BOA SORTE: STORIE DI EMIGRANTI ITALIANI IN BRASILE Partono i bastimenti… ma il Sirio non arrivò
a cura di Andrea Lilli
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

Secondo l’IBGE (Istituto Brasiliano per la Geografia e la Statistica), più di un milione di italiani emigrò in Brasile prima del 1900. Nei cinquant’anni successivi, più di un altro milione di italiani trovò rifugio e lavoro in terra brasiliana, dove attualmente, secondo stime dell’ambasciata italiana, vivono oltre 25 milioni di oriundi, ovvero discendenti di italiani emigrati.

Si calcola, enumerando i cognomi registrati all’anagrafe, che ora San Paolo sia la seconda città italiana più popolata del mondo dopo Roma. Le regioni brasiliane più frequentate dai nostri emigranti sono state quelle meridionali: Rio Grande del Sud, Santa Caterina, lo Stato di San Paolo, ma risulta numerosa la presenza italiana anche nello Stato di Bahia, particolarmente nella città di Salvador, che del resto fu la prima capitale del neonato Brasile (1549-1763).
 
(Veneremos a Bahia, antes de a admirarmos.  Essa cidade tem a prerrogativa de ancianidade entre tôdas as da América do Sul. Come seus quatrocentos anos, com suas igrejas, sua catedral e seus castelos, a Bahia è para o Novo Mundo o que para nós europeus são as metrópoles milenárias, o que para nós são Atenas, Alexandria e Jerusalém: um santuário da civilização. Stefan Zweig )
 
Sulle condizioni degli emigranti italiani arrivati “nelle Americhe” in cent’anni (dal 1861 al 1960, ed oltre) di traversate atlantiche su navi sovraffollate, spesso inadeguate, talvolta scomparse tra i flutti, segnaliamo la mostra itinerante “Partono i bastimenti”, titolo ispirato al primo verso della popolare canzone “Santa Lucia lontana” [Partono 'e bastimente / pe' terre assai luntane / cántano a buordo: / so' napulitane! / cantano pe' tramente / 'o golfo già scumpare, / e 'a luna, 'a miezz'o mare, / nu poco 'e Napule / lle fa vedé...].

La mostra, ideata e organizzata dalla Fondazione Roma-Mediterraneo e dalla National Italian American Foundation (NIAF), si è proposta di raccontare la storia dell'emigrazione italiana oltre Atlantico esponendo una preziosa raccolta di fotografie, quadri, posters, documenti, giornali, spartiti musicali e reperti rari seguendo un percorso secolare, dai primi sbarchi del periodo post-borbonico ai viaggi di massa, spesso clandestini, su “carrette del mare” purtroppo ancora così simili, nella disumanità del trattamento dei passeggeri e nella precarietà del viaggio, a quelle che si avventurano oggi verso il nostro Paese.

Negli ultimi tre anni, questa interessante esposizione, che contiene in particolare testimonianze toccanti dell’emigrazione italiana in Brasile, ha attraversato a sua volta la nostra penisola grazie alle adesioni delle istituzioni culturali e amministrative locali: da Piedicastello (Trento) a Cosenza, a Napoli e a Roma, ospitata in questo mese nella Sala dei Mosaici del Ministero degli Esteri. Dopo Roma, “Partono i bastimenti” sarà nel 2014 a Bari e a Palermo. Ultimo scalo naturale: gli Stati Uniti, dove sarà allestita nella Georgetown University di Washington.

La nave Sirio

Dei tanti bastimenti diretti in terra brasiliana, ricordiamo la vicenda tragica del Sirio, anno di disgrazia 1906. Il Sirio, capace di trasportare 1500 passeggeri di cui 1300 in terza classe, era usato per trasportare emigranti, di cui spesso clandestini in soprannumero. La nave salpò da Genova il 2 agosto 1906 diretta in Brasile, Uruguay e Argentina. Il 4 agosto la nave passò al largo di Capo Palos, sulla costa mediterranea della Spagna, fra le piccole Isole Hormigas, ma non abbastanza al largo da evitare di incagliarsi in quei bassifondi. La prora fu vista innalzarsi con violenza dall'acqua per via della forte velocità. Subito dopo scoppiarono le caldaie. Le scialuppe furono messe fuori uso a causa dell’impatto, e molti passeggeri annegarono scagliati in mare.

Naufraghi della nave Sirio

L’equipaggio superstite riuscì ad allontanarsi su una lancia, che si trovava a poppa, insieme al terzo ufficiale. Gli ufficiali rimasti a bordo furono sopraffatti dagli eventi. Dai giornali dell’epoca: “Il primo senso di stupore degenerò in un batter d'occhio in un folle panico, producendo una confusione indescrivibile. I passeggeri, correndo all'impazzata e gridando disperatamente, rendevano impossibile l'opera di salvataggio”. “La costa era lontana 3 chilometri dal piroscafo e gli scogli che superavano l'acqua circa un chilometro e mezzo. Venticinque o trenta uomini si salvarono guadagnando a nuoto gli scogli dove rimasero per tutto quel giorno e la notte successiva, senza nulla da mangiare”. 

La Domenica del Corriere con l'immagine del Sirio in copertina

Alcune navi accorsero in aiuto del Sirio: il Joven Miguel si accostò e riuscì a salvare trecento naufraghi. Parte dei membri dell'equipaggio riuscì a sopravvivere semplicemente perché rimase sulla nave che, essendo incagliata, rimase a galla ancora per dieci giorni. Infine, le vittime furono stimate in oltre 500. Tra esse, il vescovo di San Paolo del Brasile.
 
Questo tragico naufragio è stato immortalato in una canzone popolare, rivisitata anche da Francesco De Gregori e Giovanna Marini, di cui riportiamo il testo: (da: http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=5923 )
 
E da Genova il Sirio partiva
Per l’America il suo destin
Ed a bordo cantar si sentiva
Tutti allegri varcando il confin

Il quattro agosto le cinque di sera
Nessuno vedeva il rio destin
Urtava il Sirio terribile scoglio
Di tanta gente la misera fin

Tra i passeggeri un vescovo c’era
Come tutti aveva l’angoscia nel cuor
Porgeva aiuto e molto amoroso
E dando a tutti la benedizion

Si sentivano le grida strazianti
Padri e madri tra l’onde invocar
Abbracciavano i cari lor figli
E sparivano tra l’onde del mar

 
[E de Genova
no Sírio partiam
para a América transpor,
transpor os confins.

E a bordo
cantar se ouviam,
todos alegres por seu destino,
por seu destino.

Bateu o Sírio
num horrível arrecife.
De tanta gente o misero,
o misero fim.

Pais e mães
abraçavam seus filhos
que desapareciam entre as ondas,
entre as ondas do mar.

E entre eles
um bispo havia,
dando a todos
a sua benção.

 
[traduzione di Giuseppe Ulivi]

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Andrea Lilli. Bibliotecario-archivista e documentalista, lavora nella Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma.

© SARAPEGBE                                                             
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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

Partem os navios ... mas o Sirio não chegou

curadoria de Andrea Lilli
 
 
De acordo com o IBGE ( Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística ), mais de um milhão de italianos emigraram para o Brasil antes do ano de 1900. Nos 50 anos que se seguiram, mais de um milhão de outros italianos encontraram refúgio e trabalho em terra brasileira, onde atualmente , segundo estimativas da Embaixada da Itália, vivem mais de 25 milhões de descendentes de emigrantes italianos. 

Pela enumeração dos nomes registrados, se calcula que hoje em dia São Paulo seja a segunda mais populosa cidade italiana do mundo, depois de Roma. As regiões brasileiras mais freqüentadas pelos nossos emigrantes foram o sul do Rio Grande do Sul, Santa Catarina, o Estado de São Paulo, mas teve uma grande presença italiana também no Estado da Bahia, especialmente na cidade de Salvador, que, aliás, foi a primeira capital do Brasil, desde 1549 até 1763.

As condições dos imigrantes italianos que chegaram  nas Américas durante cem anos (1861-1960), as travessias do Atlântico, os navios superlotados e muitas vezes inadequadas, que às vezes sumiam para sempre em baixo das ondas. De tudo isso fala a exposição itinerante "Partono i bastimenti". O título è inspirado no primeiro verso da canção popular "“Santa Lucia lontana” [Partono 'e bastimente / pe' terre assai luntane / cántano a buordo: / so' napulitane! / cantano pe' tramente / 'o golfo già scumpare, / e 'a luna, 'a miezz'o mare, / nu poco 'e Napule / lle fa vedé...].

A exposição è idealizada e organizada pela Fondazione Roma-Mediterraneo e pela National Italian American Foundation (NIAF) e conta a história da emigração italiana monstrando uma valiosa coleção de fotografias, pinturas, cartazes, documentos, jornais, partituras musicais e raras peças, seguindo um caminho secular: desde os primeiros desembarques da época pós- borbonica, até as viagens mais populares, muitas vezes ilegais , em "navios precários e vergonhosos". Infelizmente, ainda tão semelhantes àqueles "navios" que, hoje em dia, se aventuram para o nosso país, com desumanidade do tratamento dos passageiros e precariedade da viagem.

Por sua vez, nos últimos três anos, esta interessante exposição, que contém testemunhos especificamente tocantes da emigração italiana para o Brasil, cruzou a península italiana, devido às adesões  de instituições culturais e governos locais: a partir de Piedicastello (Trento ), em Cosenza, até Napoli e Roma. E' neste mês que se encontra na cidade de Roma, hospedada na Sala dei Mosaici do Ministero degli Esteri (Ministério das Relações Exteriores). Em 2014, depois de Roma, "Partono i bastimenti" irà nas cidades de Bari e Palermo. Último porto natural será o dos Estados Unidos, onde a exposiçao serà realizada na Georgetown University de Washington.


O navio italiano Sirio

Entre os muitos navios que partiram para o Brasil, queremos lembrar da trágica história do Sirio. Era o ano 1906 quando aconteceu a desgraça. O Sirio era capaz de embarcar 1500 passageiros, dos quais 1.300 na terceira classe, mas era utilizado, na realidade, para transporte de emigrantes, muitas vezes ilegais e em excesso de numero. O navio partiu de Genova no dia 2 de agosto de 1906 para Brasil, Uruguai e Argentina. Em 4 de agosto o navio se encontrava perto  do Cabo Palos, na costa mediterrânea da Espanha, entre as pequenas ilhas Hormigas. Mas não passou suficientemente distante dà costa, para evitar encalhe. E foi assim que o arco foi visto saindo da água, com violência, por causa também da alta velocidade. Logo depois, estouraram as caldeiras.


Os sobreviventes do Sirio

Os barcos de socorro se revelaram logo inutilizáveis, devido ao impacto violento. Muitos passageiros se afogaram no mar. A tripulação sobrevivente conseguiu fugir junto com o terceiro oficial em uma lança, que ficava na popa. Os oficiais que permaneceram a bordo, foram esmagados pelos acontecimentos. Nos jornais da época se lê: "O primeiro sentimento de maravilha degenerou em um piscar de olhos, se transformando em pânico louco e resultando em uma confusão indescritível. Os passageiros corriam freneticamente e gritavam desesperadamente tornando, dessa forma, quase impossível o trabalho de resgate".  "A costa estava a três quilômetros de distância do navio e as rochas estavam a cerca de um quilômetro e meio. Vinte e cinco ou trinta homens escaparam da tragédia nadando até as rochas onde permaneceram durante todo aquele dia e a noite seguinte, sem ter nada para comer".

O jornal italiano da época "La Domenica del Corriere" e
a capa com a imagem da tragedia do navio Sirio

Às pressas, chegaram alguns navios para ajudar o Sirio. O Joven Miguel se aproximou e conseguiu salvar trezentos pessoas. Parte dos membros da tripulação sobreviveu simplesmente pelo fato de ter ficado dentro do navio que, por estar preso, permaneceu à tona por mais de dez dias.
Por fim, as vítimas foram estimados em mais de 500. Entre eles estava o bispo de São Paulo.
 
O trágico naufrágio foi imortalizado através de uma canção popular da qual oferecemos o texto e que foi interpretada também pelos famosos cantores italianos Francesco De Gregori e Giovanna Marini:
( De: http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=5923 )
 
E da Genova il Sirio partiva
Per l’America il suo destin
Ed a bordo cantar si sentiva
Tutti allegri varcando il confin

Il quattro agosto le cinque di sera
Nessuno vedeva il rio destin
Urtava il Sirio terribile scoglio
Di tanta gente la misera fin

Tra i passeggeri un vescovo c’era
Come tutti aveva l’angoscia nel cuor
Porgeva aiuto e molto amoroso
E dando a tutti la benedizion

Si sentivano le grida strazianti
Padri e madri tra l’onde invocar
Abbracciavano i cari lor figli
E sparivano tra l’onde del mar

 
[E de Genova
no Sírio partiam
para a América transpor,
transpor os confins.

E a bordo
cantar se ouviam,
todos alegres por seu destino,
por seu destino.

Bateu o Sírio
num horrível arrecife.
De tanta gente o misero,
o misero fim.

Pais e mães
abraçavam seus filhos
que desapareciam entre as ondas,
entre as ondas do mar.

E entre eles
um bispo havia,
dando a todos
a sua benção.

 
Texto canção: tradução de Giuseppe Ulivi
 



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Traduzione di Lino Capecce
Andrea Lilli. Bibliotecário, arquivista e documentalista, trabalha na Superintendência do Patrimônio Cultural, na Prefeitura de Roma