cujo Casa-Grande e Senzala (1933) o influencia, provando no resto da ficção o que os antropólogos defendem: não há uma raça inferior brasileira, antes um pródigo advento intercultural na trindade congraçando índios, brancos (portugueses, sobretudo) e negros. Essa demonstração explana-se superiormente na segunda parte de Os Pastores da Noite (1964; com edição autónoma, neste ano, sob o título O Compadre de Ogum, nome de orixá), onde o baptismo do recém-nado Felício é um sincretismo de rito católico e candomblé; no alter-ego Pedro Archanjo, o sociólogo mulato de Tenda dos Milagres (1969), que, contra o preconceito de brancos ou do Vaticano, celebra o candomblé, festas populares baianas e tudo quanto dê lustre à identidade nacional; em O Sumiço da Santa: Uma História de Feitiçaria (1988), isto é, de Santa Bárbara, que vem de Santo Amaro da Purificação para exposição de arte sacra em Salvador, seguindo-se dois dias de buscas atrás da desaparecida imagem. Como está presente equipa da televisão francesa, irrompe Carnaval extemporâneo, capoeira, música electrónica, enquanto tia puritana e sobrinha jovem defendem o ritual católico e o candomblé. Enfim, no «romancinho» A Descoberta da América pelos Turcos (1994), reúnem-se um sírio, ou ‘turco’, e um libanês no sul baiano e cacaueiro, como renovada prova de mestiçagem. 

A presença de intelectuais, forte na estreia dos 19 anos, decresce, à medida que entram figuras de variada extracção social, religiosa, geográfica. Quando os intelectuais voltarem, será na ironia de Farda, Fardão, Camisola de Dormir (1979), em que vaidade, hipocrisia, conservadorismo disputam lugar na Academia Brasileira de Letras.

Nascido numa fazenda de cacau, no sul da Bahia, em 1912, a esse universo retorna com o segundo livro, Cacau (1933), e nos seguintes títulos: Terras do Sem Fim (1943), ou a luta entre coronéis latifundiários sobrepondo-se à dos pequenos fazendeiros, com jagunçada de permeio; São Jorge dos Ilhéus (1944), ou da escravidão, num espaço visualmente reconstruído pela memória de quem aí viveu dos dois aos dez anos; Gabriela, Cravo e Canela (1958); e Tocaia Grande: A Face Obscura (1984), sendo Tocaia Grande nome de cidade fundada pelo jagunço Natário, cuja ascensão acontece entre guerras de coronéis e sangue regando a posse da terra.

No capítulo inicial de Cacau, “Fazenda Fraternidade”, o que parece ser uma sugestão de alcance social é dolorosa ironia. Homens «seminus tremiam», laborando sob tempestade – tempestades são comuns em Amado, uma enchente destruidora de plantações obrigara a família a deslocar-se para Ilhéus –, e acomodavam milhares de arrobas ao senhor da casa-grande, o coronel Manoel Misael de Sousa Telles, que ora traduzem por Mané Miserave Saqueia Tudo, ora por Merda Mexida Sem Tempero. É enorme a diferença entre essa morada e as «vinte casas de barro, cobertas pela palha, alagadas pela chuva», dos trabalhadores, tratados como escravos por um filho «elegante, estúpido», chegado para férias. «Deus também é pelos ricos…», conclui voz que se impõe em primeira pessoa, num registo popular ou regional. Veja-se o tom:
 
"Nós ganhávamos três mil e quinhentos por dia e parecíamos satisfeitos. Ríamos e pilheriávamos. No entanto, nenhum de nós conseguia economizar um tostão que fosse. A despensa levava todo nosso saldo. A maioria dos trabalhadores devia ao coronel e estava amarrada à fazenda. Também quem entendia as contas de João vermelho, o despenseiro? Éramos quase todos analfabetos. Devíamos… Honório devia mais de novecentos mil‑réis e agora nem podia se tratar. Um impaludismo crônico quase o impedia de andar. Assim mesmo partia às seis horas da manhã para podar as roças, depois de comer um prato de feijão com carne-seca".
 
A edição de Cacau foi apreendida. Quando autorizada, dois mil exemplares esgotaram num mês. Aos 21 anos, Amado é uma referência política e literária. Há um triénio no Rio de Janeiro, estuda Direito, convive com os melhores intelectuais, conhece outros em Alagoas e São Paulo. Casa-se pela primeira vez.
De enquadramento urbano, o terceiro romance, Suor (1934), pelas vivências autobiográficas que transluzem, obriga-nos a recuar ao período de 1922 a 1930, em Salvador. Aos dez anos, o pequeno Jorge interna-se no Colégio Antônio Vieira, onde o jesuíta Luiz Gonzaga Cabral o anima na vocação literária e dá a ler os clássicos portugueses. 

Percebemos isso nos longos títulos, verdadeiros resumos, iniciados pela preposição de ou pelo lugar onde, sobretudo, em Gabriela e Tieta do Agreste. Veja-se como abre Gabriela, subintitulada «Crônica de uma Cidade do Interior»:
 
"Aventuras e desventuras de um bom brasileiro (nascido na Síria) na cidade de Ilhéus, em 1925, quando florescia o cacau e imperava o progresso – com amores, assassinatos, banquetes, presépios, histórias variadas para todos os gostos, um remoto passado glorioso de nobres soberbos e salafrários, um recente passado de fazendeiros ricos e afamados jagunços, com solidão e suspiros, desejo, vingança, ódio, com chuvas e sol e com luar, leis inflexíveis, manobras políticas, o apaixonante caso da Barra, com prestidigitador, dançarina, milagre e outras mágicas ou Um brasileiro das arábias".
 
E seguem capítulos: Do sol e da chuva com pequeno milagre; Do passado e do futuro misturados nas ruas de Ilhéus; Dos notáveis na banca de peixe; De como o doutor quase possuía sangue imperial; De como Nacib nasceu sem cozinheira; Onde aparece Mundinho Falcão, sujeito importante, olhando Ilhéus por um binóculo; etc.

Entre fugas, fundação de jornais escolares, primeiros textos em letra de forma – alguns, em folhetim, experiência decisiva, fosse a quatro ou dez mãos –, tarimba na Imprensa, Amado vive, em 1928, num sobrado colonial do Pelourinho 68, em que se inspira para descrever as figuras do seu prédio narrativo. Os ratos passeiam-se entre miséria, escuridão, falta de higiene. São 116 quartos para mais de 600 pessoas, cujas micro-histórias de vida se disseminam à sombra de prostituição e pederastia, ideias anarquistas misturadas com macumba, sonhos, solidariedades, num cortiço que transpira fel e exploração braçal.

É o ano do 1.º Congresso dos Escritores Soviéticos, em Moscovo, e, no espírito jdanovista, Antônio Balduíno, de Jubiabá (1935), quarto romance, será mais consequente. Órfão negro – que «vivia metido num camisolão sempre sujo de barro, com o qual corria pelas ruas e becos enlameados do morro» –, aos oito anos, «já chefiava as quadrilhas de molecotes que vagabundeavam» por Salvador, com que se anuncia Capitães da Areia (1937). 

Guiado pelo pai-de-santo Jubiabá, de cuja casa nasciam «sons de atabaque, agogô, chocalho, cabaça, sons misteriosos da macumba», e pelo mestre de capoeira e tocador de violão Zé Camarão, o campeão mundial de luta livre, boxe e capoeira Baldo industria-se politicamente e ressurge qual homem novo. É com deleite que vive os dois primeiros dias de greve da sua vida no porto: "Com a greve ele enxergara outra estrada e voltara a lutar".






© SARAPEGBE                                                             
E’ vietata la riproduzione, anche parziale, dei testi pubblicati nella rivista senza l’esplicita autorizzazione della Direzione
Ernesto Rodrigues. Professor da Faculdade de Letras da Universidade de Lisboa, CLEPUL. Preside a direção da Academia de Letras de Trás-os-Montes. Como poeta publicou vários títulos e participou em 20 antologias. Como ficcionista assinou obras quais  A Casa de Bragança (2013). Várias Bulhas e Algumas Vítimas (1980), A Flor e a Morte (1983), A Serpente de Bronze (1989),  Histórias para Acordar , 1996), O Romance do Gramático (2011). Entrou em cinco antologias. Nos últimos 30 anos, tornou-se o principal tradutor de húngaro em Portugal. Crítico na imprensa escrita e ensaísta, vem editando autores portugueses dos séculos XVII-XXI, quais Ramalho Ortigão, As Farpas Completas (6 vols., 2007), Camilo Castelo Branco, Poesia (2008), Padre António Vieira, Sermões, Cartas, Obras Várias (2008), Tomé Pinheiro da Veiga, Fastigínia (2011), O Mágico Pressentir do Artista. Entrevistas com José Marmelo e Silva (2011) e quatro títulos de António José Saraiva (2011-2013). Foi responsável pelos três volumes de Actualização (Literatura Portuguesa e Estilística Literária) do Dicionário de Literatura dirigido por Jacinto do Prado Coelho (2002-2003). Entre os seus principais títulos encontram-se Mágico Folhetim. Literatura e Jornalismo em Portugal (1998); Cultura Literária Oitocentista (1999); Visão dos Tempos. Os Óculos na Cultura Portuguesa (2000); Verso e Prosa de Novecentos (2000); Crónica Jornalística. Século XIX (2004); «O Século» de Lopes de Mendonça: O Primeiro Jornal Socialista (2008); A Corte Luso-Brasileira no Jornalismo Português (1807-1821) (2008); 5 de Outubro – Uma Reconstituição (2010); O Jornalista Republicano Alves Correia (2012).