Natale 2020 in Vaticano con il Presepe dei monti d' Abruzzo e l'Albero delle foreste vergini europee della Slovenia
Antonella Rita Roscilli
L'Albero di Natale in Piazza San Pietro donato dalla Slovenia. Foto di A.R.R.
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

                                                                                                                                                                                         News Sarapegbe 11 dicembre 2020
Quest' anno il Presepe allestito in Piazza San Pietro per il Santo Natale arriva dall'Abruzzo e precisamente da una scuola di Castelli (Teramo), centro importantissimo per la ceramica fin dal XVI secolo. Proviene, invece, dalla Slovenia sudorientale, territorio del comune di Kocevje, il maestoso abete rosso o peccio (Picea abies) dell'altezza di 28 metri e del diametro di 70 centimetri a terra. Quest'anno ancor di più del solito, l'allestimento del tradizionale spazio dedicato al Natale in Piazza San Pietro vuole essere un segno di speranza e di fiducia per il mondo intero è rimarrà fino a domenica 10 gennaio 2021. Vuole esprimere la certezza che Gesù viene in mezzo al suo popolo per salvarlo e consolarlo. Un messaggio importate in questo tempo difficile a causa dell'emergenza sanitaria da Covid-19.
 
La tradizionale inaugurazione del presepe e l'illuminazione dell'albero di Natale, si sono tenute, pur con le limitazioni imposte dalla pandemia, in Piazza San Pietro, venerdì 11 dicembre, alle ore 17.00. Ad  arricchire la piazza anche un'altra illuminazione speciale: la figura della Sacra Famiglia rappresentata nella scultura Angels Unawares del canadese Timothy Schmalz, presente in piazza dal 29 settembre 2019 per commemorare la 105a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Si tratta di una scultura bronzea, che raffigura una barca con un gruppo di migranti e rifugiati di diverse culture e nazionalità, e di diversi periodi storici. 
                                                                       
                                                                         Foto di A.R.R. 
L'intera cerimonia è stata presieduta dal Cardinale Giuseppe Bertello, e dal Vescovo Fernando Vérgez Alzaga, rispettivamente Presidente e Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Come ha spiegato mons. Lorenzo Leuzzi, vescovo della diocesi Teramo-Atri, “la possibilità di poter allestire il monumentale presepe della scuola d'arte di Castelli  è davvero un grande dono per tutta la nostra chiesa diocesana e soprattutto una grande occasione per un territorio che è stato duramente colpito da due terremoti nel 2006 e nel 2017". 

Il Presepe monumentale di Castelli è formato da statue di ceramica a grandezza maggiore del naturale. E' un oggetto di arte contemporanea, un'opera realizzata dagli alunni e dai docenti dell’Istituto d’arte “F.A. Grue”, attuale liceo artistico statale per il design, che, nel decennio 1965-1975, dedicò l'attività didattica al tema natalizio. Le statue sono state realizzate con moduli ad anelli che, sovrapposti, formano busti cilindrici. In alcune figure, soprattutto nell’uso del colore, si ritrova la sperimentazione e il rinnovamento dell’arte ceramica sviluppati in quegli anni nel Liceo Grue. In Piazza San Pietro sono esposti solo alcuni pezzi della fragile collezione composta da 54 statue. Le sculture rappresentano i Magi; al centro, sul punto più alto della pedana, è collocato il gruppo della Natività con l’Angelo con le ali aperte.

                                                                   
                                                                     Il presepe di arte contempanea. Foto: J.C.P.
La sua collocazione sopra la Sacra Famiglia vuole simboleggiare la sua protezione sul Salvatore, Maria e Giuseppe. Ispiratori del progetto furono Serafino Mattucci, allora direttore e animatore dell'Istituto, i professori Gianfranco Trucchia e Roberto Bentini. In questo Presepe contemporaneoa abruzzese si trovano richiami alla storia dell’arte antica, dall’arte greca a quella sumerica, passando per la scultura egizia. Inoltre, negli oggetti che arricchiscono il presepe e nella pentacromia castellana con cui sono state decorate le opere, si ritrova la memoria dell’arte della ceramica locale. La prima esposizione pubblica del Presepe avvenne a Castelli, sul sagrato della chiesa madre nel dicembre 1965, poi, nel Natale 1970 fu la volta ai mercati di Traiano a Roma e, qualche anno dopo, a Gerusalemme, a Betlemme e Tel Aviv.
 
Per quanto riguarda il maestoso abete rosso, esso proviene dai boschi di Kocevje, città sul fiume Rinža.Hha 75 anni, è alto 28 metri per un diametro di 70 centimetri. La regione Kocevsko è uno dei territori sloveni dove la natura è più intatta, considerando che le foreste ricoprono il 90% del suo territorio. L'abete rosso scelto per Piazza San Pietro è cresciuto nei pressi di Kocevska Reka, a 6 chilometri in linea d'aria dall'imponente foresta vergine Krokar, che rappresenta una di quelle primordiali ancora intatte. Questa foresta vergine è una delle due riserve forestali slovene, l'altra è quella di Snežnik-Ždrocle (nella regione Notranjska), inserite tra i 63 siti delle antiche faggete primordiali nella lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco. Il peccio si è diffuso largamente in Slovenia nella seconda metà del XVIII secolo e rappresenta più del 30% delle risorse forestali ed è la specie arborea più importante dal punto di vista economico.

                                                                   
                                                                  La foresta vergine Krokar in Slovenia
Fin dai tempi antichi è simbolo di fertilità e nella tradizione popolare viene usato spesso in occasione di cerimonie come per la festa del 1° maggio o per le solennità natalizie. Nella regione di Bela Krajina, per la festa di San Giorgio era tradizione portare in processione un peccio, decorticato e decorato con fiori e stoffe. Il peccio più alto dell'Europa, “Sgermova smreka” misura 61,80 metri e si trova sul massiccio di Pohorje proprio in Slovenia. Ha circa 300 anni, un perimetro di 3 metri e 54 centimetri e un diametro di oltre un metro. Jakob Stunf, ambasciatore della Repubblica Slovena presso la Santa Sede ha sottolineato il fatto che questa è una bella occasione di commemorare il trentesimo anniversario del Plebiscito Nazionale "dove abbiamo preso la decisione di continuare la nostra via verso l'indipendenza nazionale".
                                                   
                                                                 
                                                               Nonni e nipoti in Slovenia realizzano gli addobbi natalizi. Foto di A.R.R.
Gli addobbi che sono andati ad ornare gli altri alberi di Natale più piccoli donati al Vaticano, sono stati realizzati dai nonni e dai nipotini sloveni. “Con questa iniziativa – ha continuato l’ambasciatore Stunf – abbiamo voluto dimostrare una cooperazione tra generazioni diverse, un collegamento tra i nonni e nipoti, soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria. Abbiamo usato questa occasione come una opportunità dove le famiglie con i bambini e i nonni potevano fare qualcosa di creativo e contribuire così a questa festa”. 
                                                                 
Nella stessa giornata il Santo Padre Francesco ha ricevuto nel Palazzo Apostolico Vaticano, le Delegazioni provenienti da Castelli e dal comune di Kocevje, nella Slovenia sudorientale. A loro si è rivolto sottolineando quando queste "icone" del Natale mai come quest'anno siano segno di speranza pe i romani e per quei pellegrini che avranno la possibilità di ammirarli, e tra le altre, ha pronunciato queste parole: "Nel presepio, tutto parla della povertà “buona”, la povertà evangelica, che ci fa beati: contemplando la santa Famiglia e i vari personaggi, siamo attratti dalla loro disarmante umiltà. La Madonna e San Giuseppe sono venuti da Nazaret fino a Betlemme. Per loro non c’è posto, nemmeno una stanzetta (cfr Lc 2,7); Maria ascolta, osserva e custodisce tutto nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51). Giuseppe cerca un luogo da adattare per lei e il Bambino che sta per nascere. I pastori sono protagonisti nel presepe, come nel Vangelo. Vivono all’aperto. Vegliano. L’annuncio degli Angeli è per loro, ed essi vanno subito a cercare il Salvatore che è nato (cfr Lc 2,8-16). La festa del Natale ci ricorda che Gesù è la nostra pace, la nostra gioia, la nostra forza, il nostro conforto. Ma, per accogliere questi doni di grazia, occorre sentirci piccoli, poveri e umili come i personaggi del presepio. Anche in questo Natale, in mezzo alle sofferenze della pandemia, Gesù, piccolo e inerme, è il “Segno” che Dio dona al mondo (cfr Lc 2,12). Segno mirabile, come inizia la Lettera sul Presepe che ho firmato un anno fa a Greccio. Ci farà bene rileggerla in questi giorni".

Ora la notte brilla in piazza San Pietro e ad essere illuminate sono ora anche le tre figure che riproducono la Sacra Famiglia di Nazareth nella scultura Angels Unawares. Un segno - scrive in un comunicato la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale - che vuole evidenziare il significato profondo del Natale e ricordare che anche Gesù, con Maria e Giuseppe, è stato un migrante, in fuga per salvare la vita.
 
 
 
 
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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

Natal de 2020 no Vaticano com o Presépio das montanhas de Abruzzo e a Árvore das florestas virgens europeias da Eslovênia
por
Antonella Rita Roscilli


                                       
 
Para o Natal de 2020, o Presépio montado na Praça de São Pedro provém da região italiana de Abruzzo, e particularmente, de uma escola em Castelli (Teramo), um centro de cerâmica muito importante desde o século XVI. O majestoso abeto (Picea abies) de 75 anos, com uma altura de 28 metros e um diâmetro de 70 centímetros, provém do sudeste da Eslovénia, em particular do território do município de Kocevje. Este ano, ainda mais do que o habitual, a instalação do tradicional espaço dedicado ao Natal na Praça de São Pedro, pretende ser um sinal de esperança e confiança para todo o mundo e permanecerá até domingo, 10 de janeiro de 2021. Quer expressar a certeza de que Jesus vem ao meio de seu povo para salvá-los e consolá-los. Uma mensagem importante neste momento difícil devido à emergência sanitária Covid-19.
 
As tradicionais inaugurações do Presépio e a iluminação da árvore de Natal, porém com as limitações impostas pela pandemia, na Praça de São Pedro, foram realizadas na sexta-feira, 11 de dezembro, às 17 horas. Durante a cerimônia, outra iluminação especial enriqueceu a praça: a figura da Sagrada Família representada na escultura "Angels Unawares" do canadense Timothy Schmalz, presente na praça desde 29 de setembro de 2019, para comemorar o 105º Dia Mundial do Migrante e Refugiado. É uma escultura de bronze, que representa um barco com um grupo de migrantes e refugiados de diferentes origens culturais e raciais, e de vários períodos históricos.
 
                                                         
A cerimônia foi presidida pelo Cardeal Giuseppe Bertello e pelo Bispo Fernando Vérgez Alzaga, respectivamente Presidente e Secretário Geral do Governatorato do Estado da Cidade do Vaticano.
Mons. Lorenzo Leuzzi, bispo da diocese de Teramo-Atri  disse: “A possibilidade de poder erguer o presépio monumental da escola de arte Castelli é realmente um grande presente para toda a nossa Igreja diocesana e, acima de tudo, uma grande oportunidade para um território que foi severamente atingido de dois terremotos em 2006 e 2017". O monumental Presépio de Castelli é feito de estátuas de cerâmica maiores do que o tamanho natural. Representa não só um símbolo cultural para toda a região de Abruzzo, mas é um objeto de arte contemporânea que tem as suas raízes no trabalho tradicional da cerâmica castellana.

                                                             
                                                                                             O presépio em ceramica e em arte contemporânea. Foto: J.C.P.
É um trabalho realizado pelos alunos e professores da "F.A. Grue”, a atual escola estadual de artes do design, que, na década de 1965-1975, dedicou a sua atividade docente à temática do Natal. As estátuas foram feitas com módulos de anéis que, sobrepostos, formam bustos cilíndrico. Em algumas figuras, principalmente no uso de cor, experimentação e renovação da arte cerâmica desenvolvida naqueles anos no Liceo Grue. Apenas algumas peças da frágil coleção de 54 estátuas estão expostas na Praça de São Pedro. Eles foram colocados na lateral de uma plataforma iluminada de cerca de 125 metros quadrados. As esculturas representam os Magos; no centro, no ponto mais alto da plataforma, está o grupo da Natividade com o Anjo de asas abertas. Sua localização acima da Sagrada Família simboliza sua proteção sobre o Salvador, Maria e José. Os inspiradores do projeto foram Serafino Mattucci, então diretor e animador do Instituto, i professores Gianfranco Trucchia e Roberto Bentini. Com grande entusiasmo participaram à iniciativa os alunos e todo o corpo técnico do ensino médio.
 
No Presépio abruzês existem fortes referências à história da arte antiga, da arte grega àquela Sumérica, passando pela escultura egípcia. Além disso, nos objetos que enriquecem o berço e no castellana pentacromia com a qual as obras foram decoradas, a memória da arte de cerâmica local. A primeira exposição  aconteceu em Castelli, no adro da igreja matriz em dezembro de 1965, então, no Natal de 1970 foi a vez dos mercados de Trajano em Roma e, alguns anos depois, em Jerusalém, Belém e Tel Aviv.
 
Já o majestoso abeto provém das florestas de Kocevje, uma cidade às margens do rio Rinža. A região de Kocevsko é um dos territórios eslovenos onde a natureza se encontra protegida e mais intacta, considerando que as florestas cobrem 90% do seu território. O abeto escolhido para a Praça de São Pedro cresceu perto de Kocevska Reka, 6 quilômetros em linha reta na imponente floresta virgem de Krokar, uma das primitivas florestas ainda intactas. Esta floresta virgem é uma das duas reservas florestais eslovenas, sendo a outra a de Snežnik-Ždrocle (na região de Notranjska), incluída entre os 63 locais de antigas florestas de faias primitivas na lista dO Patrimonio Mundial da Unesco. O abeto se espalhou amplamente na Eslovênia na segunda metade do século 18 e representa mais de 30% dos recursos florestais e é a espécie de árvore mais importante do ponto de vista econômico.
 
                                                                 
Desde os tempos antigos, tem sido um símbolo de fertilidade e na tradição popular é freqüentemente usado em ocasião de cerimônias como a festa de 1º de maio ou as solenidades de Natal. Na região de Bela Krajina, para a festa de São Jorge era tradicional levar um abeto em procissão e decorado com flores e tecidos. O abeto mais alto da Europa, “Sgermova smreka” mede 61,80 metros e está localizado no maciço de Pohorje à direita na Eslovênia. Tem cerca de 300 anos, um perímetro de 3 metros e 54 centímetros e um diâmetro de mais de um metro. Jakob Stunf, Embaixador da República da Eslovênia junto à Santa Sé, sublinhou o fato de que esta é uma bela ocasião para comemorar o trigésimo aniversário do Plebiscito Nacional “em que tomamos a decisão de continuar nosso caminho para a independência nacional”.
 
                                                             
                                                               Avós e netos eslovenos  preparando as decorações. Foto: A.R.R.

As decorações que enfeitaram as outras árvores de Natal menores doadas ao Vaticano foram feitas por avós e netos eslovenos. “Com esta iniciativa - continuou o Embaixador Stunf - queríamos demonstrar a cooperação entre diferentes gerações, uma ligação entre avós e netos, principalmente neste período de emergência sanitária. Aproveitamos a ocasião como uma oportunidade onde famílias com filhos e avós pudessem fazer algo criativo e assim contribuir para esta celebração.”
                                                               
                                                                 Neto esloveno  olhando decorações. Foto: A.R.R.
No mesmo dia, o Santo Padre Francisco recebeu no Palácio Apostólico do Vaticano, as delegações de Castelli e do município de Kocevje, na Eslovênia sudeste. Dirigiu-se a eles sublinhando quando estes "ícones" do Natal nunca como este ano são um sinal de esperança para os romanos e para os peregrinos que terão a oportunidade de admirá-los, e entre outras, pronunciou estas palavras: "No presépio, tudo fala de "boa" pobreza, pobreza do Evangelho que nos abençoa: contemplando a Sagrada Família e as várias personagens, somos atraídos pela sua humildade desarmante: Nossa Senhora e São José vieram de Nazaré a Belém. Para eles não existia nem um pequeno local onde ser hospedados  (cf. Lc 2,7); Maria escuta, observa e guarda tudo no seu coração (cf. Lc 2,19,51). José procura um lugar para se adaptar, para ela e para o Menino que está para nascer. São protagonistas no presépio, como no Evangelho. Vivem ao ar livre. Vigiam. O anúncio dos Anjos é para eles, e vão imediatamente ao encontro do Salvador que nasceu (cf. Lc 2, 8-16). A festa do Natal nos lembra que Jesus é nossa paz, nossa alegria, nossa força, nosso conforto. Mas, para acolher esses dons da graça, precisamos nos sentir pequenos, pobres e humildes como os personagens do presépio. Mesmo neste Natal, em meio aos sofrimentos da pandemia, Jesus, pequeno e indefeso, é o "Sinal" que Deus dá ao mundo (cf. Lc 2, 12). Sinal admirável, assim como começa a Carta sobre o Presépio que assinei há um ano em Greccio. Será bom relê-la hoje em dia". 
 
Nesta época a noite brilha ainda mais na Praça de São Pedro e as três figuras que reproduzem a Sagrada Família de Nazaré na escultura Angels Unawares também estão iluminadas. Um sinal - escreve num comunicado a Secção de Migrantes e Refugiados do Dicastério para o Desenvolvimento Humano Integral  - que pretende evidenciar o significado profundo do Natal e recordar que Jesus, com Maria e José, foi também um migrante, fugindo para salvar a sua vida .



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Traduzione in portoghese di A.R.R.